Depressione reattiva
Articolo sulla depressione reattiva per chiarire le caratteristiche e le cause di questo disturbo, illustrarne i sintomi più evidenti e passare in rassegna le diverse terapie possibili spaziando dal sostegno di tipo psicoanalitico alle terapie farmacologiche fino ad illustrare i rimedi naturali proposti dalla medicina omeopatica.
Che cosa è la depressione reattiva?
La depressione reattiva è una malattia mentale che appartiene ai disturbi dell’umore. Questi costituiscono una vasta categoria di patologie e sindromi caratterizzate da alterazioni del tono dell’umore. Alterazioni che spesso hanno una portata tale da costituire una limitazione severissima della vita sociale di coloro che ne soffrono.
In particolare la depressione reattiva è una riposta eccessiva e patologica ad una grave perdita, ad una cocente ferita dell’amor proprio o come viene indicato con termini tecnici dell’Io narcisistico. E’ un senso di profondo sconforto e tristezza in cui precipita colui che viene colpito dalla morte di una persona cara, dalla fine di un rapporto amoroso o dalla perdita del lavoro. Naturalmente tutti sono provati da lutti, malattie, delusioni amorose, insuccessi nel lavoro, perdita del prestigio o da un aborto, però personalità e carattere aiutano a superare tali traversie in un tempo ragionevolmente breve.Quando la reazione depressiva in risposta a tali avversità è assolutamente sproporzionata e persiste per un tempo che va ben oltre quello appropriato, e l’individuo non riesce in alcun modo a venirne a capo con le sue sole forze, allora la condizione diviene patologica e si parla di depressione reattiva.
Nei soggetti affetti da depressione reattiva si sommano in maniera più o meno tangibili diverse componenti:
- Una componente fisica caratterizzata da stanchezza, astenia e mancanza di forze.
- Una componente esistenziale caratterizzata da una serie di scelte di vita vissute in maniera superficiale e di cui successivamente ci si pente.
- Una componente reattiva costituita da un susseguirsi di eventi negativi e traumatici.
- Una componente psicologica caratterizzata da fragilità ed incapacità di superare le avversità.
Chi è più soggetto alla depressione reattiva? Epidemiologia.
La depressione reattiva benché possa insorgere a qualunque età è tipica degli adolescenti e degli anziani nel senso che in queste due stagioni della vita si ha la massima probabilità di contrarre il male. I giovani perché mediamente non hanno ancora una personalità ben formata che possa contrastare la labilità del loro umore. Gli anziani perché per problemi fisici hanno una più bassa resistenza allo stress. Le donne sembrano essere più sensibili alla patologia e si ammalano con un rapporto rispetto agli uomini pari a 2:1.
Cause della depressione e di quella reattiva in particolare.
La causa della malattia non è ancora del tutto nota. Si ipotizza che possa essere favorita da alcuni fattori quali:
- Predisposizione familiare. Studi condotti sui gemelli hanno stabilito che anche per i disturbi dell'umore e quindi per la depressione reattiva vi è una componente ereditaria. Componente che si evidenzia in particolare nelle forme che si manifestano in età precoce.
- Deficit o ridotto funzionamento di alcuni messaggeri chimici i così detti neurotrasmettitori che agiscono sull'umore dell’individuo e in particolare: serotonina, noradrenalina appartenenti entrambe alla classe delle monoammine.
- Fattori psicologici. La mancata elaborazione ed il successivo superamento di vecchi traumi emotivi che si sono stratificati nell'inconscio.
- Variazione dei livelli ormonali. E' noto infatti da molto tempo che gli scompensi ormonali possano indurre depressione. Depressione che può essere circoscritta ai semplici disturbi dell’umore dei giorni precedenti l’inizio delle mestruazioni. O anche di quella più seria che per circa due settimane può accompagnare la donna subito dopo il parto. Anche i contraccettivi orali e la terapia con estrogeni in menopausa possono essere responsabili di questo tipo di situazione.
- Alcune patologie sistemiche. Esempi di questo tipo sono costituti da malattie della tiroide e l’AIDS che tra le loro manifestazioni cliniche contemplano la depressione.
- Alcune categorie di farmaci e droghe.
Sintomi della depressione reattiva.
Il quadro clinico della malattia si sviluppa in maniera lenta e diviene conclamato nell’arco di diverse settimane. I sintomi non sono facilmente schematizzabili e di norma variano da soggetto a soggetto. Di seguito abbiamo raccolto i più comuni:
- Pigrizia e riduzione dell’attività accompagnata da una sintomatologia fisica di mancanza di forze, svogliatezza, stanchezza dopo sforzi di trascurabile entità ma anche a riposo. Tutto ciò compromette fortemente le capacità di lavoro del paziente che viene a trovarsi nell’impossibilità mentale ma anche fisica di portare a termine qualsiasi compito.
- Melanconia, tristezza e caduta generalizzata del tono dell’umore, accompagnate da sensazione di eventi catastrofici imminenti.
- Sfiducia nelle propri mezzi, bassa autostima e convinzione dell’incapacità di poter superare tale situazione. Unita a sensazione di abbandono e di perdita dei rapporti sociali ed incapacità a divertirsi.
- Propensione al pianto ed alla disperazione, ma anche apertura ad aiuti esterni e predisposizione ad essere consolati e a dimenticare momentaneamente.
- Disturbi fisici che vanno dai dolori simili a quelli della fibromialgia alle cefalee, dai disturbi gastrici a quelli ormonali quali l’amenorrea.
- Disturbi del sonno con difficoltà a prender sonno e continui risvegli durante la notte.
- Disturbi dell’alimentazione. Scarso appetito e consumo ridotto di cibo o bulimia.
- Manie suicide. Se il paziente manifesta propositi suicidi deve essere immediatamente ricoverato e tenuto sotto osservazione. Il rischio che esso porti a compimento il suo proposito anche a scopo puramente dimostrativo potrebbe essere infatti elevato e tale probabilità aumenta nelle festività e negli anniversari importanti.
Negli anziani la depressione reattiva può generare uno stato di prostrazione e confusione con perdita di memoria che può ad un esame superficiale essere confuso con un quadro clinico di Alzheimer.
Diagnosi: come riconoscere la depressione reattiva?
Generalmente si riesce a diagnosticare la depressione reattiva dall'analisi dei sintomi e segni. L’anamnesi è molto utile per la conferma della diagnosi ed anche per individuare l’evento traumatico da cui discende la patologia. Ad esempio, una storia familiare di depressione sarà una sicura conferma dell’ipotesi diagnostica desunta dal quadro clinico.
Esistono comunque anche esami clinici che possono facilitare il compito del medico in casi di diagnosi difficile. Uno di questi è l’elettroencefalogramma (rappresentazione dell’attività elettrica del cervello). Poiché la depressione è caratterizzata da disturbi del sonno e con più precisione dalla rapidità con cui si passa alla fase di sonno REM (Rapid Eye Movement), se si effettua un elettroencefalogramma del paziente nel sonno e si registra un tempo inferiore ai 70 minuti (anzi che i fisiologici 90) per scivolare nella fase REM è possibile confermare con relativa certezza la diagnosi di depressione.
Come superare la depressione reattiva? La terapia.
Il trattamento principe della depressione reattiva è la psicoterapia che aiuta il paziente ad assumere di nuovo e gradualmente le sue responsabilità ed ad adattarsi alle difficoltà. Tale tipo di trattamento contempla molti tipi di interventi i più comuni sono:
Le terapie psicologiche.
Terapia cognitiva-comportamentale. Obbiettivo di tale forma di psicoterapia è di fornire al paziente gli strumenti che gli consentano di sviluppare quella che va sotto il nome di abilità di coping ossia la capacità ad affrontare ogni tipo di situazione e quindi anche quelle di disagio.
Terapia familiare. Secondo tale tipo di approccio terapeutico il disagio del singolo individuo (in questo caso la depressione) è l’interazione tra le esperienze del soggetto con le influenze che il nucleo familiare esercita su di lui.
Trattamento farmacologico.
I farmaci non vengono di norma utilizzati nella cura della depressione reattiva. Tuttavia in casi gravi è necessario farvi ricorso. I farmaci che si utilizzano sono gli anti depressivi. Ne esistono varie categorie ma i più usati sono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina o SSRI. Tra le varie tipologie di antidepressivi sono quelli che presentano minor effetti collaterali.
La loro azione è di bloccare la ricaptazione del neurotrasmettitore serotonina che così viene ad essere presente in maggior concentrazione e l’umore del paziente migliora. Parallelamente si procede con la psicoterapia.
Rimedi naturali.
Un rimedio naturale utilizzato nei casi di depressione reattiva di lieve entità è l' Ipericum che è anche nota come erba di San Giovanni. Viene utilizzato come integratore dietetico; ha effetti sui disturbi del sonno e su disturbi dell’umore. Bisogna comunque fare attenzione a non utilizzarlo in associazione con farmaci antidepressivi perché potrebbe avere delle interazioni pericolose.
Altro integratore di provata efficacia da vari studi scientifici nella cura di depressione nelle forme lievi è l’acido folico che è fondamentale per la sintesi dei neurotrasmettitori che influenzano l’umore. Viene utilizzato principalmente alla comparsi dei primi leggeri sintomi.
Cure Omeopatiche.
Contro la depressione reattiva l’omeopatia suggerisce l’assunzione di Aurum metallicum adatto soprattutto per gli anziani che va somministrato nella dose di 5 granuli tre volte al giorno per almeno tre settimane.
L' Ignatia, che ha un effetto calmante e favorisce la stabilità emotiva, va somministrata nella dose di 5 granuli sciolti in acqua tre volte al giorno.
Il Natrum Nuriaticum o cloruro di sodio che riduce l’irritabilità, gli stati di ansia e le crisi di pianto, va somministrato in una dose unica settimanale.
Si può guarire dalla depressione reattiva? Prognosi.
La prognosi della malattia è generalmente benevola e i pazienti possono guarire spontaneamente se viene meno la causa patogena.
La terapia è in genere una cura efficace che fa sentire il paziente più sicuro e l’aumentata autostima lo rende abbastanza forte per superare l’evento traumatico. In genere dopo alcuni mesi di terapia i sintomi si alleviano, ma per la guarigione occorre un tempo piuttosto lungo. Il problema è che la malattia è spesso recidivante.