Lesione e rottura del menisco: sintomi, terapia ed operazione

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Dottoressa Barbara Ledda (Fisioterapia e Riabilitazione Reumatologica) Consulente Scientifico:
Dottoressa Barbara Ledda
(Specialista in fisioterapia e riabilitazione reumatologica)

La lesione del menisco è uno dei traumi più frequenti che colpiscono il ginocchio. Analizziamone sintomi, diagnosi e possibilità terapeutiche, approfondendone prima i dettagli anatomici, avendo questi un’importante influenza nei risultati riabilitativi.

Menisco lesionato o menisco rotto: qual è la differenza?

E’ molto importante distinguere tra menisco lesionato e menisco rotto in quanto le diverse condizioni influiscono su prognosi e terapia.

Un menisco lesionato è ancora in grado di ammortizzare carichi e shock se ne è rimasta intatta la parte più esterna. Inoltre è possibile evitare l’intervento chirurgico quando tale lesione è stabile e localizzata nella porzione più vascolarizzata della struttura. Un quadricipite forte è, infatti, in grado di ovviare al deficit del menisco e di altri legamenti stabilizzando il ginocchio.

Il menisco rotto, che spesso rappresenta il peggioramento di una lesione preesistente, non può sfuggire all'intervento chirurgico in quanto non è più in grado di ottemperare alla sua funzione.

Cosa sono i menischi?

I menischi sono dei cuscinetti di fibrocartilagine a forma di mezzaluna.

Le loro funzioni sono:

In sezione hanno un aspetto a cuneo in quanto la parte esterna è più spessa mentre quella interna più sottile.

I due menischi sono uniti anteriormente dal legamento trasverso del ginocchio (che consente loro di spostarsi insieme durante i vari movimenti dell’articolazione) e le estremità, dette “corni”, si fissano nelle aree intercondiloidee anteriori e posteriori della tibia.

I due menischi del ginocchio vengono distinti, per la loro posizione, come “menisco laterale” e “menisco mediale”.

Tipi e gradi delle lesioni.

Esistono diverse classificazioni della lesione e rottura dei menischi. Alcune prendono in considerazione l’andamento della rima di lesione, altre l’aspetto stesso della lesione ed altre ancora di basano sui rilievi della Risonanza Magnetica.

Classificazione artroscopica: andamento della rima di lesione.

Secondo questa classificazione rintracciamo tre fondamentali tipi di lesione meniscale:

Classificazione in base all'aspetto della lesione:

I gradi della lesione in base ai rilievi della RM:

Le cause: come fa a rompersi la cartilagine?

I meccanismi di lesione del menisco sono fondamentalmente due: quello degenerativo e quello traumatico.

Il primo caso riguarda specialmente persone di età medio-avanzata ed è determinato da sollecitazioni solitamente innocue su un menisco sano. Esso si sfrangia (risultando assottigliato) e poi si fissura a causa del tessuto indebolito per la carenza di apporto nutritivo dal liquido sinoviale.

Per quanto riguarda la lesione traumatica (distorsiva) avviene solitamente in seguito a violenta rotazione del femore sulla tibia, con il piede piantato a terra e il ginocchio leggermente flesso.

Quali sono gli sport più a rischio?

Siamo abituati a pensare che siano i calciatori gli atleti più esposti alle lesioni meniscali, ma non è del tutto così. Guardate, infatti, nella tabella seguente quali altri sport sono considerati ad alto rischio.

Corsa:

Ciclismo:

Le lesioni sono dovute ad:

Importante è modificare l’impostazione della sella che migliora l’asse ginocchio-pedale, ma anche ottimizzare la posizione del piede sul pedale e indossare calzature adatte.

Sci:

Fornirsi di attacchi a rapido rilascio e scarponi adatti al singolo sciatore limitano il rischio insieme alla scelta di una pista adeguata al livello di preparazione.

Sintomi del menisco lesionato o rotto.

La comparsa di un dolore intenso in sede articolare è il primo campanello d’allarme: se a lesionarsi è menisco mediale il dolore sarà localizzato sul versante interno del ginocchio, se è quello laterale allora il dolore sarà presente più esternamente.

Puoi approfondire le altre possibili cause di dolore al ginocchio.

In seguito al dolore entra in scena un certo gonfiore, segno di versamento articolare e processo infiammatorio in atto.

A causa di frammenti di menisco che ingombrano lo spazio articolare compromettendone la flesso-estensione possiamo anche avere blocco articolare o cedimento. Questo è il caso di lesioni molto estese con rottura di una porzione della struttura.

Alla mobilizzazione del ginocchio è spesso presente un certo scricchiolio.

Nelle lesioni di tipo degenerativo la sintomatologia è più subdola, infatti, il dolore compare solamente se il ginocchio è sollecitato e di rado si presenta il gonfiore articolare.

Come avviene la diagnosi?

La diagnosi è prima di tutto clinica e dunque avviene secondo specifiche manovre ortopediche.

Solitamente la presenza di dolore sul lato interno del ginocchio in iperflessione, iperestensione e extrarotazione, a ginocchio flesso di 90°, è segno di lesione al menisco mediale.

Mentre la comparsa di dolore in iperflessione o rotazione interna di gamba con ginocchio flesso tra 70° e 90° è segno di lesione del menisco laterale.

A tutto ciò si aggiunge la valutazione della forza (in perdita) e l’osservazione del quadricipite (ipotrofico, ossia perde volume).

Per quanto riguarda, invece, la diagnosi strumentale, è effettuata tramite Risonanza Magnetica. Questa spesso può confondere l’alterazione degenerativa con la lesione traumatica vera e propria, per questo il ruolo dell’ortopedico è imprescindibile.

L'artroscopia è il metodo più sicuro per confermare la diagnosi di lesione del menisco, ma è un piccolo intervento chirurgico.

Qual è la terapia in caso di lesione o rottura del menisco?

Come in qualsiasi altro tipo di lesione la terapia dipende da diversi fattori, in particolare l’età e il livello di attività del paziente, ma anche la sede e la natura della lesione.

In quali casi si ricorre alla chirurgia e in quali questa non è necessaria?

La terapia conservativa.

Innanzitutto la chirurgia non è sempre la soluzione, infatti, vi sono dei casi in cui il paziente muovendo attivamente il ginocchio può liberarlo dal blocco, questo talvolta succede anche spontaneamente.

Il primo trattamento della lesione del menisco è il protocollo RICE che consiste in:

Sull'arto a riposo e leggermente alzato viene applicato del ghiaccio per circa 24 ore per alleviare dolore e gonfiore.

Per alleviare il dolore è possibile assumere degli antinfiammatori non steroidei.

Tecnica manipolativa.

Naturalmente l’articolazione può venire sbloccata anche tramite una tecnica manipolativa, ad esempio nel caso di un blocco articolare da rottura del menisco interno lo specialista può ridurre il blocco in questo modo:

Dopo questa manovra può accadere che il ginocchio reagisca come in presenza di una lesione acuta, dunque la riabilitazione verterà principalmente sul recuperò della mobilità dell’articolazione.

Trattamento chirurgico.

Il trattamento chirurgico può rivelarsi necessario nei casi di lesione importante o quando il trattamento conservativo fallisce.

Le opzioni chirurgiche sono tre: meniscectomia parziale e riparazione meniscale sono le più comuni, mentre si ricorre più raramente alla meniscectomia totale.

Nei pazienti giovani o fisicamente attivi che rimangono sintomatici in seguito a meniscectomia totale si propone la possibilità del trapianto di menisco.

Meniscectomia parziale.

Questa rappresenta la scelta chirurgica nei casi di lacerazione con presenza di dolore e blocco in pazienti anziani e non fisicamente attivi, lacerazione che si estende alla porzione centrale del menisco (se giudicata non riparabile all'esame artroscopico) e lacerazione della porzione più interna (non vascolarizzata).

La procedura (artroscopica e di solito ambulatoriale) si articola nelle seguenti fasi:

La riparazione meniscale.

Come abbiamo già precedentemente affermato questo tipo di trattamento chirurgico è indicato nei casi di lesione della porzione esterna del menisco e nelle lesioni della porzione centrale in pazienti giovani o attivi fisicamente, per questo è anche il metodo più comune, ma vediamo quali sono le fasi che lo caratterizzano:

Nonostante l’età del paziente sia considerata un fattore che influenza la scelta dell’approccio e i risultati, è stata dimostrata un’alta percentuale di successi (da uno studio di Noyes e colleghi) nella riparazione di danni della porzione centrale del menisco in pazienti di 40 anni e più di età.

Meniscectomia totale.

Questa tecnica, ormai caduta in disuso, consiste nella semplice asportazione totale del menisco lesionato.

Sono ben note le conseguenze cliniche di questa procedura, la quale sembra possa aggravare ulteriormente la situazione. Pare, infatti, che ci sia un miglioramento della condizione che dura solo per pochi mesi, seguiti da un netto peggioramento dovuto alla totale assenza del menisco che comporta:

Per questo motivo negli ultimi anni sta aumentando la diffusione delle tecniche di impianto di menischi artificiali o il trapianto di quelli umani.

Ma cosa accade dopo la chirurgia e quali sono i tempi di recupero?

La riabilitazione: in quanto tempo si ritorna all'attività?

Questa è una fase molto importante la cui progressione è influenzata dal tipo di lesione (se questa si trova nella porzione più esterna del menisco la riabilitazione sarà più rapida) e dall'allineamento anatomico del ginocchio (sì, in pratica se avete le gambe storte potreste avere qualche problemino in più!!!).

Approfondisci gli esercizi di riabilitazione del ginocchio.

La riabilitazione fisioterapica in seguito a riparazione consta di varie fasi:

Fase I: (prime 4 settimane)

Il ginocchio presenta dolore e versamento.

Gli obiettivi da raggiungere in questa prima fase sono:

Fase II (dalla IV all’VIII o X settimana).

Versamento e dolore sono minimi. Il ginocchio può estendersi completamente e flettere fino a 120°

Gli obiettivi da raggiungere in questa fase sono:

Fase III (tra la IX e la XII settimana).

Non c’è dolore o versamento, il range articolare dovrebbe essere pieno e la forza muscolare al 60-80%.

Gli obiettivi da raggiungere sono:

I processi riabilitativi sono percorsi molto lunghi che richiedono al paziente un impegno totale e, specialmente nelle prime fasi, la sopportazione del dolore.

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