L’interferone è una glicoproteina prodotta dal nostro organismo utilizzata per curare l’epatite virale di tipo C. Scopriamo qual’è la terapia e quali possono essere gli effetti collaterali.
Gli interferoni utilizzati per la cura dell’epatite C sono farmaci biotecnologici sintetizzati mediante tecniche di ingegneria genetica a partire da proteine presenti nel nostro organismo.
Gli interferoni naturali sono, infatti, un gruppo di proteine che nel corpo umano vengono originate dalle cellule che costituiscono il sistema immunitario (leucociti) quando siamo sottoposti all’attacco di agenti patogeni esterni o interni come possono essere: virus, batteri, cellule tumorali, etc.
Compito degli interferoni è quello di:
Esistono due tipi di interferone:
Puoi approfondire le caratteristiche dell'interferone.
Quelli utilizzati per contrastare l’epatite C sono gli IFN alfa e beta che esplicano un’attività antivirale, immunomodulante e antiproliferativa.
Epatite virale C: cos’è? Come si trasmette? L’epatite virale di tipo C è una malattia del fegato provocata da infezione da virus HCV: Hepatitis C Virus. Il virus HCV, isolato per la prima volta nel 1989.Si trasmette attraverso contatto di sangue.Pertanto si può aver contagio per:
Una volta contratta l’infezione il virus penetra nel fegato e l’epatite procede quasi sempre in maniera asintomatica cronicizzando (nell’80 % dei casi). In un discreto numero di casi più del 15% questa epatite cronica sfocia col tempo in cirrosio carcinoma epatico.L’HCV si differisce in 6 genotipi (contenuto di informazioni genetiche) e circa 90 sottotipi di varia severità:
I genotipi 1a, 1b e 4 sono i più resistenti ed aggressivi, mentre il 2 ed il 3 sono i più facilmente trattabili. Approfondisci sintomi, cura e trasmissione dell'epatite C |
Già dall’inizio degli anni novanta il protocollo terapeutico per il trattamento dell’epatite virale di tipo C prevedeva di iniettare all’ammalato interferone.
Questa cura però dimostrò una percentuale di riuscita con totale eliminazione del virus solo in una percentuale esigua di pazienti non superiore al’8-10 %.
Nel 1997 si iniziò ad associare all’interferone alfa pegilato (rivestito con una sostanza chimica che permette di rallentare l’eliminazione della sostanza dall'organismo), un altro farmaco antivirale: la ribavirina. L’associazione dei due farmaci aumentò il numero delle guarigioni ma non azzerò gli effetti collaterali anzi se possibile li peggiorò perché aggiunse a quelli tipici dell’interferone quelli della ribavirina.
Questo protocollo terapeutico consente di avere delle percentuali di guarigioni che variano in funzione del diverso tipo di genoma del virus HVC.
La somministrazione dell’interferone viene effettuata per via sottocutanea in dosi variabili a seconda del genotipo:
La Ribavirina viene assunta ogni 12 ore in un numero di compresse stabilito dal medico (1000 oppure 1200 mg/giorno, basato sul peso corporeo).
La durata del trattamento varia dalle 24 alle 48 settimane.
Solo nel 2013 la FDA (l’ente che si occupa della regolamentazione dei farmaci), ha approvato un nuovo farmaco per curare l’epatite C il Sofosbuvir che ha un’azione diretta sul virus, in associazione con ribavirina ed eventualmente con interferone.
Sofosbuvir viene somministrato al dosaggio di 400 mg una volta al giorno per 12 o 24 settimane.
Il futuro è costituito da due nuovi antivirali già in avanzata fase di sperimentazione che dovrebbero uscire entro la fine dell’anno. Si tratta del Telaprevir e del Boceprevir che comunque hanno effetti collaterali pesanti e un costo notevole.
Gli effetti collaterali della terapia all’inizio erano tanti e tali che:
Oggi le reazioni ai farmaci utilizzati per la cura dell’epatite C sono ancora severe e variano da individuo ad individuo.
Insorgono all’inizio della terapia e tendono a diminuire nel tempo.
Gli effetti collaterali comuni a tutti i farmaci sono:
Puoi approfondire gli effetti collaterali degli interferoni.
La terapia è controindicata in presenza di alcune patologie quali:
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