Citomegalovirus in gravidanza

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Citomegalovirus in gravidanza

Nell?articolo descriveremo la pericolosa e temutissima infezione da Citomegalovirus delle donne in gravidanza. Perchè è pericolosa? Vediamo come evitare l'infezione seguendo una normale profilassi igienica.

L’infezione da Citomegalovirus per le donne in gravidanza è pericolosa?

Chiariamo subito che in condizioni normali l’infezione da Citomegalovirus è assolutamente innocua. Essa nella stragrande maggioranza dei casi procede in maniera del tutto asintomatica. Se la sintomatologia è presente è talmente blanda (è simile a quella di una comune influenza) che il più delle volte passa inosservata.

Il Citomegalovirus appartiene alla famiglia degli Herpes per intenderci quella della varicella, mononucleosi, herpes labiali etc. ed è endemico in tutto il mondo. Naturalmente è molto più diffuso nei paesi con gravi problemi socio economici dove arriva ad interessare oltre il 90% della popolazione, ma anche nei paesi sviluppati ha una diffusione più che discreta: risulta sieropositiva (ha contratto l’infezione) almeno il 50% della popolazione. Dal momento che l’infezione viene contratta il virus rimane nel corpo per l’intera vita in forma latente. E per tale motivo in qualche occasione può riattivarsi e dar luogo ad un’infezione secondaria (così detta per distinguerla da quella iniziale primaria).

Ma perché è così temibile il contagio in gravidanza da Citomegalovirus?

Il motivo di detta pericolosità è il rischio di aborti, nascite premature e malformazioni del feto.

Esaminiamo in maniera più diffusa l’argomento.

Sono distinguibili vari casi:

Come comportarsi: le necessarie precauzioni.

Data la complessità della situazione viene da chiedersi come bisogna comportarsi?

Conviene effettuare il test della ricerca delle immunoglobuline sulla madre nelle primissime settimane di gestazione e poi ripeterlo dopo la 20 settimana nel caso che risulti negativo. Se invece risulta positivo conviene ripeterlo immediatamente perché si potrebbe trattare di un falso positivo e se la positività è confermata e quindi è avvenuta l’infezione primaria (devono essere negative le IgG e positive le IgM) si procede con la ricerca per valutare se l’infezione è passata al feto. Per stabilire ciò bisogna effettuare l’amniocentesi ossia il prelievo del liquido amniotico e verificare la presenza del virus. Se il virus risulta presente nel liquido amniotico anche il feto è stato infettato ed allora la gravidanza viene seguita come una gravidanza a rischio. In tale evenienza viene subito eseguita una ecografia per valutare eventuali malformazioni del nascituro. Ecografia che viene ripetuta fino alla nascita con cadenza mensile. Alla nascita che deve avvenire in apposita struttura al neonato vengono effettuati tutti i test necessari per accertare deficit uditivi e cerebrali. Durante la gravidanza uno specialista valuterà se è il caso di praticare alla gestante terapie antivirali. Queste terapie non sono sempre consigliate dato gli effetti collaterali importanti degli antivirali.

Come evitare l'infezione: norme comportamentali.

Per evitare l’infezione le uniche norme applicabili sono quelle della normale profilassi igienica:

Non esiste, purtroppo, fino a questo momento nessuna terapia che sia in grado di impedire la trasmissione del contagio prenatale tra madre e figlio ne di limitare i danni al nascituro. Sono in fase sperimentali cure con immunoglobuline.

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