L’artrosi alla spalla limita le normali attività , infatti, quando la spalla perde di mobilità , non permette alle braccia di svolgere anche le funzioni abituali e quotidiane. Il deterioramento della cartilagine è il primo sintomo di artrosi, successivamente si possono formare osteofiti e deformità dell’articolazione. Quali sono le cause della degenerazione delle cartilagini? Quali i rimedi? Approfondiamo il tema
L’artrosi della spalla è un processo artrosico che colpisce la cartilagine che riveste l’estremità delle ossa di una delle articolazioni presenti nella spalla.
Delle due principali articolazioni di tale regione anatomica quella che quasi sempre si ammala è l’articolazione gleno-omerale (è la più mobile ed è perciò quella che è sottoposta a maggiore usura).
Anatomia della spalla. La spalla è la regione corporea dove confluiscono e si articolano tre ossa:
L’insieme è poi congiunto alla gabbia toracica mediante robuste fasce muscolari e legamenti. La clavicola forma con la scapola l’articolazione acromion-claveare che ha mobilità molto ridotta ed è stabilizzata da una capsula articolare fibrosa e una serie di legamenti che insistono su di essa. La testa dell’omero si articola nella cavità glenoidea della scapola formando l’articolazione gleno-omerale. Questa articolazione, contrariamente alla precedente, è invece molto mobile e consente i movimenti del braccio rispetto al tronco. La testa dell’omero è mantenuta centrata nella cavità glenoidea da 4 robuste fasce muscolari: sottoscapolare, sopraspinoso, sottospinoso e piccolo rotondo e dal tendine del bicipite. Questo insieme costituisce il distretto anatomico che è noto come cuffia dei rotatori che è ricoperta da un ulteriore potente muscolo che è il deltoide. |
La malattia artrosica inizia intaccando e deteriorando le cartilagini che rivestono testa dell’omero e cavità glenoidea. Una volta innescato, il processo produce una degenerazione progressiva che lentamente ma inesorabilmente danneggia e distrugge le summenzionate cartilagini compromettendo la loro primaria funzione: ossia ammortizzare le sollecitazioni e ridurre gli attriti tra le teste ossee nei movimenti articolari. Le cartilagini, infatti, non guariranno più e si assottiglieranno progressivamente solcandosi e fessurandosi, mutando così la loro superficie da liscia e compatta ad avvallata e rugosa. Le loro modificazioni col passare del tempo determineranno cambiamenti anche della teste ossee dell’omero e della cavità glenoidea che svilupperanno: escrescenze (osteofiti), callosità e fori (geoidi). Condizione che comprometterà ulteriormente la mobilità della articolazione e quindi del braccio rispetto al busto. Anche la membrana sinoviale che riveste l’articolazione e che è deputata alla secrezione del liquido sinoviale (nutre e lubrifica i tessuti articolari) può subire compromissioni e sviluppare un processo infiammatorio che induce iperproduzione di liquido sinoviale e conseguente tumefazione della capsula e della spalla.
Le manifestazioni che segnalano il progredire di una siffatta situazione sono scricchioli e dolore inizialmente blando e solo durante i movimenti e col tempo costante e in qualche tanto severo da pregiudicare i movimenti.
Le cause dell’artrosi non sono conosciute. Sicuramente vi è alla base della malattia una componente genetica che si eredita. La malattia, infatti, colpisce più soggetti di una stessa famiglia e l’avere parenti stretti che soffrono di artrosi della spalla aumenta le possibilità di svilupparla. Non sono però ancora noti geni correlati con la malattia. Sicuramente l‘artrosi è una malattia la cui incidenza aumenta con l’aumentare dell’età dell’individuo e quindi in qualche modo è correlata all’usura dell’articolazioni. Infatti essa interessa circa il 10% degli adulti e oltre il 50% della popolazione degli ultra sessantenni.
Ovviamente quanto detto riguarda le così dette artrosi primarie o primitive che hanno cause sconosciute ed insorgono senza motivazioni apparenti.
Le artrosi secondarie hanno alla base delle cause ben identificabili o condizioni che aumentano le probabilità di contrarre la malattia.
Dette cause possono essere:
Traumi che hanno interessato l’articolazione gleno-omerale.
Processi infiammatori dell’articolazione.
Malformazioni anatomiche che determinano un anomalo funzionamento dell’articolazione e quindi una sua eccessiva usura.
Lavori o pratiche sportive che richiedono movimenti stressanti e ripetitivi che portano il braccio al di sopra della testa.
Malattie metaboliche come diabete e gotta (accumulo di acido urico nella articolazione).·
I principali sintomi dell’artrosi alla spalla sono:
Dolore. Inizialmente è blando e si manifesta solo dopo uno sforzo e/o movimenti prolungati. Col tempo il dolore diviene una costante ed i alcuni casi così gravoso da pregiudicare i normali movimenti dell’articolazione. Di solito il dolore è più intenso al mattino subito dopo il sonno notturno e tende a diminuire con le normali attività ma si aggrava se si sottopone l’articolazione a sforzi prolungati. Il dolore è una conseguenza della infiammazione della membrana sinoviale e non della degenerazione di cartilagini e capi ossei che sono privi di terminazioni nervose.
Scricchiolii caratteristici durante i movimenti. Sono il segno della consunzione delle cartilagini e dello sfregamento dei capi ossei poco protetti da queste ultime fessurate ed assottigliate.
Tensione delle fasce muscolari che costituiscono la cuffia dei rotatori. Sono una conseguenza dell’irrigidimento della capsula articolare. La condizione aggrava la sindrome dolorosa.
Riduzione funzionale della articolazione. E’ una conseguenza che inizialmente è provocata dal paziente stesso che avvertendo dolore tende a mantenere ferma l’articolazione (non solleva o ruota il braccio). Questa condizione induce un progressivo deficit dei muscoli delle fasce che costituiscono la cuffia dei rotatori. Da qui la perdita di funzionalità che si accentua col trascorre del tempo. Il problema si acuisce ancor più per le calcificazioni delle cartilagini e per la comparsa degli osteofiti che riducono lo spazio intra-articolare.
Per la diagnosi della malattia si procede generalmente nel seguente modo:
Analisi della storia medica del paziente e della sua famiglia.
Analisi dei sintomi e segni.
Visita medica del paziente. Esclude l’evenienza che i problemi lamentati siano di altra natura e constata lo stato dell’articolazione (eventuali deformazioni) e della muscolatura che insiste su essa. Durante tale visita lo specialista eseguirà una serie di speciali manovre per verificare la sua rigidità sia a breve che dopo immobilizzazione protratta.
I risultati di tali osservazioni consentiranno di formulare una prima ipotesi di diagnosi che dovrà essere avvalorata dalle seguenti indagini strumentali:
Radiografia della spalla in posizione standard. Fotografa i capi ossei che sono opachi ai raggi X. Di norma basta dasola a confermare una diagnosi di artrosi in quanto evidenzia la riduzione del fisiologico spazio articolare (tra testa dell’omero e cavità glenoidea). Spazio che in condizioni normali è occupato dalle cartilagini (trasparenti ai raggi X) che la malattia assottiglia.
TAC. Fornisce delle sezioni trasversali della spalla e quindi può risultare essenziale per valutare le deformazioni dei capi ossei ossia della testa dell’omero e della cavità glenoidea.
Risonanza Magnetica Nucleare. Fornisce immagini precise dei tessuti molli (cartilagini, membrana sinoviale, capsula fibrosa) e quindi consente di apprezzarne lo stato.
Nella sua fase iniziale l’artrosi della spalla, quindi nei giovani o anche anziani ma affetti da forme lievi della malattia, può essere trattata con terapia conservativa che consiste nell'assunzione di farmaci per lenire il dolore, terapie e ginnastica o in casi particolarmente invalidanti, con l’intervento chirurgico.
Questa si avvale di:
Antiinfiammatori. Solitamente vengono usati gli inibitori selettivi della Cox-2 o Cicloossigenasi- 2. Questa è una enzima che è presente nei tessuti che sono sede di un processo infiammatorio. La sua inibizione determina una modulazione della infiammazione. Gli inibitori selettivi della Cox-2 hanno il pregio che, agendo sulla sola Cox- 2 e non sulla Cox-1, il cui deficit crea problemi gastrici, non hanno le controindicazioni dei comuni FANS (Antiinfiammatori non Steroidei).
Steroidi. In qualche caso si rende necessario l’uso dei cortisoni che hanno ottime capacità antiinfiammatorie ma molti effetti collaterali. Si preferisce, per ridurre tali effetti, somministrare i cortisonici iniettandoli direttamente nell’articolazione, ma occorre l’opera di ortopedici esperti.
Acido ialuronico. E’ uno dei componenti essenziali del tessuto connettivo. Infiltrato direttamente nell’articolazione aumenta il potere lubrificante del liquido sinoviale, combatte l’infiammazione, aumenta le capacità della struttura di assorbire le sollecitazioni.
Puoi approfondire le applicazioni delle infiltrazioni di acido ialuronico .
Alla terapia farmacologica possono affiancarsi, anche se non sostituirli del tutto, alcuni rimedi naturali e terapie che essenzialmente aiutano a lenire il dolore ed a migliorare la mobilità dell’articolazione. I più utilizzati di tali rimedi sono:
Riposo e riduzione del carico di lavoro che sollecita la spalla.
Applicazioni ripetute nell’arco della giornata (almeno 5 ella durata di almeno dieci minuti) di una borsa ghiacciata. Hanno la proprietà di ridurre il processo infiammatorio.
Cicli di terapia fisica. Come possono essere la fangoterapia o la TENS. La TENS è una stimolazione trans cutanea delle terminazioni nervose con scariche elettriche opportunamente dosate. La sua funzione è di lenimento del dolore. La sua efficacia non è comunque universalmente condivisa. La fangoterapia consiste nell’applicazione sulla spalla di fanghi termali caldi per un periodo di almeno un mese. La sua azione è antiinfiammatoria.
Cicli di fisiochinesiterapia. La fisiochinesiterapia è un mix di interventi (manipolazione, massaggi, esercizi dedicati, correzione della postura, etc.) tesi al ripristino: della funzionalità articolare, tono muscolare e corretta postura. Può essere molto efficace ma ridiede applicazione e personale esperto.
Agopuntura. Tecnica derivata dall’antica medicina cinese. Ha una discreta efficacia nel lenire il dolore.
La ginnastica per l’artrosi della spalla deve essere eseguita sotto la vigilanza di un fisioterapista e consta di esercizi per rinforzare i muscoli ed attivare la mobilità dell’articolazione.
Gli esercizi per la spalla si svolgono applicando una resistenza crescente. Inizialmente sono esercizi a corpo libero quali:
Tieni le spalle dritte e falle roteare avanti e indietro. Ripetere l’esercizio per 5 minuti.
Tendi il braccio e, aiutandoti con la mano opposta avvicina il gomito all’atra spalla: Eseguire due serie di 5 ripetizioni per ogni spalla.
Fletti il busto in avanti, appoggiati con un braccio al tavolo, fai dondolare l’atro avanti ed indietro. Esegui 3 serie di 15 ripetizioni per ogni braccio.
Alza le braccia in alto, portale in avanti e poi indietro. Esegui 2 serie di 15 ripetizioni intervallate da alcuni secondi di riposo.
Quando la forza del muscolo aumenta si aumenta la resistenza e si passa ad esercizi che utilizzano fasce elastiche o pesi.
Nei casi severi con articolazione molto dolorosa e funzionalità compromessa va valutata la possibilità dello intervento chirurgico. Questo può essere di 2 tipi:
Pulizia della capsula articolare. In artroscopia con appositi strumenti comandati dall’esterno, visionando il campo operatorio con una microtelecamera, si libera l’articolazione dai corpi mobili, calcificazion ed aderenze intra-articolari.
Impianto di una protesi articolare. Con un intervento di chirurgia tradizionale si sostituisce la naturale articolazione con una speciale protesi studiata appositamente per consentire i naturali movimenti articolari. La protesi può essere:
Parziale e sostituire solo la testa dell’omero ed allora l’intervento è detto di emiartroplastica.
Totale e sostituire oltre che la testa dell’omero anche la cavità glenoidea (artroprotesi totale).
Ovviamente l’intervento di protesi che comunque è un intervento di chirurgia maggiore non è immune da complicanze. Le principali sono:
Infezioni. Le probabilità con i moderni sistemi di sterilizzazione sono minime e sono correlate a qualsiasi intervento.
Fratture. L’inserimento della protesi nel moncone dell’omero privato di testa può causare nei soggetti con debolezze fratture.
Lussazioni. Perdita dei rapporti articolari della protesi.
Approfondisci cos'è una lussazione e quali articolazioni può colpire.
Lesioni di tendini e nervi e vasi sanguigni. La struttura è ricca di tendini, nervi, vene che possono essere lese nel corso dell’operazione.
Problemi correlati alla somministrazione dell’anestetico. L’intervento avviene in presenza dell’anestesista che è istruito a venire a capo di tali evenienze.
Al termine dell’intervento che avviene in anestesia totale l’arto viene bendato e contenuto da un tutore. Dopo una decina di giorni i punti vengono rimossi e viene iniziato un ciclo di terapia riabilitativa che durerà almeno 8 settimane e che consentirà al paziente di riacquistare il tono muscolare e la funzionalità articolare compromessa. Trascorso tale periodo si potranno tornare alle normali attività lavorative. Sarà comunque buona norma continuare con cicli di fisioterapia.
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