La disbiosi è un’alterazione della flora batterica che tappezza l’intestino. Le cause che possono provocare uno squilibrio tra i microrganismi che colonizzano l’intestino sono molteplici, dalla cattiva alimentazione ad alcune patologie. Approfondiamo le cure e la dieta adatta a normalizzare la fisiologica flora intestinale.
La disbiosi non è una patologia ma una condizione di alterazione della fisiologica flora di batteri che normalmente colonizza l’intestino e l’intero apparato gastroenterico. Chiariamo quanto detto. Molti distretti anatomici del corpo umano (generalmente quelli esposti all’ambiente che ci circonda come ad esempio la pelle o quelli in comunicazione con l’esterno come ad esempio: vagina, cavo orale, etc.) sono perennemente popolati da colonie di numerosi e differenti batteri che vivono in equilibrio tra loro e con la regione anatomica che popolano. Questa condizione di equilibrio e simbiosi tra una moltitudine di differenti specie di microorganismi (principalmente batteri), che popola una determinata area corporea, viene indicata con terminologia tecnica come eubiosi.
Nel caso dell’intestino si parla perciò di eubiosi intestinale e la colonia di microrganismi che la interessa viene indicata col nome di flora intestinale o col termine più moderno e tecnico di: microbiota umano. Se questo equilibrio, per delle ragioni che esamineremo meglio in seguito, si altera ed alcune specie di microrganismi prendono il sopravvento e proliferano più del solito travalicando i normali livelli di equilibrio si parla di disbiosi.
Quando tutto ciò avviene nell’intestino si parla di disbiosi intestinale.
Approfondimento sul microbiota umano. Il lume dell’intestino ha una superficie interna molto vasta che va dai 200 ai 300 metri quadrati. Su tale superficie è spalmata una popolazione di microrganismi anch’essa imponente dell’ordine dei cento bilioni di elementi (un bilione è pari 1.000.000.000.000). Per avere un’ idea di quanto detta colonia di microrganismi sia vasta, basta considerare che il suo ammontare complessivo è dieci volte superiore di quello di tutte le cellule corporee messe insieme e che il suo peso totale è compreso tra 1 e 2 Kg. I microorganismi che la compongono sono suddivisi tra circa 500 specie differenti. Quando l’ospite è in buona salute il numero di ognuna di queste specie è bilanciato con rapporti precisi e costanti con gli altri. Tutti insieme poi concorrono a mantenere in buona salute l’organismo ospite, comportandosi come un vero e proprio organo interno che sovraintende a funzioni che il corpo umano non è in grado di espletare come, ad esempio, la degradazione dei polisaccaridi per consentirne l’assimilazione da parte dell’intestino. La composizione della flora batterica, nei vari distretti in cui è possibile suddividere l’apparato gastrointestinale, varia in maniera sensibile. Essa è, infatti, influenzata da alcune caratteristiche fondamentali che, naturalmente, variano man mano che ci si sposta dallo stomaco all’ano. I parametri che incidono e determinano detta composizione sono: acidità dell’ambiente, concentrazione di ossigeno, presenza di succhi ed enzimi gastrici, presenza di sali biliari, intensità dei movimenti di peristalsi, concentrazione e qualità dei nutrienti. Comunque sia, si è soliti differenziare i componenti della flora batterica in:
A queste due categorie di microorganismi si accompagnano colonie di funghi e muffe occasionali ma comunque contenute in limiti non patologici per il controllo esercitato dal complesso batterico. Funzioni della flora batterica. In condizione di eubiosi (germi potenzialmente patogeni tenuti sotto controllo ed in condizione di non proliferare dai germi simbionti che sono in rapporto di almeno 1000:1) le principali funzioni della flora batterica sono:
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In funzione del tipo di processo che l’alterazione della flora batterica induce, possiamo avere
Disbiosi putrefattiva. Si sviluppa essenzialmente nel colon ed è la conseguenza di un regime alimentare troppo ricco di carne e grassi.
Disbiosi fermentativa: Si sviluppa nell’intestino tenue e cieco ed è caratterizzata da una dieta troppo ricca di carboidrati.
Le cause che possono determinare uno squilibrio tra i batteri della flora intestinale sono varie e di seguito riportiamo quelle più comuni:
Intolleranze alimentari. Determinano squilibri del fisiologico assorbimento dei nutrienti a livello intestinale e da qui possibili modifiche della composizione della flora batterica e quindi la disbiosi.
Malattie. Come possono essere infestazione di parassiti o gravi infezioni intestinali.
Regime alimentare scorretto. Diete povere di fibre con cereali e legumi raffinati, ricche di carne e povere di frutta e verdura sembrano essere la causa più comune alla base delle disbiosi intestinali. Alla stessa maniera influisce negativamente sulla flora intestinale anche l’eccessivo consumo di zuccheri primari: dolciumi, caramelle, etc.
Alimenti di qualità scadente. Ossia contaminati da conservanti, fertilizzanti chimici e pesticidi.
Terapie antibiotiche protratte per tempi eccessivamente lunghi. Riescono particolarmente dannose le terapie antibiotiche non selettive che eradicano non solo i batteri dannosi ma anche quelli utili.
Problemi di stipsi. Alterano il PH intestinale facendolo virare verso l’alcalino con conseguente modificazioni della flora batterica e disbiosi.
Scarso moto. Riduce la peristalsi e causa disbiosi.
Eccessivo stress. Non esiste una spiegazione scientifica, ma da sempre si è considerato, in medicina, l’intestino come una sorta di prolungamento del cervello e come tale fortemente influenzato dalla condizione psichica del soggetto.
Eccessivo consumo di alcool e fumo di sigarette.
In realtà parlare di sintomi nel caso di disbiosi intestinale non è propriamente corretto perché non è una vera patologia. Sicuramente più appropriato è parlare di disturbi ad essa correlati. Quelli che con maggior frequenza si riscontrano sono:
Difficoltà digestive.
Gonfiore addominale e senso di pienezza.
Borborigmi e flatulenze. Ossia brontolii dell’intestino per eccessivo sviluppo di gas e sua emissione rumorosa e spesso di con odore sgradevole attraverso l’ano.
Stitichezza o diarrea o ancora periodi di stitichezza alternati da periodi di diarrea.
Alitosi.
Infezioni ricorrenti dell’intestino di funghi e segnatamente del genere Candida Albicans.
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Infezioni vaginali di Candida. Il proliferare del fungo a livello intestinale e quindi nella regione del perineo favorisce l’infezione della vagina ad essa prospiciente.
Cistiti ricorrenti. I batteri patogeni che in condizione di disbiosi possono prolifere nell’intestino passano facilmente nella vescica attraverso il meato urinario in particolar maniera nelle donne.
Prostatiti ricorrenti. Si innescano con un meccanismo simile alle cistiti ed infettano la prostata posizionata, solo negli uomini, alla base della vescica intorno all’uretra.
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Le conseguenze di una disbiosi intestinale se protratta nel tempo possono essere:
A carico dell’intestino. E quindi:
colon irritabile,
morbo di Crohn,
poliposi e neoplasie.
L’alterazione della flora batterica crea all’interno dell’intestino un ambiente che non è quello fisiologico con produzione di metaboliti che possono condurre a processi infiammatori come nel caso del colon irritabile e, a lungo termine, dare origine a neo formazioni che possono anche evolvere in maniera maligna. Inoltre la mancata modulazione del sistema immunitario può indurre sviluppo di malattie autoimmuni a carico dell’intestino come il morbo di Crohn.
A carico del fegato. Il proliferare degli agenti patogeni determina un aumento delle endotossine (agenti tossici) da questi secrete che devono essere eliminate da organi come il fegato che svolge una funzione di filtro. Il surplus di carico lavorativo che detta situazione determina può determinare nel tempo lo sviluppo di:
insufficienza epatica,
ipertensione della vena porta,
cirrosi.
A carico del sistema immunitario. La disbiosi determina una aumento della permeabilità delle mucose con un aumento di penetrazione e assorbimento dell’intestino di molecole di grandi dimensioni, condizione che determina insorgere di:
intolleranze
vere e proprie allergie.
Una sintomatologia del tipo di quella precedentemente descritta consente di formulare una ipotesi di probabile disbiosi intestinale. La condizione potrà poi essere verificata sottoponendo il paziente ad alcuni test specifici. Essi sono:
Disbiosi Test. Si raccoglie un campione di urine e su di esse si ricercano e quantificano due sostanze:
Indicano. E’ un prodotto di metabolizzazione ad opera di batteri putrefattivi del piccolo intestino. In condizione di eubiosi i suoi valori sono contenuti tra 0 e 10 mg/l.
Scatolo. E’ un prodotto di metabolizzazione ad opera di batteri dell’intestino crasso. In condizione di eubiosi anche i suoi valori sono contenuti tra 0 e 10mg/l.
Per entrambe le molecole, che sono dei metaboliti del triptofano (aminoacido essenziale) introdotto con gli alimenti, valori prossimi ai 60 mg/l sono il segno di disbiosi seria e di anomali livelli di putrefazione intestinale delle proteine.
Scansione dei batteri presenti nelle feci. Si effettua una coltura delle feci e si ottiene la precisa quantificazione ed identificazione dei batteri presenti in esse.
La cura della disbiosi intestinale parte con l’adottare un corretto stile di vita eliminando gli eccessi di alcool e fumo, praticando una corretta e costante attività fisica di tipo aerobico e seguendo una dieta equilibrata.
La corretta alimentazione contro la disbiosi intestinale mira a ripristinare la flora batterica cercando di non affaticare l’intestino, per cui in generale è consigliabile:
fare pasti leggeri e frequenti,
bere molti liquidi,
non associare cibi diversi durante lo stesso pasto come carboidrati e proteine,
evitare l’assunzione eccessiva di carne grassa, fritti, intingoli e salse.
In caso di disbiosi fermentativa, poichè essa è causata da una cattiva digestione della cellulosa, la dieta dovrà prevedere la riduzione di alimenti che apportano cellulosa quali: verdure,frutta, farinacei, grassi, latte e yogurt. La dieta sarà quindi principalmente composta da carne o pesce cotti ai ferri, arrosto o bolliti, da uova, e formaggi freschi dolci.
In caso di disbiosi putrefattiva, poichè essa è causata da cattiva digestione delle proteine, la dieta sarà povera di sostanze proteiche e quindi limiterà l’ingestione di uova, carni grasse, latte e latticini. La dieta in questo caso sarà prevalentemente composta da minestre di pasta o riso, verdure e frutta.
Naturalmente la dieta in molti casi non basta a riportare la flora batterica intestinale ad una condizione di eubiosi. In queste condizioni si applica il protocollo che segue:
Idrocolonterapia. Consiste in un approfondito lavaggio del colon (con una serie di clisteri di acqua) per liberarlo da incrostazione di residui fecali, batteri e funghi, cellule morte delle mucose che lo rivestono.
Somministrazione di probiotici. I probiotici sono organismi vivi (comunemente lactobacilli e batteriobifidi) che devono essere in grado di superare la barriera gastrica e raggiungere vivi l’intestino per arrecare benefici all’ospite sintetizzando sostanze antibiotiche e stimolando il sistema immunitario intestinale. In commercio esistono molti preparati probiotici che contengono differenti ceppi batterici si consiglia l’assunzione di ceppi differenti e di prodotti che contengono almeno 2 miliardi di cellule vive.
Somministrazione di prebiotici. I prebiotici sono composti organici in grado di superare la barriera gastrica acida inalterati e di raggiungere l’intestino dove devono poter stimolare la crescita dei batteri simbiotici come i lactobacilli e i bifidobatteri.
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