Morbo di parkinson: cos'è? Sintomi, cause e cure

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Approfondiamo il del morbo di Parkinson, una malattia degenerativa del sistema nervoso centrale. Scopriamo le cause e le cure possibili per contenere i sintomi e rallentare il progredire della malattia.

Che cosa è il morbo di Parkinson?

Il morbo di Parkinson o anche malattia di Parkinson appartiene alla più ampia categoria delle patologie degenerative del Sistema Nervoso Centrale (parte del sistema nervoso che ha funzione di controllo ed elaborazione). Queste sono un gruppo di malattie eterogenee che hanno in comune le seguenti caratteristiche:

Breve richiamo sul neurone e suo funzionamento.

Il cervello è formato da un gran numero (nell’ordine di miliardi) di cellule elementari che sono denominate neuroni. Il loro compito è di:

  • raccogliere le informazioni dai vari organi della periferia che fungono da sensori (acquisiscono notizie sul mondo che ci circonda: immagini, odori, sapori, suoni, etc.) ;

  • elaborarle;

  • Inviare comandi ad altri neuroni ed alla fine della catena agli organi periferici del corpo come ad esempio sono i muscoli.

Ogni neurone è formato da una parte centrale in cui è contenuto il nucleo della cellula dalla quale si diparte:

  • un grosso e lungo filamento denominato assone che serve a trasmettere i comandi elaborati dal neurone.

  • Un gran numero di filamenti più sottili e corti denominati dentriti che servono invece a raccogliere i messaggi dalla periferia che saranno poi elaborati dalla cellula.

I miliardi di neuroni raggruppati nel cervello sono tra loro interconnessi a formare una sorta di rete.

La connessione tra due neuroni non è però formata da un contatto diretto ma avviene in una regione, di dimensioni paragonabili a quelle cellulari, denominata sinapsi.

Nelle sinapsi lo scambio di informazioni e comandi tra due neuroni avviene per l’azione di sostanze chimiche che fungono da messaggeri e che sono noti come neurotrasmettitori.

La superficie del neurone bersaglio contenuto in una sinapsi è rivestita perciò di una particolare proteina nota come recettore che è in grado di riconoscere solo un particolare neurotrasmettitore e non tutti gli altri.

La dopamina è uno dei neurotrasmettitori tra le svariate centinaia esistenti e la sua funzione è il controllo dei movimenti.

Entrando nel dettaglio della malattia di Parkinson si scopre che essa colpisce e distrugge, riducendoli drasticamente di numero, un gruppo di neuroni posizionati nella parte superiore del Mesencefalo (area del cervello). Neuroni che costituiscono la così detta Sostanza negra che è implicata nel controllo dei movimenti dei muscoli volontari e che deve il suo nome alla presenza di un pigmento: la melanina neurale di colore nero.

I neuroni che costituiscono la sostanza nera producono il neurotrasmettitore dopamina con cui comunicano con un altra area del cervello a cui sono connessi tramite sinapsi. Tale area è lo Striato che appartiene con la sostanza nera ad un insieme più ampio che quello dei Gangli di base.

Dallo striato, infatti, mediante altri neurotrasmettitori (acetolina, adenosina, etc.), che fungono ancora da messaggeri, si dipartono le informazioni (informazioni che, come accennato, sovraintendono al controllo dei movimenti volontari) per varie aree celebrali e da queste poi ai muscoli.

Ora è evidente che una riduzione drastica dei neuroni della sostanza nera implicherà una drastica riduzione della dopamina da cui scaturirà una compromissione del meccanismo del movimento con una sintomatologia che si manifesta principalmente con: tremori, problemi di equilibrio nel camminare, rigidità delle fasce muscolari che conferiscono al paziente la tipica postura curva della malattia e lentezza dei movimenti.

La malattia, come detto, ha una eziologia ignota tanto è che essa viene anche chiamata Parkinson idiopatico (non dovuto a cause esterne) primario. In realtà però non è sempre così. Esiste, infatti, un numero molto limitato di casi in cui l’eziologia della malattia è nota.

Tutto questo fa si che, bisognerebbe considerare il parkinsonismo non come una unica malattia ma come un insieme di malattie con diversa eziologia unificate da una sintomatologia comune.

Epidemiologia della malattia.

Attualmente la malattia interessa circa 250 000 individui e di questi almeno 12 000 hanno meno di 50 anni. La stima è che tali numeri nei prossimi 20 anni siano destinati quantomeno a raddoppiare per l’allungamento della vita media. In merito all’incidenza della malattia in funzione del sesso vi sono studi controversi. Alcuni ritengono che il Parkinson sia più comune negli uomini altri che sia egualmente diviso tra i due sessi. In egual maniera alcuni lavori, non condivisi in maniera univoca, considerano una maggior incidenza della malattia, tra i componenti della razza bianca rispetto a quella nera ed asiatica.

Sintomi della malattia degenerativa del Sistema Nervoso Centrale.

Il quadro clinico della malattia varia da individuo ad individuo e comunque quasi sempre esordisce in maniera molto lieve con sintomatologia impercettibile che però lentamente, ma inesorabilmente, procede. I principali sintomi e segni della malattia sono:

Cause e fattori di rischio del morbo di Parkinson.

Nella maggior parte degli ammalati di morbo di Parkinson non si riesce ad individuare una causa precisa che ha determinata il problema e solo una in una esigua percentuali di ammalati ciò possibile. Comunque sia tutte le possibili cause che possono scatenare la malattia sono:

Fattori di rischio.

Alcune condizioni costituiscono un fattore di rischio perlo sviluppo della malattia ossia moltiplicano le probabilità di contrarla.

Essi sono:

Prevenzione: i fattori che riducono il rischio di contrarre la malattia degenerativa.

Esistono alcuni fattori che hanno la capacità di ridurre le probabilità dell’insorgere della malattia essi sono:

Diagnosi.

Non esiste un test o indagine clinica in grado di diagnosticare con certezza la malattia. Il medico formula solitamente la diagnosi avvalendosi di:

Terapia: farmaci per limitare la sintomatologia e intervento chirurgico.

Non esiste alcun trattamento che curi in maniera definitiva la malattia e pertanto l’unica possibilità è di mantenere la sintomatologia sotto controllo.

A tale scopo si utilizza:

Trattamento chirurgico.

Era molto comune in epoca antecedente all’ introduzione del Levodopa. Attualmente viene usato nei soli casi di resistenza della malattia ai farmaci. Consiste nell’impiantare sotto guida radiologica un pace maker cerebrale che è in grado di inviare impulsi elettrici e quindi stimolare aree profonde dell’encefalo. Naturalmente l’operazione di impianto non è priva di gravi rischi come: ictus ed infezioni.

Trattamenti alternativi.

Alcuni trattamenti alternativi possono essere di ausilio nella terapia della malattia di Parkinson essi sono:

Stile di vita adeguato. Una dieta equilibrata ricca di Omega 3, antiossidanti come frutta e verdura e alimenti ricchi di fibra può aiutare a controllare la sintomatologia della malattia.

Integratori a base di coenzima Q10. E’ un potente anti ossidante e come tale ha effetti benefici sul cervello ed in particolar modo in chi soffre di morbo di Parkinson.

Massoterapia. Aiuta a ridurre l’eccessiva tensione muscolare indotta dalla malattia.

Agopuntura. Riduce la sindrome dolorosa che consegue a detta tensione.

Tecniche posturali. Agiscono sempre sui muscoli contratti responsabili della tipica postura della malattia.

Tecniche di rilassamento e di srtetching. Aumentano la flessibilità e rilassano la muscolatura contratta.

Complicanze e prognosi del morbo di Parkinson.

Le complicanze che possono seguire alla malattia di Parkinson sono:

Approfondisci le cause ed i fattori di rischio della demenza senile.

La prognosi del morbo di Parkinson con le odierne cure è buona. Le aspettative di vita di coloro che ne soffrono sono all’incirca le stesse di chi non è ammalato. Le possibili cause di morte correlate alla malattia sono polmoniti causate da accidentali ingestioni di alimenti per i problemi di deglutizione e complicanze alle cadute per i problemi di deambulazione.

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