Con più correttezza, pertanto, anziché di esaurimento nervoso si dovrebbe parlare di nevrastenia o neuroastenia. E? una patologia che nasce da problemi psicologici ma che si manifesta con pesanti e tangibili problemi fisici che quindi vanno adeguatamente curati.Di norma il problema si presenta in età adolescenziale e/o tra i trenta ed i quaranta anni. Colpisce all'improvviso, senza alcun segnale premonitore, con maggior frequenza le donne, ed ha una durata che non è possibile quantificare anche perché non esiste un preciso protocollo terapeutico e la cura va calibrata sul soggetto, infatti non tutti i pazienti rispondono nel medesimo modo.
Il termine esaurimento nervoso è usato nel linguaggio popolare per indicare un quadro clinico (insieme di sintomi) a carattere sia fisico che psicologico.
La neuroastenia, come fornisce una prima grossolana indicazione l’etimologia stessa della parola: neuro (nervo), stenia (forza) preceduta dalla a (in greco alfa) privativa, è quindi mancanza di forza nervosa e da qui l’espressione popolare di esaurimento nervoso.
Essa in base al suo quadro clinico può presentare due distinti decorsi:
La definizione della malattia ha subito negli anni continui adattamenti adeguandosi ovviamente alle influenze delle molteplici scuole di pensiero che si sono occupate del problema. Anche la psicanalisi e lo stesso Freud ha studiato la nevrastenia inquadrandola tra le nevrosi attuali. Ossia nevrosi con cause che non sono determinate da conflitti dell’età dell’infanzia ma da problemi presenti. E con più precisione come una nevrosi conseguente ad prolungata astinenza sessuale. Con Freud quindi la nevrastenia passò dall’iniziale disturbo a base biologica a disturbo con base psichica e come tale venne progressivamente, nel tempo, inglobata nei disturbi a carattere depressivo.
Attualmente la nevrastenia o esaurimento nervoso costituisce ancora una categoria nella classificazioni sistematica delle malattie ICD 10 (International Clasification of Deseases edizione no. 10) stilata dall’OMS Organizzazione Mondiale della Sanità. In questa classificazione comunque le caratteristiche della nevrastenia, pur mantenendo una autonoma entità, sono state progressivamente inglobate in una nuova sindrome la così detta CFS (Chronic Fatigue Syndrome) che naturalmente presenta sintomatologia perfettamente sovrapponibile all’esaurimento nervoso e trattamento identico. Nel DSM IV (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders’) stilato dall’American Psychiatric Association invece l’esaurimento nervoso o neurastenia non è citato come entità indipendente ed è associato ai disturbi somatiformi, ossia ai disturbi che si annunciano con manifestazioni fisiche, ma che hanno una eziologia (causa) psichica. La spiegazione di tale diversità è da ascrivere, come già si è accennato al diverso atteggiamento delle due scuole (europea ed americana) nei confronti della malattia mentale che fatalmente sfocia in sindromi ansiose e depressive.
Se vuoi puoi approfondire quali sono i sintomi psichici e fisici che determinano l’esaurimento nervoso e come si manifestano.
Per tali motivi le ipotesi che si fanno sulle cause della malattia sono svariate. Premettiamo che in realtà le cause non sono del tutto note. Sicuramente sono, in qualche maniera, correlate alla concentrazione di alcuni neurotrasmettitori (sostanze chimiche deputate alla comunicazione tra i neuroni). Altrettanto sicuramente la componente psicologica gioca un ruolo predominante nello squilibrio di tali neurotrasmettitori.
Di seguito ne riportiamo qualche altra ipotesi ragionevolmente condivisibile:
Approfondisci le probabili cause della nevrastenia.
Effettuare la diagnosi è tutt’altro che semplice, è molto importante quindi scegliere con attenzione a chi rivolgersi. Il primo passo generalmente consiste nell’escludere l’esistenza di vere patologie fisiche. Infatti una comune infezione virale in via di guarigione, come può essere quella della mononucleosi può determinare un quadro clinico simile. Il passo successivo è poi di escludere con una diagnosi differenziale malattie che hanno sintomatologie sovrapponibili a quelle della nevrastenia come possono essere i disturbi di ansia.
L’ICD 10 comunque fornisce il seguente criterio diagnostico per la malattia:
La cura dell'esaurimento nervoso non può prescindere dalla cura dei sintomi fisici lamentati dal paziente che, anche se causati da stress e/o disagio psicologico, non sono immaginari ma concreti e reali. Pertanto il primo tipo di intervento è di solito una terapia farmacologica che riduca i sintomi. A remissione di questi, si procede, di norma, con un'adeguata terapia psicologica di sostegno volta a rimuovere o quantomeno a fornire al paziente gli strumenti per sostenere il disagio.
Non esiste, come già detto, un protocollo preciso di cura. Il trattamentopertanto richiede un periodo di sperimentazione per ritagliare la cura sulle caratteristiche del paziente. Esso può avvalersi di vari rimedi e terapie.
Da quanto detto è evidente che è difficile stilare una statistica sulla incidenza della patologia. I dati sono infatti complessi da elaborarsi perché spesso l’esaurimento è indistinguibile da altre malattie con medesima sintomatologia come sindromi ansiose etc. e per la mancanza di test che possano fornire una diagnosi certa. Si propende a pensare che la malattia abbia una prevalenza che va dal 3 al 10%. L’età in cui si presenta con più frequenza è quella che va dai 20 ai 30 anni.
Le donne sono più colpite degli uomini, soprattutto in periodi particolari della loro vita caratterizzati da notevoli scompensi degli ormoni quali possono essere il post-partum e la menopausa.
Le affezioni funzionali del sistema nervoso producono, se protratte nel tempo un generale indebolimento dell’organiasmo, una compromissione del sistema immunitario ed un esaurimento delle risorse fisiche e mentali.
Si assiste pertanto ad una progressiva perdita di peso, alla caduta dei capelli, a fragilità delle unghie ed a ripetuti episodi di infezioni virali come influenze e cronicizzazione di raffreddori.
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