Aborto spontaneo: sintomi, cause, prevenzione e terapia post aborto

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Dottoressa Laura Lombardo (Ostetricia) Consulente Scientifico:
Dottoressa Laura Lombardo
(Specialista in ostetricia)

Quando si parla di aborto spontaneo? Di cosa si tratta e con quali sintomi si manifesta. Analizziamone le cause genetiche, fisiche ed ormonali ed approfondiamo le terapie post-aborto necessarie quando si verifica un'interruzione pre-termine della gravidanza.

Cos'è l' aborto spontaneo?

L' aborto spontaneo è l’interruzione spontanea e non provocata di una gravidanza prima del termine fisiologico.

Più nello specifico, si parla di aborto spontaneo quando la morte del feto e l'espulsione dei materiali del concepimento avviene prima delle 21-22 settimane e quando il peso fetale è inferiore ai 500 g, che è il limite di sopravvivenza del feto fuori dal grembo materno.

Dopo questo limite, si parla di parto prematuro (se il feto nasce vivo) o di morte endouterina del feto.

Tipi e stadi dell' aborto spontaneo.

Esistono diversi tipologie e stadi dell'aborto spontaneo che possono classificarsi in base alle settimane di gestazione, alla frequenza dell'evento ed alle manifestazioni cliniche.

In base alle settimane di gravidanza, possiamo fare una distinzione in:

Aborto precoce.

Si parla di aborto precoce se si verifica prima delle 12 settimane di gestazione.

Aborto tardivo.

Si parla di aborto tardivo se si verifica tra la 12 esima e la 20 esima settimana di gestazione.

In base alla frequenza degli episodi, invece, possiamo dire che si parla di:

Aborto sporadico.

L'aborto è definito sporadico se si verifica un solo caso nella vita di una donna, ripetuto se si verificano due casi di aborto.

Aborto ricorrente.

Si parla di aborto ricorrente se si verificano più di tre casi di aborto (poliabortività).

Circa il 15 % delle gravidanze si interrompe precocemente, nel 3 % dei casi si verificano due aborti, nel 1% dei casi si verificano più di tre aborti.

In base ai sintomi e alle manifestazioni con cui si presenta, possiamo fare un’ulteriore classificazione in:

Aborto completo.

L' aborto è completo, quando viene espulso tutto il materiale abortivo.

Aborto incompleto.

L' aborto è incompleto quando parte del materiale abortivo (spesso la placenta) non viene espulso.

Aborto interno o ritenuto.

L' aborto è detto interno o ritenuto quando il feto è morto, ma tutto il materiale non viene espulso ma trattenuto nella cavità uterina.

Quali sono le cause ed i fattori di rischio?

Circa l’80 % degli aborti che si verificano nel primo trimestre hanno una causa embrionale/fetale, mentre gli aborti che si verificano più tardivamente sono molto spesso dovuti a cause materne.

Nella maggior parte dei casi, circa il 60 %, l’embrione non si forma o è malformato, talvolta sono presenti alterazioni cromosomiche.

Possiamo riassumere così le cause principali:

Puoi approfondire cause e conseguenze della gravidanza extrauterina.

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Come viene diagnosticato un aborto spontaneo? Ecografia e BHCG.

Secondo la SIEOG (Società italiana di ecografia Ostetrica e Ginecologica), si fa diagnosi di aborto spontaneo quando, durante una ecografia:

Nel caso di diagnosi dubbia, è necessario ripetere l’esame ecografico dopo una settimana per confermare o meno l’aborto spontaneo e per fare una diagnosi differenziale rispetto ad una gravidanza ancora in fase precoce o extrauterina.

All'ecografia, di solito si abbinano dei prelievi di sangue per valutare l’ormone della gravidanza, BHCG.

Questo, infatti, nei primi giorni di gravidanza si raddoppia ogni 48 - 72 ore, fino a raggiungere valori stabili.

Nelle gravidanze a rischio di aborto, i valori non raddoppiano regolarmente e aumentano lentamente. In caso di aborto conclamato, i valori scendono gradualmente e si azzerano, quando tutto il materiale abortivo viene espulso.

Quali sono i sintomi premonitori di un aborto naturale?

I sintomi che si presentano in caso di aborto spontaneo sono svariati.

Quelli che si presentano con maggiore frequenza sono:

In generale, possiamo dire che non vale la stessa regola per tutte le donne. Infatti, non tutti i sanguinamenti uterini sono necessariamente un campanello di allarme. Alcune donne hanno lievi perdite ematiche fisiologiche, nelle prime settimane di gravidanza, per l’impianto dell’embrione.

Allo stesso modo, non tutti i sintomi dolorosi indicano un aborto in atto. L’utero che si sta preparando alla gravidanza può causare delle contrazioni fisiologiche.

Talvolta l’aborto può anche essere asintomatico e viene scoperto casualmente, dopo un controllo di routine dal proprio medico.

Se è presente uno o più di questi sintomi, è sempre bene far riferimento al proprio ginecologo che accerterà il benessere della gravidanza.

Cosa fare dopo un'interruzione spontanea della gravidanza.

Se si verifica un aborto ed il feto e la placenta vengono espulsi non è necessario nessun trattamento.

Se invece il feto muore e rimane nell'utero, si può decidere tra: la terapia chirurgica e l’attesa.

In caso di aborto incompleto, si può attendere che l’utero, con le contrazioni, elimini tutto il materiale abortivo senza alcun intervento chirurgico. Questo permette di evitare la sedazione, il ricovero e interventi sull’utero, ma non è possibile procedere ad esame istologico.

In taluni casi è possibile assumere specifici farmaci per favorire l’eliminazione del tessuto abortivo.

Se si sceglie di attendere, è bene che la paziente si sottoponga a controlli e che riferisca al suo medico se il sanguinamento o i sintomi peggiorano. In quel caso, potrebbe essere necessario un ricovero per un raschiamento d’urgenza.

Raschiamento.

La terapia chirurgica consiste nel “raschiamento”, ossia un piccolo intervento in sedazione, durante il quale la paziente viene addormentata ma non sottoposta ad anestesia generale. Si dilata la cervice e si introduce un aspiratore che ripulisce la cavità uterina da tutto il materiale abortivo, in seguito si esegue una revisione della cavità, per accertarsi che non ci sia materiale ritenuto che possa causare infezioni.

La procedura è effettuata in regime di Day hospital, quindi la paziente potrà tornare a casa non appena si sentirà bene. Il prodotto abortivo può essere inviato ad analisi istologica, per avere qualche informazione in più sulla causa dell’aborto. Le complicanze sono rare.

Come si può prevenire? Consigli utili.

La prevenzione si basa soprattutto sulla causa che comporta minaccia di ’aborto.

Se la causa è genetica, infatti, non c’è nulla che si possa fare, se non andare a studiare i geni dei genitori per capire le percentuali di rischio che ciò avvenga nuovamente.

Se la causa è ormonale, è possibile aiutare la donna prima e durante le prime settimane di gravidanza, con la giusta terapia. Ad esempio, in caso di bassi livelli di progesterone, è possibile assumerlo dall'esterno, per via vaginale, orale o per via intramuscolare, per sopperire alla mancanza e aiutare quanto più possibile la buona prosecuzione della gravidanza.

Ad ogni modo, è bene:

Una nuova gravidanza dopo l'esperienza di aborto.

Quanto aspettare prima di riprovare ad avere una nuova gravidanza?

Sebbene un aborto aumenti il rischio di avere aborti successivi, in genere la maggior parte delle donne che hanno avuto un'interruzione spontanea di gravidanza, non ha problemi nelle successive gravidanze.

Secondo l’OMS, è preferibile aspettare circa 6 mesi prima di provare nuovamente a concepire.

Recenti studi pubblicati nel 2010, invece, consigliano di non aspettare e di riprovare già dal ciclo successivo. Questo è consigliato in particolar modo alle donne con età superiore a 35 anni, per le quali l’attesa comporterebbe un aumento del rischio di aborto e una diminuzione progressiva della fertilità.

In caso di aborti ricorrenti, è invece consigliabile recarsi da uno specialista per analizzarne le cause, prima di provare ad avere una nuova gravidanza, per non rischiare di incorrere in un nuovo caso di aborto.I

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