Cisti ovariche: benigne e maligne. Cause e rimedi
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Cosa sono le cisti ovariche? Come facciamo a distinguere quelle benigne, maligne ed emorragiche? Scopriamo le cause ed i rimedi per questa patologia così frequente.
Cosa sono le cisti ovariche?
Le cisti ovariche sono formazioni nate da un malfunzionamento delle ovaie. Esse sono delle sacche piene di liquido o anche solide che si formano all’interno delle ovaie.
Le cisti ovariche sono generalmente di natura benigna e molto spesso asintomatiche. Quelle di piccole dimensioni non richiedono alcun trattamento, ma quando una cisti si rompe provoca forti dolori addominali e può essere necessario rimuoverla chirurgicamente.
Queste formazioni sono molto frequenti nelle donne in età fertile e sono presenti in circa il 20% delle donne in menopausa.
Cosa sono le ovaie? Quali le loro funzioni?
L’ovaio è uno degli organi principali del sistema riproduttivo femminile. Ha tra le sue funzioni la maturazione ciclica di un follicolo che cresce nel suo tessuto, fino ad essere espulso e captato dalle tube di Falloppio per la fecondazione.
Ha inoltre la capacità di produrre due ormoni, estrogeni e progesterone, fondamentali per il corretto svolgimento del ciclo ovarico e mestruale.
Quando si crea una alterazione in uno di questi due meccanismi, si può avere la formazione di una cisti.
Cause e tipologie delle cisti ovariche benigne.
Le cause sono strettamente legate al tipo di cisti ovarica che si forma.
Le cisti Funzionali: follicolari, luteali, emorragiche.
Le cisti funzionali sono la tipologia più frequente e sono legate ai follicoli che durante ogni ciclo mestruale si sviluppano.
Esistono tre distinti tipi di cisti ovariche:
- Le follicolari sono le più frequenti e sono causate da un'alterazione del processo di maturazione del follicolo. Infatti a metà del ciclo mestruale l’ipofisi produce un ormone (ormone luteinizzante LH) che, una volta raggiunto il picco, in collaborazione con gli estrogeni, induce lo scoppio del follicolo e la liberazione dell’uovo maturo. Se si ha un'alterazione di questo processo, spesso di natura ormonale, può accadere che il follicolo non scoppi e continui ad accrescersi generando la cisti follicolare. Generalmente questa cisti viene poi riassorbita al momento della mestruazione o comunque da uno a tre cicli dopo. Raramente può produrre ormoni e causare una momentanea alterazione dei cicli ovulatori.
- Le cisti luteali si generano invece se il follicolo, una volta rilasciato l’uovo, si richiude e continua ad aumentare di volume. Quando il follicolo scoppia, l’ovocita viene liberato ma sulla superficie dell’ovaio resta un segno dell’avvenuta ovulazione, ossia la formazione del corpo luteo, che è il residuo del follicolo. Questo, se avviene la fecondazione, aiuta nei primi momenti ad aumentare la produzione di progesterone e favorire l’impianto e lo sviluppo dell’embrione. Altrimenti alla mestruazione scompare. Se si forma una cisti luteale, generalmente scompare da sola nel giro di qualche settimana. Solo raramente possono ingrandirsi fino a diventare pericolose per una possibile torsione dell’utero, causando dolore e il ricorso all'intervento medico.
- Le cisti emorragiche appartengono ugualmente al gruppo delle cisti funzionali, ma hanno al loro interno sangue derivato dalla rottura di piccoli vasi nella cellula uovo privata del contenuto dell’ovocita. Qui il sangue si può raccogliere e può determinare l’aumento di volume della cisti, causando dolore e perdite di sangue.
Endometriosiche.
Le cisti endometriosiche sono strettamente legate alla presenza di endometriosi, una patologia per cui cellule della parete interna dell’utero (endometrio) si sviluppano fuori della loro naturale collocazione.
Possono situarsi sull'ovaio o entrambe le ovaie, e rispondono in modo simile all'endometrio alle modificazioni ormonali: si sfaldano e il sangue che non riesce a essere riversato all'esterno si coagula, causando cisti endometriosiche o endometriomi.
Possono ingrandirsi fino ad addentrarsi nel tessuto ovarico, causare dolore specie durante i rapporti sessuali e se non vengono riconosciute e asportate in breve tempo, possono causare la perdita di parte del tessuto ovarico.
Policistosi ovarica.
La policistosi è una condizione in cui gli ormoni maschili (androgeni) sono presenti nella donna a livelli alti e quindi interferiscono con la corretta maturazione dei follicoli e del ciclo ovarico.
Si formano così una serie di follicoli che non giungono a maturazione, il ciclo ovarico si arresta e ciò causa anovularietà (assenza di ovulazione) e di conseguenza l’incapacità di produrre l’ovocita per la fecondazione e l’infertilità. Oltre ai disordini ovulatori, esistono altri segni della presenza di ovaie policistiche (peluria in zone del corpo “maschili”, aumento di peso) anche se la conferma della presenza della sindrome si ha con il reperto ecografico e il risultato di alcuni esami ormonali, che evidenziano gli alti valori degli ormoni androgeni.
Cisti dermoidi.
Anche dette teratomi, le cisti dermoidi rientrano nei tumori a cellule germinali e sono più frequenti nel periodo infantile e dell’adolescenza. Si originano dalle cellule germinali, ossia le cellule che danno origine ai vari tessuti presenti nel corpo e quindi possono contenere al loro interno tessuti che hanno la medesima natura di peli, capelli, denti. Possono aumentare di dimensioni e vanno asportate chirurgicamente per evitare che possano causare una perdita del tessuto ovarico o la torsione della ghiandola. Di solito decorrono in modo asintomatico finché non aumentano talmente tanto di volume da far comparire dei sintomi specifici da compressione sugli organi vicini: utero, vescica, retto (difficoltà della minzione, dello svuotamento del retto, senso di pesantezza addominale, gonfiore).
Cistoadenomi.
Fanno parte dei tumori benigni delle ovaie. Sono presenti principalmente nelle donne in menopausa, ma non solo. Sono di due tipi: sierosi e mucinosi. Le cisti sierose sono più frequenti, a differenza delle mucinose che sono più rare ma maggiormente riscontrate in età adulta. Si originano all'interno della ghiandola e spesso hanno al loro interno una sostanza acquosa o gelatinosa. Possono aumentare di dimensioni, sebbene si presentino quasi sempre senza manifestazioni dolorose, anche fino a 15-20 cm, le più grandi addirittura a 30 cm, e di conseguenza possono diventare pericolose per il rischio di torsione dell’ovaio.
Le formazioni ovariche borderline e maligne.
Oltre alle formazioni cistiche benigne, le ovaie possono essere soggette a formazioni maligne quali:
Tumori borderline.
Sono formazioni che appaiono anomale come tipo cellulare ma non invadono il tessuto ovarico, per questo vengono considerati borderline, ossia al limite tra la categoria dei tumori benigni e di quelli maligni. Esistono varie categorie:
- sierosi, i più frequenti, possono presentarsi con una forma localizzata solo all'ovaio, con una localizzazione non invasiva (generalmente al peritoneo) e con localizzazioni invasive (in questo caso sono assimilabili ai tumori veri e propri)
- mucinosi, rappresentano circa il 15 % dei tumori borderline, di questi l’80 % sono benigni, mentre il 20 % circa evolvono verso la malignità; ne esistono due sotto forme: tipo intestinale (in genere si presenta con masse di grosso volume, con una minima percentuale di invasività) e tipo endocervicale (nel 40 % dei casi interessa entrambe le ovaie e nel 30 % dei casi è associata a endometriosi)
- endometriosi, sono simili ai tumori sierosi e per questo spesso è difficile distinguere le due forme; anche questi sono associati ad endometriosi pelvica nel 30 % dei casi
- a cellule chiare, raramente benigni, rappresentano il 5 % di tutti i tumori maligni, in genere colpiscono un solo ovaio e sono associati alla presenza di endometriosi
- di Brenner, circa il 90 % di questi tumori sono benigni, solo in meno del 5 % presentano caratteri di malignità e in genere sono unilaterali, colpiscono quindi un solo ovaio.
In genere vengono diagnosticati solo quando diventano sintomatici o raggiungono dimensioni cospicue. I sintomi più comuni sono il dolore pelvico, dolore addominale, senso di tensione addominale.
Carcinoma ovarico.
E’ il tipo di tumore più diffuso tra le donne. In genere il carcinoma colpisce tra i 50 e i 70 anni, ma sono presenti anche casi di donne in giovane età colpite dalla malattia. Provoca scarsi sintomi, generici, riferibili spesso ad altre patologie, per cui non è infrequente scoprirne la presenza già in fase avanzata. Quando si manifesta, i sintomi sono perlopiù: senso di pesantezza all’addome, dolore addominale o pelvico, ascite (raccolta di liquido).
I sintomi con cui si manifestano le diverse cisti.
La sintomatologia varia a seconda della cisti che si forma. Spesso le cisti ovariche non presentano alcun sintomo, ma quando presenti i sintomi più comuni sono:
- Dolore all'addome inferiore in corrispondenza dell’organo interessato, ma anche alla radice della coscia, regione inguinale ed alla regione lombare.
- Gonfiore addominale, specie se la cisti è di grandi dimensioni.
- Ciclo mestruale irregolare, se la cisti produce ormoni o va a intaccare il tessuto ovarico impedendone il corretto funzionamento.
- Amenorrea (assenza di mestruazioni), sintomo frequente il caso di policistosi ovarica.
- Infertilità, come abbiamo visto in caso di policistosi ovarica, a causa dell’anovularietà.
- Rapporti sessuali dolorosi (dispareunia), per l’infiammazione dei tessuti circostanti l’ovaio.
- Problemi di svuotamento della vescica, per la pressione sulla vescica di cisti di grandi dimensioni.
- Aumento di peso, acne e irsutismo in caso di policistosi ovarica per l’alterazione dei normali meccanismi ormonali
- Nausea e vomito, sono un sintomo importante se accompagnati da dolore: una cisti di grandi dimensioni potrebbe essersi rotta o potrebbe aver causato la torsione dell’ovaio.
Possibili complicanze.
Le complicanze che possono derivare dalle cisti ovariche sono molto basse inferiore all'uno per cento dei casi.
L’evento più frequente è la rottura della cisti con conseguente sanguinamento.
Diagnosi delle cisti ovariche.
Come abbiamo visto, spesso le cisti risultano asintomatiche.
Ad ogni modo per fare una corretta diagnosi di cisti ovarica e per capirne la natura (benigna o maligna), oltre che dell’analisi di sintomi e segni il ginecologo può avvalersi delle seguenti indagini:
- Ecografia transaddominale. Eseguita attraverso l’addome con una sonda ecografica, fornisce le immagini dell’utero, delle ovaie e delle strutture circostanti.
- Ecografia trasvaginale. Eseguita introducendo la sonda dell’ecografo nella vagina, fornisce immagini più dettagliate sia dell’utero che delle ovaie. Può anche essere eseguita con una sonda 3D per immagini ulteriormente più chiare.
Entrambe queste indagini sono assolutamente poco invasive ed è possibile eseguirle presso il ginecologo di fiducia o in strutture ospedaliere. Danno un’immagine chiara della cisti e l’occhio di un medico esperto e preparato potrà già dirvi se si tratta di una cisti che potrà riassorbirsi o se è necessario un ulteriore approfondimento diagnostico.
E’ possibile che vengano effettuati anche dei prelievi di sangue che possono aiutare il clinico ad individuare il tipo di cisti: ad esempio i due marker CA 125 e MUC 16. In questo caso, però, un risultato alterato non significa necessariamente che la paziente è affetta da tumore, in quanto specie il CA 125 risulta alterato anche in altre condizioni (endometriosi, malattia infiammatoria pelvica, etc).
Rimedi delle cisti ovariche.
Nel caso di diagnosi di cisti ovariche il trattamento è funzione:
- dell’età della paziente,
- della severità del quadro clinico,
- della dimensione della cisti
- del tipo di cisti.
Come trattare le cisti benigne:pillola anticoncezionale e laparoscopia.
Le cisti funzionali, generalmente non vengono trattate, queste, infatti, spesso scompaiono.
Se invece la cisti aumenta di dimensione, provoca fastidio e causa anche alterazioni del ciclo mestruale, è possibile prescrivere per un breve periodo la pillola anticoncezionale, che mette a riposo le ovaie e di conseguenza determina un riassorbimento della formazione saccata.
Per le cisti che invece non si riassorbono, può essere necessario ricorrere all'aspirazione del contenuto liquido, specie se si tratta di una paziente in età fertile, che desidera dei figli.
Per gli altri tipi di cisti (endometriosiche, dermoidi, cistoadenomi), è necessario ricorrere all'asportazione chirurgica, soprattutto quando la cisti ha raggiunto dimensioni considerevoli tanto da dare una sintomatologia dolorosa.
Il tipo di intervento dipende dall'età della paziente: nelle donne in età fertile, si preferisce un approccio meno demolitivo e più conservativo, per evitare di dover togliere parte del tessuto ovarico che implicherebbe una riduzione della capacità fertile. Si asporta quindi solo la cisti cercando di lasciare intatto l’ovaio.
Questa valutazione però viene fatta dal clinico in base alla situazione che si presenta durante l’intervento, che in genere è in laparoscopia che ha tempi di recupero e di degenza rapidi e significativa riduzione del dolore post operatorio.Si effettua introducendo attraverso piccole incisioni sull'addome uno strumento dotato di una telecamera che permette di esaminare da vicino tutte le strutture della pelvi, intervenire se necessario o prendere dei campioni di cellule per esame bioptico.
Trattamento delle neoformazioni maligne.
Nel caso di formazioni borderline o maligne, il trattamento è l’intervento chirurgico, nella maggior parte dei casi demolitivo.
L’intervento di asportazione totale dell’ovaio (ovariectomia mono o bilaterale) viene effettuato in:
- laparotomia, con l’apertura di una breccia nell'addome, tecnica utilizzata oltre che per le formazioni tumorali, anche per l’asportazione di cisti grandi e di natura sospetta. In genere durante questo intervento, se si sospetta o si ha la certezza di una neoplasia maligna, si effettua il washing ossia il lavaggio della cavità peritoneale e la raccolta di un campione di liquido peritoneale da inviare ad analisi, e il prelievo di vari linfonodi sentinella per scoprire l’eventuale presenza di metastasi o di cellule di natura anomala.
Prevenzione e rimedi naturali.
Al momento non esiste nessuna forma di prevenzione per la formazione delle cisti ovariche.
In passato era stato proposto di utilizzare il marcatore CA 125 (una glicoproteina usata per la valutazione della presenza di alcuni tipi di tumori) per identificare pazienti a rischio di cisti, ma essendo un dato aspecifico, non è possibile utilizzarlo in modo sicuro.
Questo infatti normalmente viene dosato in caso di carcinoma delle ovaie e per valutare la presenza di eventuali recidive (un suo rialzo anticipa la comparsa della recidiva di circa 3 mesi), ma aumenta anche in altri casi non strettamente legati ad eventi tumorali ovarici (endometriosi, tumore dell’endometrio, della mammella, fibromi uterini, gravidanza, malattia infiammatoria pelvica). Quindi non è possibile utilizzarlo come screening per la prevenzione.
Recentemente è stato proposto un altro marcatore, HE4, identificato inizialmente nell'epididimo maschile, che è maggiormente specifico per le neoplasie ovariche e quindi aiuta nella diagnosi differenziale tra cisti benigna e formazione maligna.
L’unica forma di prevenzione è recarsi regolarmente dal ginecologo, per una visita di routine, dato che la cisti è facilmente individuabile tramite un normale controllo ginecologico con palpazione dell’addome o visita interna, o tramite una ecografia vaginale di routine.
Inoltre, tra i rimedi su base naturale e “casalinga”, si consiglia:
- di mantenere sempre uno stile di vita sano, aiuta in generale a proteggersi dalle malattie,
- riferire variazioni del proprio ciclo mestruale, potrebbero essere la spia di qualche alterazione a livello ginecologico,
- riferire dolori addominali o pelvici che sembrano apparentemente di natura sconosciuta, potrebbero segnalare la presenza di una cisti,
- fare uso di cibi che contengono vitamina B e E, in quanto contribuiscono a mantenere l’equilibrio ormonale,
- ridurre l’assunzione di cibi grassi, è dimostrato che una dieta ricca di grassi in taluni casi può aumentare il rischio di insorgenza di patologie tumorali,
- fare attività sportiva, per mantenere attive le cellule, migliorare lo stato di salute generale e il benessere fisico e psichico.
Prognosi.
Ne maggior parte dei casi le cisti ovariche hanno una prognosi positiva. Esse, come più volte detto, non necessitano di terapia e spesso scompaiono spontaneamente.
Inoltre anche in caso di intervento l’asportazione di un’ovaia non compromette la fertilità e la donna è ancora in grado di procreare.