Epatite A: sintomi, contagio, cura e vaccino per debellare il virus
Informazioni sull'Epatite A: come avviene il contagio, quali sono i sintomi del virus HAV, quale cura può debellare il virus e come può essere prevenuta col vaccino.
L’epatite A è un’infiammazione acuta del fegato causata dal virus HAV che nella stragrande maggioranza dei casi o è asintomatica o si presenta con una sintomatologia molto blanda di tipo simil influenzale e con compromissione dell’apparato gastroenterico. Contrariamente alle altre tipologie di epatiti virali (B,C, etc:), che invece sono molto insidiose, non da mai luogo ad infezione cronica del fegato nè degenera in cirrosi e guarisce senza particolari cure. L’epatite A ha un periodo di incubazione di circa quattro settimane e si manifesta solo in forma acuta, il che significa che guarisce senza conseguenze nell’arco di poche settimane.
Il virus HAV, che appartiene alla famiglia dei Picornaviridae, fu isolato per la prima volta nel 1973. Esso ha forma sferica ed un diametro dell’ordine della trentina di nanometri ossia di 30 miliardesimi di metro. Alla famiglia dei Picornaviridae oltre agli HAV appartengono anche virus del genere Enterovirus che provocano infezioni intestinali e la poliomielite ed i Rhinovirus che provocano il raffreddore comune.
Contagio: come si contrai il virus.
L’epatite A è una malattia abbastanza contagiosa ma con una evoluzione alquanto benigna. Il virus HVA è diffuso praticamente in tutto il mondo ed in special maniera nelle aree geografiche dove le condizioni igienico sanitarie sono carenti e mancano adeguati sistemi fognari. Esso infatti si trasmette per via oro fecale. Una volta che l’infezione viene contratta il virus comincia ad essere eliminato dal corpo dopo 10/15 giorni attraverso le eiezioni fecali a cui perviene attraverso la bile escreta dalle cellule epatiche infette. Detta eliminazione dura per circa una settimana, dieci giorni.
L’infezione perciò si propaga per contaminazione degli alimenti o dell’acqua da parte di tali eiezioni o ancora per contatto diretto con un soggetto infetto. La mancanza di una rete fognaria adeguata, lo sversamento in mare di liquami non depurati, l’utilizzo nell’agricoltura di letame come concime costituiscono gravi fattori di rischio per epidemie della malattia.
Altro mezzo tipico con cui le epidemie si sviluppano e propagano è il consumo di mitili o altri molluschi bivalve che hanno filtrato acque infette per scarichi in mare non depurati.
La malattia può anche essere presa per bagni in acque marine infette, per rapporti sessuali (specie di tipo anali ed orali attraverso la saliva) e per via percutanea (scambio di iniezioni usate).
Non vi è invece evidenza di contagio tra gestante e feto.
Il virus viene disattivato da una bollitura di almeno 15 minuti o da una cottura a 60°C di almeno un’ora.
Il periodo di incubazione può variare tra i 10 ed i 50 giorni e una volta guariti si rimane immunizzati per tutta la vita.
L’epidemiologia in Italia è di circa 10 casi ogni 100.000 persone.
Fattori che aumentano il rischio di contrarre la malattia.
Sono fattori a rischio:
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Sintomi dell’epatite A.
Generalmente l’Epatite A si manifesta in forma asintomatica, raramente con sintomi quali astenia, malessere, nausea, vomito e talvolta febbre. Dopo circa una settimana può insorgere l’ittero che porta il noto colorito giallastro della pelle e che dura per circa tre settimane.
La malattia passa inosservata in special modo nei bambini. Negli adolescenti e negli adulti di norma il quadro clinico è più marcato. Se sono presenti, i sintomi più comuni sono:
- Malessere generalizzato.
- Astenia. Ossia mancanza di forza muscolare, stanchezza immotivata, spossatezza generale.
- Dolori muscolari e delle articolazioni.
- Mancanza di appetito.
- Nausea e vomito.
- Diarrea.
- Dolori addominali localizzati nel quadrante destro dell’addome subito al di sotto delle costole. Nell’area in cui è posizionato il fegato. L’organo alla palpazione si presenta dolente ed ingrossato.
- Febbricola. Con temperature che raramente superano i 38°C.
Il quadro clinico descritto è quello che si presenta nei primi sei sette/quindici giorni dalla comparsa della malattia ed è nota come fase pre itterica. Nei neonati l’unico sintomo presente è la diarrea.
Trascorso il periodo pre-itterico può presentarsi un quadro clinico differente che viene detto itterico e che può andare avanti ancora per due o tre settimane. Questa fase è caratterizzata da:
- Ittero. Comparsa di una colorazione giallastra della pelle e della sclera bianca dell’occhio. Questa colorazione è dovuta alla colestasi, ossia alla impossibilità del fegato di assolvere alla sua funzione di escrezione della bile e conseguente aumento della bilirubina in circolo che conferisce alla pelle la colorazione giallastra caratteristica.
- Ingrossamento del fegato.
- Ingrossamento della milza.
- Urine scure. Il colore tipico è marsala ed è dovuto all’eliminazione da parte del rene della bilirubina che non riesce ad essere escreta dal fegato.
- Feci chiare. Per mancanza di bile che non riesce passare nel duodeno dove la bilirubina viene di norma degradata in biline che conferiscono alle feci il fisiologico colore marrone.
Diagnosi: analisi ematochimiche.
Per diagnosticare la malattia il medico si basa sui sintomi riferiti dal paziente e sulle analisi ematochimiche.
Bilirubina che in condizioni normali ha una concentrazione ematica di 1-1,5 milligrammi per decilitro. In presenza di epatite A detti valori aumentano in maniera considerevole.
Transaminasi ALT ed AST. In condizioni normali sono rispettivamente 0-29 milliunità per millilitro e 0-30 milliunità per millilitro. In condizione di infezione da HVA i valori aumentano.
Anticorpi IgM anti HVA. Ossia le immunoglobuline prodotte dal sistema immunitario per combattere l’infezione e dirette contro l’antigene che in questo caso è il virus HVA. Costituiscono i marker della malattia e compaiono sin dall’inizio della fase acuta della malattia e spariscono dopo 5 mesi, un anno. Le immunoglobuline IgG sono invece quelle che conferiscono all’organismo l’immunità permanente dalla malattia e compaiono a guarigione avvenuta.
Vaccino e norme igieniche per prevenire l’infezione.
Per scongiurare il rischio di contrarre l’epatite virale A esistono misure di profilassi generale, misure di profilassi passiva e misure di profilassi attiva.
Norme igieniche.
E costituita dall’insieme di tutte quelle norme di comportamento che minimizzano i fattori di rischio precedentemente esaminati e precisamente:
- Non soggiornare o viaggiare in arei dove la malattia è endemica per motivi di scarsa igiene. Se lo si fa assicurarsi una copertura che può ottenersi con misure e di profilassi attiva e passiva.
- Avere rapporti protetti e non del tipo di quelli che aumentano la probabilità di contrarre la malattia.
- Non iniettarsi sostanze con siringhe usate.
- Non farsi effettuare tatuaggi in centri in cui gli strumenti non siano adeguatamente sterilizzati.
- Non consumare pesce e molluschi crudi.
- Non consumare acqua che non sia imbottigliata se la rete idrica non fornisce l’assoluta garanzia di sterilità.
- Non consumare frutta che non sia stata accuratamente lavata e sbucciata.
- Non consumare verdure crude che non siano accuratamente lavate.
- Non utilizzare stoviglie usate da altri e che non siano state lavate in lavastoviglie con acqua bollente.
Vaccinazione.
Il vaccino contro il virus HAV si inocula virus disattivato in due dosi a distanza di 6 mesi l’una dall’altra. Fornisce una immunizzazione per più di 10 anni che è prossima al 100% e che inizia dopo circa un mese dalla prima somministrazione.Gli effetti collaterali sono molto modestie si limitano a: mal di testa, affaticamento, nausea, vomito ed in qualche caso febbricola. Rarissimi sono gli eventi di violente reazioni avverse come: ittero, sincope, rash cutanei diffusi, convulsioni.
Il vaccino è sconsigliato nei seguenti casi:
- Manifesta ipersensibilità ad uno dei componenti del vaccino.
- Gravi malattie acute in atto.
- Gravidanza. In questo caso non esistono abbastanza dati che possano render certi dell’assoluta non nocività del vaccino per il feto per cui non lo si somministra se non nei casi di assoluta necessità. Medesimo discorso vale per l’allattamento.
Si consiglia invece il vaccino a coloro che:
- Viaggiano o lavorano in paesi in cui il virus HVA è presente ed attivo.
- Lavoratori di mense o che comunque manipolano alimenti.
- Lavoratori ecologici.
- Lavoratori di ospedali ed asili.
Cura dell’epatite A: immunoglobuline, dieta e riposo.
L’epatite A è la meno pericolosa tra le forme di epatite virale, ma è bene comunque non sottovalutarla, poiché, in casi assai rari, può complicarsi e portare l'epatite fulminante, per cui è consigliabile la vaccinazione delle persone a rischio.
Non è necessaria, di solito, una cura specifica per debellare tale patologia, occorre soltanto attendere che essa faccia il suo corso e dopo la guarigione si ha un’immunità permanente dal virus HAV.
Il trattamento si riduce al monitoraggio dell’andamento della malattia ed a controllarne eventualmente la sintomatologia che per la verità non è severa e comunque regredisce in maniera rapida.
Gli antibiotici non sono di nessuno ausilio data la natura virale della malattia ed anzi peggiorano una situazione compromessa.
Esiste una profilassi passiva che utilizza la somministrazione di immunoglobuline che consente una immunizzazione temporanea (dai 3 ai sei mesi) con percentuale che è circa dell’80% se però si venuti a contatto col virus da un tempo breve non più di dieci giorni.
Viene utilizzata per immunizzare i parenti di un ammalato, bambini di una scuola in cui si sono verificati casi di epatiti, persone che intraprendono viaggi in aree geografiche a rischio elevato. Il trattamento con immunoglobuline anche in caso di malattia attenua in maniera drastica la sintomatologia.
Agli ammalati di epatite A è consigliato, quanto più è possibile, il riposo e quindi l’attività fisica è assolutamente controindicata ed ancora l’osservanza di una serie di semplici norme dietetiche che riportiamo.
Dieta.
La dieta deve essere bilanciata in maniera da non gravare sul fegato che è già provato dalla infezione virale. Pertanto il primo essenziale passo è di suddividere l’apporto totale calorico che è di circa 2200/2500 calorie in un numero consistente di pasti (almeno 5 in un giorno) ed eliminare alcuni cibi o bevande che risultino di complessa digestione in maniera da non affaticare l’organo già gravato.
L’alcool deve essere bandito in maniera assoluta ed i grassi in particolar modo quelli saturi di origine animale vanno ridotti al minimo e meglio ancora sarebbe eliminarli del tutto utilizzando il solo olio extra vergine di oliva. La dieta deve essere ricca di zuccheri e proteine. La cottura degli alimenti deve essere il più semplice possibile e quindi niente sughi elaborati, intingoli e fritture ma cottura al vapore, o al cartoccio, ed ai ferri evitando le parti eccessivamente bruciate.
Rimedi naturali: carciofo e cardo mariano.
Va prestata molta attenzione alla assunzione di infusi di sostanze naturali o pseudo tali consigliate da individui che non posseggono la necessaria competenza. Infatti un prodotto che abbia origini naturali non necessariamente deve essere non tossico.
Comunque sia si riconosce una certa efficacia, in quanto forniscono una azione disintossicante per il fegato, agli estratti di carciofo, cardo mariano (pianta erbacea che cresce spontaneamente nell’area mediterranea) da cui si ricava la silimarina. Questa è la mescolanza in rapporto tre, uno, uno di silibina, silicristina e silidianina che sono dei flavonoidi contenuti in varie parti del cardo mariano (semi,foglie e frutto).
Acido folico e vitamina B12 possono accelerare la convalescenza.
Epatite A e gravidanza: nessun rischio o complicazione.
L’epatite virale A in gravidanza non è molto comune ed anche se si verifica ha andamento per lo più benigno. Non esistono rischi di malformazioni fetali causate dalla infezione e l’unico rischio per il nascituro è di contrarre la malattia alla nascita e molto raramente nell’utero materno. Anche l’allattamento se le condizioni materne sono buone è consentito. E comunque possibile la profilassi passiva con immunoglobuline .