l?angina pectoris è correlata ad una stenosi, ostruzione o spasmo delle arterie coronariche. La sua manifestazione classica è il dolore intenso di tipo costrittivo al petto al disotto dello sterno della durata di una decina di minuti. Scopriamo le cause dell'angina ed i possibili trattamenti farmacologici.
L’angina pectoris è una sindrome, e quindi non una vera malattia ma un sintomo o insieme di sintomi, causata da una temporanea ischemia del muscolo cardiaco (ridotto afflusso sanguigno).
Data la sua brevità l’attacco anginoso ha, di norma, il vantaggio di non riuscire a provocare compromissioni permanenti al cuore ma, comunque, rappresenta un grave campanello di allarme che non va in alcun modo sottovaluto e che richiede il ricorso immediato ad uno specialista e successive accurate indagini.
Come si classifica l'angina pectoris?
Esistono vari tipi di angina e diversi criteri con cui è possibile classificarla e precisamente:
Criteri di tipo eziologico.
Sono quelli che classificano l’angina in funzione delle sue cause. Possiamo avere:
Angina primaria. Insufficiente apporto sanguigno susseguente all’instaurarsi della aterosclerosi ed al conseguente deposito di placche ateromatose sulla parete interna delle coronarie. Placche che ne riducono il calibro e di conseguenza la portata e che inducono l’ischemia. Più raramente in coronarie sane (prive di placche) può instaurarsi un processo ischemico a causa di spasmi che produce un improvviso e consistente restringimento del lume arterioso. A questa categoria appartiene la rara (meno del 2% dei casi) angina di Prinzmetal.
Angina secondaria. Se l’ischemia è causata da una aumentata necessità di apporto sanguigno. E per stenosi o ostruzioni delle coronarie non è possibile arrecare tale surplus.
Criteri di tipo descrittivo.
Sono quelli che suddividono le varie tipologie in funzione delle modalità con cui l’attacco si instaura. Abbiamo perciò:
Angina da sforzo. L’attacco è causato dallo sforzo fisico. Sforzo che richiede un surplus di irrorazione sanguigna del cuore. Surplus che non può essere addotto stante l’ostruzione delle coronarie. E' ovviamente un’angina secondaria.
Angina spontanea. L’attacco avviene all’improvviso senza che sia presente alcuna causa che lo scateni. Conseguentemente è un’angina di tipo primario e si presenta anche a riposo.
Angina Mista. E un mix delle due precedenti ed è anche la tipologia più comune. Può presentarsi tanto a riposo che dopo sforzo. Va notato in modo esplicito che la soglia di ischemia che scatena l’attacco anginoso non è mai la stessa ma varia con le condizioni fisiche e con il periodo. Uno sforzo intenso e prolungato può tranquillamente non dar luogo ad alcun problema, mentre uno molto più lieve o addirittura nulla in un momento successivo possono provocare l’attacco.
Criteri di tipo clinico.
Sono quelli che stabiliscono la classificazione in funzione dell’evoluzione della sindrome. In base a tali criteri si ha:
Angina stabile. Non si ha alcuna evoluzione percepibile e pertanto è assimilabile ad un quadro clinico cronico.
Angina pectoris instabile. E' caratterizzata da crisi che si ripresentano sempre più frequentemente e tende ad evolvere verso la più grave condizione dell’infarto cardiaco. Tanto che spesso viene denominata come angina preinfartuale.
Quali sono le cause dell’angina pectoris?
La causa principale dell’angina pectoris è l’ostruzione delle arterie coronariche causata dall’aterosclerosi. Ma possono esserci anche alcune patologie, la maggior parte delle quali, ma non tutte, che interessano il cuore. Queste possono essere così riassunte:
Dolore al petto opprimente. E' il sintomo principe dell’angina. Può essere molto intenso o solo una sensazione di fastidio. Può estendersi al braccio fino alle dita della mano sinistra o allo stomaco e talvolta alla mandibola ed ai denti. Può insorgere a riposo o in seguito ad uno sforzo ma generalmente peggiora notevolmente con la fatica e regredisce col riposo.
Sensazione di mancanza di aria.
Nausea e vomito.
Sudorazione.
Come si effettua la diagnosi dell’angina?
Non bastano l’anamnesi e l’analisi dei sintomi. Per avere la certezza della diagnosi sono necessari alcuni esami strumentali. I più comuni sono:
Elettrocardiogramma nelle 24 o 48 ore. Se non è presente l’attacco ECG non serve.
Elettrocardiogramma sotto sforzo.
Coronografia. Introduzione nelle coronarie mediante un catetere di un mezzo di contrasto che permette di ottenere immagini precise della regione anatomica.
Calcio antagonisti. Farmaci che riducono l’ipertensione.
Nitrati. Fungono da vasodilatatori e quindi consentono un maggior apporto ematico al cuore.
2) Chirurgico. Può essere dei seguenti 2 tipi:
Bypass coronarico. Consiste nel creare chirurgicamente un circuito alternativo alle coronarie ostruite con vene prelevate ad altre zone del corpo.
Angioplastica. Consiste nel gonfiare nella regione della placca un apposito palloncino (introdotto con un catetere) che la schiaccia. Per mantenere un giusto calibro del vaso si impianta poi uno “stent” struttura metallica a rete che mantiene la dilatazione.
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