Vaccino per papilloma virus: pro e contro. Benefici e controindicazioni

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Dottoressa Alessandra Cavallari (Ostetricia) Consulente Scientifico:
Dottoressa Alessandra Cavallari
(Specialista in ostetricia)

Il vaccino per il papilloma virus (Human Papilloma virus o HPV) è uno dei più recenti ed ha lo scopo di ridurre i condilomi genitali ed i tumori alla cervice uterina. Proviamo ad analizzare pro e contro e ad individuare i benefici ed i possibili rischi, se davvero ci sono, di questa vaccinazione che divide l’opinione pubblica da quando è stato commercializzata nel 2007.

Vaccino per Papilloma virus: caratteristiche.

Prima di capire i pro e contro della vaccinazione contro l’HPV, occorre fare una rapida panoramica proprio sui tipi di vaccino e sulla popolazione individuata per la vaccinazione su larga scala.

Le vaccinazioni anti HPV attualmente disponibili in Italia sono 3:

Le vaccinazioni sono state create utilizzando alcune particelle di superficie del Papilloma virus umano, ricombinate grazie alle ultime tecnologie biomediche, in modo da suscitare la risposta immunitaria dell’organismo, senza correre il rischio di infettare la persona che si sottopone a vaccinazione.

Il virus contenuto nel vaccino, infatti, non è completo è dunque non può creare infezione né riprodursi.

Cos’è il papilloma virus umano?

L’ HPV è un virus estremamente diffuso ed ubiquitario nel mondo. Esso viene trasmesso per via sessuale e dunque attraverso rapporti sessuali oppure contatti intimi con un partner che abbia lesioni di tipo condilomatoso, piccole pustole contenenti particelle virali infettive.

Esistono moltissimi ceppi virali con diverso genoma (patrimonio genetico), oggi se ne conoscono circa 120, quelli sintomatici sono essenzialmente 4, quelli con evoluzione maligna sono soltanto 2.

Approfondisci le caratteristiche del papilloma virus.

In particolare:

Il papilloma virus causa anche un’altra serie di tumori:

La maggior parte delle persone sessualmente attive può essere già venuta in contatto con il virus ed essere guarita dall'infezione senza alcuna conseguenza.

La tipizzazione del papilloma (ovvero la ricerca dei ceppi virali) viene richiesta dai ginecologi soltanto nei casi in cui uno o più pap test di una donna, siano risultati positivi a lesioni displastiche del tipo CIN 2 o superiori dove con la sigla CIN 2 si intendono lesioni della cervice con possibilità moderata o elevata di evoluzione in cancro.

Età , posologia ed efficacia dei vaccini.

La popolazione a cui questi vaccini sono rivolti, differisce lievemente per età, secondo i dati forniti dalla FDA, la Food and Drugs Administration americana (organismo preposto alla commercializzazione ed al controllo dei farmaci).

Sappiamo che, perché il vaccino abbia efficacia massima, è necessario somministrare il ciclo completo, cioè 3 dosi nell'arco di 6 mesi, prima che l’organismo possa venire in contatto con il virus, ovvero di solito prima dell’inizio della vita sessuale.

Ecco perché la vaccinazione anti HPV in Italia è disponibile facoltativa e gratuita per tutte le ragazze tra l’11 ed il 12esimo anno di vita.

Per chi, invece, decida di vaccinarsi al di fuori di questa fascia di età, la vaccinazione è a pagamento, con costi sfortunatamente elevati: 160 euro circa per il vaccino bivalente, 171 euro circa il quadrivalente, 190 euro circa il nonavalente.

Infine occorre precisare che la vaccinazione non risulta efficace in donne (o uomini) che siano risultate già positive ai ceppi 16-18- 11 oppure 6 del papilloma virus.

Ciò significa che il vaccino, in questi casi, non solo non serve a prevenire l’infezione (già di fatto avvenuta) ma neppure ad eradicare l’infezione stessa.

Vaccinazione anti HPV: vantaggi e svantaggi .

I vantaggi del sottoporsi a vaccinazione nei tempi e nei modi indicati dal Ministero della Salute italiano su indicazione di AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), EMA (European Medical Association), FDA (Food and drugs administration) e OMS (Organizzazione mondiale di sanità), sono difficilmente negabili. Vediamo in dettaglio.

Efficace protezione dalle infezioni da ceppi HPV oncogeni.

L’efficacia nella prevenzione delle infezioni da HPV 16 e 18, ad alto grado di degenerazione maligna, è stata comprovata dagli studi clinici osservazionali dei primi 5 anni, dopo l’estensione della vaccinazione su larga scala. Essi mostrano un’efficacia pari al 100% nella prevenzione delle infezioni da ceppi 16 e 18 di HPV, nella popolazione femminile.

Ciò significa che la possibilità, delle ragazze vaccinate in giovane età, di sviluppare cancro della cervice a seguito dell’infezione da papilloma 16 e 18 è praticamente pari a zero.

Harald zur Hausen, Nobel per la Medicina nel 2008, ha dimostrato che il cancro del collo dell’utero è causato dal Papilloma virus e che non tutte le persone colpite dall’HPV svilupperanno il tumore.

Protezione contro i condilomi genitali.

In 7 casi su 10 inoltre, con la vaccinazione quadrivalente, si riescono ad evitare i condilomi genitali da HPV 6 e 11, nelle donne e negli uomini.

Riduzione di altre forme tumorali: della vulva, della vagina, del pene e dell’ano.

Il nuovo vaccino protegge e previene non solo dai tumori dell’apparato riproduttore maschile e femminile ma anche dalle lesioni precancerose fino al 90%..

A fronte di tali vantaggi esistono, purtroppo anche delle condizioni negative.

Scarse informazioni sulla copertura vaccinale a lungo termine.

Le informazioni sull'efficacia della vaccinazione a lungo termine sono ancora limitate. Questa carenza non è dovuta a deficit informativi o di ricerca ma alla “giovane età” della vaccinazione, commercializzata soltanto da 9 anni. Attualmente si ritiene che la capacità del vaccino anti HPV, di proteggere dai ceppi virali 16-18-6-11 duri circa 10 anni.

Ciò suggerirebbe per il futuro la necessità di richiami vaccinali per prolungare lo stato di immunità ma al momento numerose indagini di laboratorio e studi clinici sono in corso.

Il vaccino anti HPV non protegge da tutti i tipi di cancro della cervice uterina.

I ceppi virali 16 e 18 sono responsabili del 70% dei casi di cancro della cervice. Questo significa che ci sono, ogni anno in Italia, 30 casi su 100 di tumori del collo dell’utero, non causati dall’HPV ma da altri fattori, contro i quali la vaccinazione non ha alcuna efficacia.

Il vaccino anti HPV, non esclude le donne dallo screening per i tumori della cervice (pap test).

Anche se ci si è vaccinate in giovane età, il pap test (o striscio come lo chiamavano le nostre nonne) va comunque effettuato regolarmente. La possibilità di essere immuni a 2 o 4 ceppi virali, non è ragione sufficiente per evitare lo screening periodico. Questo ancora una volta perché 3 casi su 10 di tumori cervicali, sono causati da fattori diversi dal HPV, dunque in questi casi, la diagnosi precoce fatta con il pap test, è il primo vero strumento salva vita.

Il pap test è un'indagine ginecologica non invasiva ed a basso costo che consente di prelevare piccole quantità di tessuto della cervice uterina per ricercare e diagnosticare precocemente anomalie cellulari che potrebbero evolvere in cancro.

Il vaccino anti HPV non serve a curare le infezioni da papilloma già in atto.

Dunque non protegge le donne (né gli uomini) che siano entrate in contatto con ceppi di HPV, prima della vaccinazione stessa. Ecco perché la protezione fornita dal vaccino è ridotta, se effettuata dopo l’inizio dell’attività sessuale: esso non può eradicare il virus, dopo che ha già infettato l’organismo. E’ comunque utile nei casi in cui la donna sia positiva a ceppi di HPV diversi da quelli contro cui il vaccino immunizza, perché in questo caso è possibile prevenire l’infezione causata dai ceppi maggiormente oncogeni!

Controindicazioni ed effetti avversi della Vaccinazione anti HPV.

Le controindicazioni sono tutte le condizioni fisiologiche oppure patologiche, transitorie o permanenti che rendono sconsigliabile la vaccinazione.

Allergie.

Ogni dose vaccinale, oltre alle particelle di superficie virali contiene anche una serie di componenti stabilizzanti e conservanti, come l’idrossido di alluminio, che possono produrre reazioni anafilattiche molto gravi in soggetti allergici.

Patologia acuta in atto.

Tutti i casi in cui sono presenti patologie acute, dalla febbre, alla banale influenza, fino a più serie condizioni di deficit del sistema immunitario, sono controindicazioni alla somministrazione di qualunque tipo di vaccino. Quando ci si appresta a fare una vaccinazione dunque, occorre essere in uno stato di buona salute oppure di “remissione” nel caso si abbiano patologie croniche.

Gravidanza.

Non è una patologia ma è una condizione molto particolare della vita della donna in cui l’organismo materno è sottoposto ad un continuo processo di adattamento al feto, nonché ad un sovraccarico funzionale di organi come cuore e reni, dunque è assolutamente sconsigliato vaccinarsi contro qualunque patologia durante i 9 mesi di gestazione.

Effetti collaterali.

Sono le reazioni avverse che si verificano quando il vaccino è stato somministrato.

Le più comuni sono:

Altre reazioni rare sono:

Esse tuttavia non sono attribuibili direttamente alla vaccinazione ma ad una reazione psicogena di ansia e paura verso di essa.

Si possono, infatti, verificare prima di qualunque tipo di vaccino, in bambini ed adulti.

In circa l’80% dei casi non è stato segnalato alcun effetto collaterale.

Il vaccino è sicuro?

La vaccinazione per il Papilloma virus è sicura perché non contiene DNA virale e quindi possono essere presenti solo pochi effetti collaterali dovuti spessi agli eccipienti.

Studi sugli effetti collaterali

Lo studio più ampio e geograficamente più vicino a noi, sugli effetti collaterali della vaccinazione anti HPV, è stato condotto in Gran Bretagna dal 2008 al 2012, dalla Medicine and Healthcare Products Regulatory Agency (MHRA) su circa 6 milioni di somministrazioni vaccinali. Reazioni avverse comuni e rare, che abbiamo poco fa citato, sono state segnalate in 14.300 casi. Di questi casi nel dettaglio:circa il 30% degli effetti collaterali (pari a 4200 casi) riguardava la comparsa di mal di testa, vertigini, alterazione transitoria della sensibilità agli arti e formicolii.

Questo dunque non dimostra una effettiva correlazione tra questi episodi e la vaccinazione. Se così fosse, se questi effetti avversi fossero stati diretta conseguenza della vaccinazione, essi avrebbero dovuto manifestarsi in percentuale analoga, anche negli anni successivi. Reazioni avverse generalizzate si sono manifestate in circa il 20% dei casi (cioè su circa 2950 vaccinate) e comprendevano, dolore nel sito di iniezione, irrequietezza, stanchezza, febbre (319 casi), sindrome da fatica cronica (14 casi).

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