Dislessia nei bambini: test e sintomi. Come affrontarla? Consigli ed informazioni
La dislessia nei bambini si manifesta già nella scuola materna con sintomi che variano da individuo ad individuo. Esaminiamo quali sono i test per una diagnosi precoce e quali i percorsi da intraprendere per affrontare il disturbo.
Cos’è la dislessia nei bambini?
Il DSM, ossia il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, stabilisce che la dislessia è un disturbo che si manifesta nei bambini in età evolutiva (primi anni della scuola elementare), ed è caratterizzato da difficoltà di lettura in assenza di carenze e neurologiche e di cognizione.
Più semplicemente la dislessia è una difficoltà, più o meno grave, di decifrare un testo scritto nonostante una intelligenza quasi sempre vivace ed un normale iter scolastico.
Il problema si manifesta sin dall'ultimo anno di scuola materna, quando normalmente i bambini si avvicinano al mondo della lettura, ma diviene conclamato solo all'inizio dell'anno scolastico della terza elementare, quando ormai il bambino dovrebbe aver acquisito un automatismo di lettura tale da rendere automatico il processo di decodifica del testo.
Fondamentale in tali frangenti è l'attenzione dell'insegnante che deve essere in grado di capire che il ritardo di apprendimento del bambino, rispetto ai compagni, non è dato da ridotte capacità logiche o svogliatezza, ma da problemi di decodifica.
Le possibili cause. Numerosi sono stati gli studi per indagare sulle cause della dislessia ed a tutto oggi non vi sono teorie unanimemente condivise, ma solo ipotesi. Sicuramente il fattore ereditario gioca un ruolo importante. Il disturbo sembra, infatti, colpire più membri della stessa famiglia. Sicuramente chiaro è anche il fatto che la dislessia coinvolge una serie di competenze nelle loro interazioni reciproche e non singolarmente (un esempio è fornito dalla capacità di interpretazioni linguistiche correlate alla capacità di seguire il testo durante la lettura spostando gli occhi automaticamente e con velocità da sinistra a destra). Approfondisci le cause della dislessia. |
Epidemiologia.
Si stima che la dislessia colpisca nel nostro paese circa il 3-5% della platea scolastica della scuola primaria. I dati in merito sono tuttavia molto parziali in quanto il problema della dislessia in Italia è molto meno conosciuto che nei paesi di lingua anglosassone. Il motivo di tutto ciò è che in tali paesi il disturbo ha una casistica molto più vasta per le maggiori difficoltà che comporta la lettura in lingua inglese. In italiano, infatti, si legge come si scrive e quindi non vi è differenza tra fonema e grafema cosa invece che non accade per l’inglese.
Per molti anni si è pensato che il disturbo colpisse con maggior frequenza i maschi. In realtà sembra che ciò non sia vero del tutto. La maggiore incidenza di questi nella popolazione dei dislessici sembra, infatti, sia dovuta solo alla differenza di comportamento nei confronti di questa condizione. Le donne tendono maggiormente a nascondere il problema.
Come si manifesta? Sintomi nei bambini.
Le caratteristiche con cui il disturbo si presenta sono molteplici e variano da un individuo all’altro. Tuttavia le caratteristiche che sono riscontrabili con maggior frequenza sono:
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Difficoltà a distinguere grafemi che si somigliano. Così ad esempio problemi nel far distinzione tra f e t, o tra m ed n.
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Difficoltà a distinguere grafemi uguali per forma ma orientati diversamente nel piano o nello spazio. Come ad esempio tra p e d, tra b e d, u ed n, etc.
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Difficoltà a distinguere grafemi aventi forma diversa ma a cui corrispondono fonemi sordi e fonemi sonori. I fonemi sordi sono quelli delle lettere : F, T, P, C, L, M, S e quelli sonori invece delle lettere V, D, B, G, R, N, Z. Pertanto le possibili confusioni sono tra le lettere V ed F, T e D, B e P, etc.
Conseguenze della dislessia per i piccoli scolari.
Le conseguenze più immediate della dislessia nei bambini in età scolare sono:
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lentezza nell’apprendere la scrittura per la difficoltà a copiare e interpretare testi, ad esempio trascritti alla lavagna, a causa di una loro interpretazione scorretta e o lenta,
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difficoltà nella soluzione di semplici problemi di matematica per le avversità incontrate nella elaborazione del testo.
Diagnosi: i test specialistici per identificarla.
Come detto sopra la diagnosi si effettua di norma alla fine del II anno della scuola primaria quando il bambino dove aver già acquisito un discreto automatismo di lettura. Ma le avvisaglie del disturbo possono essere già rilevate o alla fine del I anno della scuola primaria o addirittura al termine della scuola materna. Un bambino che, alla fine della materna presenta: ritardi nel linguaggio, difficoltà nell’esprimersi, un vocabolario ridotto ed una anamnesi familiare in cui si riscontrano problemi di dislessia, deve essere indirizzato rapidamente ad una struttura competente per la visita di specialisti.
La diagnosi è complessa e comunque è stato compilato, dal Comitato Tecnico Scientifico dell'Associazione Italiana Dislessia, un Protocollo Diagnostico che può in qualche maniera aiutare in questa difficile opera. La valutazione viene generalmente fatta da un team di specialisti che agiscono in sinergia tra loro:
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Psicologo e/o Neuropsicologo, che sottoporrà il bambino ad un test per la misura del Q.I
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Logopedista che sottoporrà il bambino a test per valutare il livello di apprendimento di scrittura e lettura.
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Neuropsichiatra che elaborerà il tutto e valuterà le possibili altre cause che potrebbero provocare il problema.
E' fondamentale che la diagnosi del disturbo sia effettuata quanto prima possibile in maniera che vengano messi in atto anche in ambito scolastico tutti possibili aiuti specifici e le tecniche di riabilitazione e recupero che eviteranno futuri problemi che col trascorrere del tempo possono divenire irreparabili.
Se, infatti, la dislessia non viene riconosciuta in maniera precoce i ritardi di apprendimento verranno imputati, da insegnanti e genitori, al bambino come conseguenze di scarso impegno e negligenze. Questi sarà così gravato da una serie di accuse e fallimenti di cui non riesce a comprendere le motivazioni. Tutto ciò ovviamente finirà per gravarlo oltre che del peso degli insuccessi anche del senso di colpa. La situazione se protratta nel tempo scaturirà fatalmente in mancanza di autostima e disagio psicologico. Condizioni che potranno portare ad atteggiamenti di disaffezione allo studio, depressione e isolamento o talvolta, con un esagerato meccanismo di difesa, ad aggressività e sfida aperta a genitori e professori.
Come affrontare la dislessia? Informazioni e consigli
Qualunque sia la causa, la dislessia si cura con il supporto di professionisti competenti.
Una volta che la diagnosi è stata fatta occorre intraprendere un lungo e non semplice percorso per il recupero del terreno perduto, un corretto inserimento scolastico ed una riduzione del disturbo onde garantire al bambino un futuro che non sia di emarginazione.
Questo percorso deve essere assistito dalla collaborazione e sinergia di: genitori, insegnanti scolastici ed un gruppo di specialisti esterni che di norma è quello che ha effettuato la diagnosi eventualmente coadiuvato da un psicopedagogista che manterrà i contatti con gli insegnanti, organizzerà un percorso di recupero calibrato sulla psicologia del bambino.
Detto percorso fa riferimento a diverse metodologie Tomatis, Bakker, Davis, ma qualunque sia il riferimento, generalmente consta sempre di due distinti interventi che vengono portati avanti parallelamente e cosi organizzati:
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Recupero delle competenze di base: visive/percettive e fonologiche.
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Esercizi specifici di lettura.
Ovviamente il lavoro deve essere graduale ed anche gratificante per il bambino che dovrà essere informato degli obiettivi del percorso in maniera che si sentirà gratificato dai miglioramenti e dagli sforzi compiuti e non l’intenderà come una sorta di punizione.
Si utilizzano in questi percorsi formativi strumenti didattici creati o adattati allo scopo, come libri particolari, schede, computer con appositi software, diapositive, filmati etc.
Ad esempio il dislessico è agevolato nella lettura da testi e libri che abbiano un ergonomia studiata ad hoc:
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I caratteri delle lettere devono essere semplici e ben differenziati tra maiuscole e minuscole. I fronzoli o caratteri troppo elaborati rendono più faticosa la già pesante operazione di decodifica.
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Il testo deve essere giustificato da un sol lato a sinistra in maniera che i caratteri risultino sempre con la medesima spaziatura e non esistono frazionature delle parole tra un rigo ed il successivo.
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Sarà possibile utilizzare: audio libri, registrare le lezioni, computer con appositi software che consentono la sintesi vocale, calcolatrici, mappe concettuali, etc.
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Ed ancora si dovranno concedere ai dislessici tempi più lunghi per i compiti in classe, non leggere a voce alta, valutare i loro compiti tenendo conto delle loro problematiche.
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Un insegnante di sostegno in caso di dislessia che potrebbe rivelarsi prezioso non è concesso in tutte le regione e province italiane a causa della confusione della normativa vigente.