L’angioma rubino è da considerarsi un semplice, ed alquanto comune, inestetismo della pelle più che una vera e propria patologia. Scopriamo le varie tipologie di questa lesione tumorale di tipo benigno formata da un aggregato di capillari in cui scorre sangue, e le cause che possono determinarne la formazione. Analizziamo, inoltre, quali sono le terapie per eliminarlo in caso sia esteticamente sgradevole o di sanguinamento.
L’angioma rubino o anche l’angioma ciliegia o macchia di Campbell De Morgan è un piccolo rilievo solido della pelle (ossia una papula) di colore rosso vivo che contiene al suo interno una anomala proliferazione di vasi sanguigni e precisamente di capillari, cosa che gli conferisce il colore rosso vivo o ciliegia o rubino del nome. Il primo chirurgo che le studiò e codificò nella prima metà del 1800 fu l’inglese Campbell De Morgan e da qui il nome “macchia di Campbell De Morgan “.
Ricordiamo che i capillari sono vasi sanguigni di diametro piccolissimo dell’ordine di pochi micron (5 micron). Essi mettono in comunicazione le vene con le arterie. |
Alla loro comparsa gli angiomi rubini appaiono come piccole macchie anzi quasi dei puntini piatti di dimensione pari ad una testa di spillo. Man mano poi aumentano di dimensione, fino ad un paio di millimetri di diametro (raramente raggiungono il centimetro), ed assumono la loro sagoma tipica a forma di piccola cupola. Il colore può variare dal rosso ciliegia al viola e solo in maniera occasionale possono essere di colore marrone intenso che tende al nero segno comunque di una emorragia all’interno.
In qualche caso si possono presentare più angiomi rubini raggruppati in maniera da essere gli uni adiacenti agli altri ed allora si parla di angioma polipoide. Gli angiomi ciliegia possono insorgere in qualunque età ma generalmente si presentano a partire dai trenta anni. Il loro numero comunque tende ad aumentare con la vecchiaia.
Gli angiomi rubini sono assolutamente asintomatici e non arrecano alcun fastidio e quindi non sono pruriginosi né dolorosi. Se presenti su parti scoperte del corpo e fondamentalmente sul volto possono provocare disagi di carattere estetico.
L’unica conseguenza degna di nota è la rottura e sanguinamento dell’angioma in seguito ad un trauma o puntura. Occasionalmente se l’angioma è posizionato in una regione soggetta a sfregamento può aversi irritazione. Notiamo in maniera esplicita che non vi è nessuna evidenza scientifica che gli angiomi rubini possano degenerare in tumori.
Le cause non sono ben note. Gli studi fin qui svolti ed in particolare l’ultimo in ordine cronologico (pubblicato nel 2010) hanno evidenziato:
Cause genetiche. Nella pelle di chi soffre di angiomi senili i livelli di microRNA427 (una molecola endogena di RNA) sono apprezzabilmente più bassi rispetto ai valori della pelle normale. Tutto ciò provoca l’aumento di alcune proteine che determinano la formazione di nuovi vasi sanguigni partendo da quelli già esistenti.
Alcuni principi attivi farmacologici. Come la ciclosporina che è un immunosoppressore utilizzato per modulare la risposta immunitaria (ad esempio nei trapianti d’organi) o i bromuri che hanno svariati utilizzi: cura dell’asma, della broncopneumopatia ostruttiva, sindrome del colon irritabile, etc.
Esistono però dei fattori che possono predisporre alla comparsa e proliferazione di angiomi ciliegia quali:
invecchiamento cutaneo per prolungata esposizione al sole;
disordini ormonali come quelli che si verificano in gravidanza;
Approfondisci le possibili cause dell'aumento dei valori di estrogeni
alcune patologie del fegato e dell’ipofisi che provocano un aumento di alcuni ormoni;
disordini intestinali che provocano un accumulo di tossine.
La diagnosi dell’angioma rubino viene fatta dal dermatologo ed è clinica, ossia si basa sull’esame obiettivo della lesione che, nella maggioranza dei casi, è identificabile con pochissimo margine di errore.
Se esiste qualche dubbio si rende necessaria una biopsia che metterà in luce il tipo di alterazione tissutale che interessa la lesione. La biopsia si effettua prelevando un piccolo campione del tessuto ed esaminandolo al microscopio elettronico. All’ingrandimento la lesione dell’angioma rubino si presenta come la proliferazione di piccoli vasi sanguigni abbarbicati ad una piccola sezione, di forma più o meno circolare, di epitelio e derma sottostante attraversato da un gran numero di venule inspessite.
Le linee guida in merito sono di non sottoporre l’angioma rubino ad alcun trattamento. D’altronde poiché è assolutamente asintomatico e privo di successive conseguenze (non è soggetto a rischio di degenerazione tumorale) non vi è motivo per intervenire.
Gli unici casi in cui si decide di trattarlo sono quando:
o si rompono e provocano emorragia,
o perché posizionati sul viso o in altre siti molto in vista e quindi esteticamente inaccettabile dal paziente.
In tali casi i possibili trattamenti sono:
Escissione chirurgica. Per evitare possibili sanguinamenti.
Curettage. Una sorta di raschiamento superficiale eseguito con la curette, ossia con un cucchiaio con i bordi taglienti.
Ablazione con Dye Laser ad impulsi. Il Dye laser è un laser che utilizza, come mezzo laser attivo, un colorante. Poiché la luce emessa viene assorbita solo da oggetti colorati nella banda del rosso, essa agisce selettivamente solo sull’angioma vaporizzandone i tessuti. Consente perciò un trattamento estremamente controllato e preciso.
Crioterapia. Congela e distrugge i tessuti dell’angioma.
Termocoagulazione a radiofrequenza. Utilizza onde radio che interagendo con la cute fanno oscillare rapidamente le molecole d’acqua in essa contenute generando calore che cauterizza l’angioma. L’operazione è rapida e praticamente indolore.
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