Frattura femore pertrocanterica: sintomi, riabilitazione e complicanze
La frattura pertrocanterica è un tipo di frattura del femore che interessa spesso gli anziani. Si manifesta con i sintomi tipici delle fratture e viene ridotta quasi sempre chirurgicamente. Esaminiamo come viene articolato il percorso riabilitativo e quali sono le possibili complicanze.
Frattura femore pertrocanterica: cos’è?
La frattura del femore pertrocanterica è un tipo di frattura che interessa il collo del femore in quella parte detta trocanterica in cui il collo del femore si inserisce sulla diafisi che è la parte centrale dell’osso.
Tale frattura interessa nella quasi totalità dei casi un anziano con età prossima ai settanta o più anni. Infatti, data l'elevata resistenza meccanica dell'osso femorale per provocarne la frattura in un giovane occorre un trauma ad elevata energia come può verificarsi, soltanto, in un incidente stradale o in una caduta da notevole altezza. Invece l'insorgere dell'osteoporosi con perdita di densità e massa ossea ed il conseguente aumento di fragilità fanno si che la resistenza del blocco dei due trocanteri diviene minima per cui la frattura pertrocanterica, divenga un evento molto frequente anche in seguito a traumi di modestissima entità. In taluni casi (caratterizzati da osteoporosi in stato molto avanzato) addirittura si verifica l'opposto: l'anziano cade per una frattura spontanea pertrocanterica del femore.
Anatomia del femore Il femore è formato da un corpo centrale diafisi e due epifisi (estremità) quella distale che si articola nel ginocchio e quella prossimale che si articola nell'anca. L'epifisi prossimale è composta dalla testa del femore e da un collo che si inserisce sulla diafisi in una zona detta trocanterica in cui sono presenti due rilievi chiamati trocanteri:
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Sintomi e diagnosi della frattura.
La sintomatologia della frattura pertrocanterica varia a seconda del tipo di frattura che può essere:
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singola o plurima,
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composta, se le parti fratturate sono allinneate, scomposta se le parti non sono allineate.
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trasversale, obliqua ecc in base all'orientamento della rima di frattura,
Esistono comunque dei sintomi comuni che possiamo così riassumere:
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forte dolore all’inguine,
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ematoma,
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accorciamento della gamba ed extrarotazione verso l’esterno,
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impotenza funzionale (non riuscire a muovere l’arto)
La diagnosi esatta della frattura si effettua, oltre che con l'esame dei sintomi, con l'esame radiografico o la risonanza magnetica che può mostrare una frattura nascosta.
Come si cura la frattura pertrocanterica?
Le condizioni di vascolarizzazione e nutrizione del massiccio trocanterico è migliore rispetto a quella del collo femorale e consente una prognosi più favorevole ed una più veloce consolidazione.
Per tale motivo, in passato, il trattamento di tali fratture era di tipo conservativo, (immobilizzazione con gesso) negli ultimi anni, invece, la riduzione della frattura (tranne casi di gravi impedimenti di carattere clinico) avviene sempre per via chirurgica per garantire una perfetta guarigione e per evitare, soprattutto ai pazienti anziani, una lunga immobilità che può comportare varie complicazioni.
Le tecniche utilizzate variano in funzione dell'entità della frattura stessa e degli anni del paziente.
Se il paziente è anziano si preferisce un intervento di endoprotesi, ovvero l'impianto di una protesi totale (intera anca) o parziale (solo la parte femorale).
Se invece il paziente è giovane si ricorre all’intervento di osteosintesi che utilizza i così detti chiodi gamma: si inserisce una vite nel collo del femore che si aggancia ad un chiodo inserito nella diafisi femorale.
Riabilitazione
La riabilitazione inizia già dopo la rimozione del gesso o nell’immediato post-operatorio
Il programma riabilitativo del paziente con frattura pertrocanterica è di tre tipi:
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tipo generale,
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prevenzione di deficit muscolare ed articolare,
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prevenzione di deficit circolatorio.
Dopo l’intervento, il paziente rimane allettato per alcuni giorni con l’anca in leggera flessione per evitare la tensione muscolare ed il dolore oltre che per prevenire la formazione di edemi.
Sin dal primo giorno sono proposti esercizi di mobilizzazione attiva dell’arto sano e di entrambe le articolazioni tibio-tarsiche associati ad una terapia antitrombotica.
Si iniziano poi esercizi di mobilizzazione passiva dell’anca fratturata ed esercizi di stretching dei muscoli flessori.
Dopo la prima settimana dall’intervento si passa ad esercizi di mobilizzazione attiva assistita.
Inoltre è necessario rieducare il paziente al cammino ed alla corretta distribuzione del peso sull’arto fratturato, prima con l’aiuto di ausili (stampelle, girello, etc.), e poi senza.
Per il completo recupero dell’articolazione possono essere utili l’uso della cyclette, o tapis roulant,o anche esercizi di nuoto personalizzati.
Possibili complicanze di questa frattura.
Poichè come detto, le fratture procanteriche e del femore in generale, colpiscono soprattutto le persone anziane, le complicanze possono essere numerose e possono avere anche esisto mortale.
Tali complicanze sono spesso dovute alla combinazione della frattura e di patologie già presenti. Tra esse le più frequenti sono:
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trombosi venosa profonda ed embolia polmonare ovvero l’ostruzione di un' arteria polmonare da parte di un embolo :per evitare tale possibile rischi viene somministrata una terapia antitrombotica a base di eparina.
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infezioni urinarie che possono essere causate dall’uso del catetere;
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complicanze di tipo respiratorio quali: insufficienza respiratoria, bronchite, polmonite;
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complicanze di tipo cardiaco quali: insufficienza cardiaca ed ipertensione;
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complicanze metaboliche: diabete;
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complicanze da decubito come piaghe, ulcere del tallone;
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necrosi asettica che è la morte del tessuto osseo a causa di scarso afflusso di sangue in caso di lesione di un’arteria;
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pseudoartrosi: si verifica quando le due parti dell’osso fratturato non riescono a saldarsi e, invece del callo osseo si forma un callo fibroso;
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vizi di consolidazione quali vagismo o varismo;
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lussazione della protesi cioè la perdita dei rapporti articolari tra la protesi e l’acetabolo.