L’utero fibromatoso è caratterizzato dall’indurimento e dall’ingrossamento dell’organo stesso e dalla presenza di fibromi generalmente nello strato muscolare uterino. Se trascurato può determinare seri problemi sopratutto per le donne in età fertile. Ma quali sono i sintomi e la cause? Che fare in caso di fibromatosi uterina?
L’utero fibromatoso è un utero che ha perso la sua caratteristica elasticità ed è divenuto duro, fibroso (da cui il termine “fibromatoso”), e costellato di fibromi, ovvero formazioni per lo più sferiche, di dimensioni variabili da pochi millimetri fino a 10 o 20 centimetri che interessano più frequentemente il miometrio (strato muscolare uterino). Per tale ragione i fibromi vengono anche chiamati miomi. L’aggettivo “nodulare” che a volte segue il termine “fibromatosi”, indica appunto l’aspetto dei miomi che sono simili a noduli più o meno grandi.
Approfondisci le caratteristiche dei fibromi uterini.
Esiste anche la possibilità che il fibroma sia soltanto uno ed in questo caso, di solito, non si parla di utero fibromatoso perché in genere la presenza di un solo mioma (a meno che non sia molto grande), non altera la struttura, la consistenza e la funzionalità dell’utero.
Classificazione dei fibromi. A seconda del loro sviluppo uterino i miomi vengono distinti in:
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L’entità ed il tipo di sintomi dipendono principalmente dalla sede di queste formazioni, dal numero e dalle loro dimensioni.
Fibromi singoli e molto piccoli, solitamente sono asintomatici.
Fibromi di grandi dimensioni sottosierosi o sottomucosi, possono dare:
Dolore pelvico anche forte durante il ciclo.
Flusso mestruale molto abbondante (menorragia).
Sanguinamenti anomali al di fuori del ciclo (metrorragie).
Progressiva anemizzazione (carenza di ferro ed emoglobina nel sangue).
L’utero nel suo insieme può risultare:
Ingrossato.
Più spesso e duro del normale.
Bitorzoluto.
Se invece le “neoplasie” (il fibroma è un tumore benigno), comprimono intestino o vescica si possono manifestare disturbi dell’alvo o della minzione:
Gonfiore addominale.
Stipsi.
Diarrea.
Minzione frequente.
Infine si possono riscontrare aborti ripetuti e riduzione della fertilità.
In donne che desiderano avere un figlio accade, con una certa frequenza, di arrivare alla diagnosi di fibromatosi mentre si ricercano proprio le possibili cause di ripetute interruzioni spontanee dalla gravidanza. |
Quali sono dunque le cause dell’utero fibromatoso?
Ancora non c’è una risposta chiara ed univoca a questa domanda.
Ci sono tuttavia alcune correlazioni tra comparsa di fibromi ed altri fattori:
Alterata sensibilità agli ormoni: il tessuto fibromatoso ha moltissimi recettori per estrogeni e progesterone rispetto al miometrio sano. Questo sembra suggerire che tra le cause dei miomi vi sia appunto una risposta anomala del tessuto agli stimoli ormonali.
Familiarità: si è potuto appurare negli anni che, come molti altri disturbi, anche i fibromi compaiono più spesso in donne con casi di fibromatosi in famiglia (nonne, mamme, sorelle o zie affette).
Obesità: i fibromi sembrano esser più frequenti in donne sovrappeso o obese.
Alterata sensibilità ai fattori di crescita: sono una particolare categoria di ormoni utilissimi al corpo per avere un corretto sviluppo dei tessuti e sembrano essere correlati alla formazione di fibromi. Vengono prodotti sotto lo stimolo di un ormone dell’ipofisi, il Gh o Growth Hormone, responsabile appunto della crescita del tessuti.
Nella maggior parte dei casi la menopausa (interruzione del periodo fertile della vita di una donna), rappresenta un fattore protettivo contro la fibromatosi uterina; infatti bloccando la secrezione massiccia di estrogeni e progesterone, porta ad una spontanea regressione e possibile scomparsa dei fibromi |
Sebbene alcuni sintomi tipici della fibromatosi (utero rigido all’ispezione, menoraggie e metrorragie), possano portare il ginecologo ad ipotizzare la presenza di miomi nell’utero di una paziente, la certezza diagnostica si ha soltanto mediante esami strumentali specifici.
Ecografia addominale e transvaginale: è in grado di valutare la presenza di fibromi cervicali, uterini e infralegamentari, senza alcuna invasività.
Risonanza Magnetica: consente di ricostruire in modo tridimensionale l’utero, valutandone forma dimensioni e struttura interna ed esterna.
Una diagnosi di livello più approfondito si può avere attraverso:
Isteroscopia: è un esame effettuato durante visita ginecologica in cui, mediante il passaggio di una fibra ottica attraverso la vagina e la cervice uterina, si può avere una visione completa della mucosa uterina.
Puoi approfondire come si esegue l'isteroscopia.
Laparoscopia esplorativa: è un intervento chirurgico vero e proprio che consente di visualizzare, mediante piccole incisioni, l’interno della parete addominale e le caratteristiche, misure e posizioni dei fibromi, rispetto ad altri organi come intestino e vescica.
Proviamo a fare chiarezza su tutte le possibilità terapeutiche, chirurgiche e non convenzionali per trattare questa patologia benigna così diffusa in Italia.
I farmaci, essenzialmente ormonali, non possono guarire dalla fibromatosi, ma soltanto arrestare le crescita ed in certi casi ridurre la dimensione dei nodi fibromatosi.
Sono la prima scelta quando si vuole diminuire la dimensione del mioma prima di procedere all’asportazione. Tra essi abbiamo:
Agonisti del GnRH (Gonadotropic Releasing Hormone). Sono farmaci che agiscono controllando il rilascio delle gonadotropine (Ormone Follicolo Stimolante (FSH) ed Ormone Luteinizzante (LH).). Con gli agonisti del GnRH è possibile ridurre la quantità di estrogeni secreta dalle ovaie e dunque ridurre progressivamente la dimensione dei fibromi, ma è una soluzione provvisoria. Alla sospensione del trattamento, i nodi uterini ricrescono. La terapia può essere protratta per 3 o 6 mesi e ripetuta ciclicamente ma non rappresenta una cura al problema.
Spirale medicata con Progesterone. Ha effetto inibente sulla crescita dei miomi e sull’entità del ciclo mestruale. Anche questo metodo non è definitivo e presenta possibili effetti avversi, come infiammazioni uterine e pelviche. Ha però il pregio di ridurre molto la quantità e la durata del ciclo, consentendo di prevenire o trattare l’anemia frequente in donne con fibromatosi.
Gel vaginale a rilascio di progesterone. Il meccanismo d’azione è il solito della spirale, ma la sua applicazione è meno invasiva. Il progesterone applicato nel canale vaginale, viene assorbito a livello locale ed a livello uterino. Non rappresenta un metodo contraccettivo, ma solo una via di somministrazione alternativa del progesterone. Come i precedenti trattamenti non cura, ma limita la progressione dei fibromi e riduce la sintomatologia ad essi correlata.
Pillola anticoncezionale. La citiamo soltanto perché diminuisce molto l’entità e la durata dei flussi mestruali; dunque ha un effetto preventivo sugli stati di anemia spesso dovuti ai fibromi. Tuttavia il suo effetto terapeutico è “indiretto”, dunque non agisce direttamente sulla patologia nodulare uterina.
Farmaci antiemorragici e antidolorifici. Analogamente alla pillola, non curano i fibromi, ma trattano in modo efficace i sintomi comuni ad essi correlati: ciclo mestruale emorragico ed estremamente doloroso, impedendo la rapida anemizzazione e dando alla donna una migliore qualità della vita.
E’ la metodica più recente e più rivoluzionaria per distruggere i miomi uterini.
Si avvale degli ultrasuoni che vengono concentrati nel punto esatto dove è nato il fibroma, lo fanno surriscaldare e portano a necrosi (distruzione per morte cellulare) i tessuti nodulari ipertrofici.
Questo tipo di intervento non richiede incisioni della cute addominale o inguinale, viene effettuato durante risonanza magnetica (in modo da valutare istantaneamente dove indirizzare gli ultrasuoni), e non necessita di ricovero, ma semplicemente day hospital.
Appare privo di effetti collaterali; casi di lievi ustioni cutanee sono rari e si risolvono usando pomate cicatrizzanti.
Ci sono molteplici possibilità di terapie chirurgiche e vanno scelte e valutate caso per caso.
Le abbiamo ordinate partendo dalla meno invasiva.
Embolizzazione delle arterie uterine. Consiste nell’introdurre un catetere nell’arteria femorale attraverso cui si raggiunge l’arteria uterina che viene poi parzialmente ostruita rilasciando particelle di polivinile. Lo scopo è privare i fibromi del nutrimento necessario per poter crescere e portarli a necrosi. Dopo poco tempo dalla procedura si può apprezzare una notevole diminuzione della quantità del flusso mestruale e dopo circa 1 anno si ha la scomparsa dei sintomi vescicali ed intestinali legati alla fibromatosi. Pur essendo un trattamento chirurgico, risulta molto meno invasivo degli altri ed anche la degenza di solito non dura più di 48 ore.
Miomectomia. E’ l’ asportazione chirurgica dei miomi o fibromi; viene detta “conservativa” poiché non prevede l’asportazione dell’utero. Le tecniche attraverso cui si effettua sono diverse e sempre in evoluzione, quindi vediamole brevemente.
Miomectomia isteroscopica. Avviene in corso di isteroscopia e dunque in regime ambulatoriale. In questo modo è possibile avere una visione chiara e dettagliata dell’endometrio e poter in alcuni casi intervenire asportando direttamente piccoli miomi sulla cervice oppure nel lume uterino.
Miomectomia laparoscopica (o robotica). La metodica prevede di effettuare l’intervento generalmente in anestesia spinale ed ha una degenza breve. I miomi si estraggono poi per via vaginale o attraverso le incisioni addominali. Vengono praticate le suture uterine, mentre esternamente si applicano soltanto pochi punti in corrispondenza delle piccole incisioni
Miomectomia laparotomica. E’ l’intervento chirurgico tradizionale, quello in cui cioè si incide l’addome con taglio orizzontale oppure verticale (oggi poco utilizzato in verità), per poter visualizzare completamente l’utero. Ha una degenza più prolungata e di solito viene fatto in anestesia generale. La sutura esterna è simile a quella di un taglio cesareo. L’utero viene suturato nei punti di asportazione dei fibromi, ma viene conservato.
Isterectomia. E’ l’intervento “definitivo” e “demolitivo”, perché prevede l’asportazione completa dell’utero.
Le piante officinali non sono in grado di curare i fibromi, tuttavia si utilizzano per contrastare alcuni tipi di sintomi prodotti dalla fibromatosi come il ciclo abbondante ed il dolore pelvico.
Prima di assumere qualunque tipo di sostanza fitoterapica è bene ricordare che non sempre ciò che è naturale è indicato per determinati disturbi o patologie.
In presenza di fibromi sintomatici e clinicamente accertati, occorre sempre rivolgersi allo specialista prima di iniziare qualunque tipo di terapia alternativa o naturale.
Agnocasto. Il tessuto fibromatoso ha un’alterata sensibilità agli ormoni. In tal senso può essere utile assumere Agnocasto, un principio attivo non ormonale, ma ad attività simil-progestinica. Si estrae dalla Vite (Vitex Agnus Cactus) e regola l’equilibrio tra estrogeni e progesterone, portando ad una progressiva regolarizzazione dei flussi mestruali troppo abbondanti. Formulato anche in pastiglie, si trova in farmacia e para-farmacia.
Alchemilla, Alchemilla vulgaris o Stellaria . E’ una pianta il cui decotto sembra avere un’azione regolatrice sul flusso mestruale, grazie ai Terpeni in essa contenuti che conferiscono attività antinfiammatoria e cicatrizzante.
Achillea o Achillea millefolium. Grazie ai Tannini ed ai Sesquiterpeni che si estraggono da questa pianta, l’attività fitoterapica principale sembra quella di ridurre la sintomatologia dolorosa legata alle mestruazioni, in presenza di fibromi.La tintura madre si utilizza in gocce da assumere 2 o 4 volte al giorno per periodi anche prolungati.
In omeopatia, simile cura simile. Secondo questo principio, esistono sostanze di origine vegetale o animale in grado di provocare i disturbi che vogliamo curare.
Queste stesse sostanze, diluite, funzionerebbero da terapia per i sintomi stessi, senza dare effetti avversi.
Sfortunatamente non ci sono ad oggi evidenze scientifiche di queste attività terapeutiche.
Esistono comunque moltissime combinazioni di granuli da assumere nei casi di sintomi da miomi uterini che vengono utilizzate con discreto successo da molte donne.
Anche in questo caso tuttavia, occorre tenere ben presente che questi trattamenti possono dare sollievo ad alcuni sintomi, ma non curano la fibromatosi.
Elenchiamo i principali, per completezza informativa, e vi invitiamo a rivolgervi al medico omeopata per avere informazioni su quali composti utilizzare e sullo schema posologico.
Calcarea iodata. Il principio attivo è lo Ioduro di Calcio. Per affinità si ritiene che possa trattare i disturbi delle formazioni ghiandolari e nodulari.
Aurum muriaticum natronatum. I principi attivi sono Cloruro d’oro e di sodio e sono considerati decongestionanti del tessuto fibromatoso.
Vaccinium vistis-idae. Deriva dal mirtillo rosso ed ha un’attività simile a quella dell’Aurum Muriaticum a cui spesso si associa, nelle terapia omeopatica dei fibromi.
Per capire se e quanto la presenza di uno o più nodi di mioma possa interferire con la gravidanza, occorre che le donne che ne sono affette, chiedano un parere specialistico al ginecologo. Eventuali conseguenze sulla gestazione sono legate ai seguenti fattori discriminanti:
Il numero dei miomi.
La loro localizzazione.
Le loro dimensioni.
Vediamo quali sono i rischi più frequenti connessi alla presenza di fibromi nell’utero.
Problemi durante l’impianto e lo sviluppo dell’embrione. Un fibroma superiore a 7 o 8 cm già ad inizio gravidanza, può creare più problemi durante l’impianto dell’embrione o lo sviluppo fetale, rispetto ad un fibroma di 1 o 2 cm. Questo perché i miomi, sensibili agli ormoni, durante la gestazione, aumentano ulteriormente le proprie dimensioni. Sono possibili aborti spontanei oppure nel corso di gestazione il feto potrebbe dover assumere posizioni anomale per condividere lo spazio ristretto delle cavità uterina con un grande mioma, con il rischio di parti pretermine.
Maggiore complessità nell’effettuare villocentesi ed amniocentesi. L’utero fibromatoso inoltre potrebbe rendere più rischiosi eventuali test diagnostici embrio- fetali come villocentesi ed amniocentesi. Questo perché il prelievo dei villi coricali placentari o del liquido amniotico viene fatto mediante puntura esterna dell’ addome e dell’utero, sotto guida ecografica. Pur essendo esami di routine la presenza di miomi può renderli più complessi e rischiosi.
Problemi durante il travaglio. Miomi multipli possono creare problemi durante il travaglio, impedendo alle contrazioni uterine di propagarsi in modo omogeneo in tutta la superficie dell’utero. Ciò produrrebbe anomalie della durata del travaglio e potrebbe essere indicazione al taglio cesareo.
Complicanze della placenta. Fibromi molto profondi nella parete uterina, potrebbero causare aree di distacco della placenta in travaglio (evenienza rara, ma pericolosissima), oppure ostacolare il distacco della placenta dopo il parto, costringendo il medico ad una revisione strumentale della cavità uterina per rimuovere il tessuto placentare ed evitare emorragie o infezioni.
E’ possibile portare avanti una gravidanza fisiologica con l’utero fibromatoso? Non c’è garanzia che tutte le donne affette da queste neoplasie benigne possano vivere una gravidanza fisiologica, ma non è nemmeno giusto dire a prescindere che questo non accadrà! A volte solo in sede di taglio cesareo, magari già programmato per svariati motivi, la paziente scopre di avere uno o più fibromi uterini a dimostrazione del fatto che le gravidanze, anche fisiologiche, sono comunque possibili. Il ginecologo di fiducia, grazie ai numerosi accertamenti disponibili (visita ginecologica, ecografia, risonanza magnetica ecc.), saprà dare ad ogni paziente le indicazioni più corrette circa le possibilità, i rischi o le complicanze di una eventuale gravidanza con utero fibromatoso. |
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