La glicemia bassa si ha quando nel sangue di un soggetto il tasso di glucosio scende al di sotto del valore minimo che è di 60 ? 70 mg/dl. La carenza di glucosio porta all?insorgere di sintomi di varia natura fino al coma ipoglicemico. La causa più comune dell?ipoglicemia è il digiuno ma vi possono essere anche serie patologie. La terapia dipende dalla causa che ha scatenato la crisi ipoglicemica.
La glicemia bassa, o ipoglicemia, è una condizione in cui il tasso di glucosio nel sangue, che normalmente ha valori compresi tra 70 e 100 mg/dl, si abbassa al di sotto del valore minimo di 70 mg/dl, ma si parla di ipoglicemia vera e propria per valori al di sotto di 60 - 50 mg/dl. Questo perché le fluttuazioni giornaliere della glicemia sono fisiologiche ma devono comunque rimanere entro un certo range, di modo che i meccanismi di compensazione possano riportare la glicemia a valori stabili. Vi sono diverse tipologie di ipoglicemia alcune fisiologiche altre di natura patologica. Per accertarsi di soffrire o meno di ipoglicemia vi sono degli esami che è possibile effettuare.
Per conoscere i valori della glicemia, e scoprire se è bassa, bisogna sottoporsi agli esami del sangue. Abbiamo precedentemente accennato che i valori normali sono di 70 – 100 mg/dl misurati al mattino a digiuno. Tali valori risultano un po’ più bassi nei bambini ma di poco e comunque sempre superiori ai 60 mg/dl, mentre non vi sono significative differenze tra uomo e donna. Un esame aggiuntivo che si può fare qualora si riscontrassero alterati valori di glicemia a digiuno è la curva da carico glicemico che consiste nel misurare la glicemia a digiuno, fare assumere poi al soggetto una quantità stabilita di glucosio che di solito è di circa 75 g, e poi effettuare dei prelievi successivi per monitorare la concentrazione di glucosio. A tale esame si potrà associare una curva insulinica per determinare se la secrezione di insulina avviene correttamente oppure no, che si effettua sempre mediante analisi del sangue.
In un adulto le cause dell’ipoglicemia possono essere di natura non patologica o patologica. Le prime sono le più comuni e anche le più controllabili. In entrambi i casi attraverso farmaci o semplici regole di comportamento si può intervenire per curare il problema.
Cause non patologiche: |
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Le cause patologiche |
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Le cause non patologiche dell’ipoglicemia sono svariate e possono essere collegate all’alimentazione, ai farmaci, all’abuso di alcol e ad altri fattori.
Alimentazione: il digiuno prolungato è il principale fattore di ipoglicemia. Difatti le cellule dell’organismo quando non viene ingerito glucosio mettono in atto dei meccanismi di compensazione che sono la glicogenolisi e la gluconeogenesi al fine di creare glucosio endogeno e rifornirsi di energia. Se il digiuno però si protrae oltre le 16 – 24 ore questi meccanismi non sono più in grado di compensare e compare la sintomatologia dell’ipoglicemia. Anche una dieta povera di carboidrati può contribuire all’insorgenza di ipoglicemia in quanto la fonte principale di glucosio sono proprio i carboidrati. Nei bambini è frequente l’ipoglicemia chetonica dovuta a prolungati periodi di digiuno spesso causati da forte febbre, la formazione di corpi chetonici è dovuta alla mancata assunzione di carboidrati e questo di solito si associa anche ad un forte dimagrimento.
Da sport: uno sforzo fisico molto intenso può provocare la comparsa di una crisi ipoglicemica specialmente se prima di affrontare lo sforzo non si era assunto cibo. Questo perché durante l’attività sportiva i muscoli richiedono più energia e quindi più glucosio per cui se non si ha sufficiente apporto o riserve di glucosio si potrà avere ipoglicemia
Iatrogene: causate solitamente dall’assunzione di farmaci ipoglicemizzanti o di insulina da parte dei diabetici ed è legata ad un errato dosaggio del farmaco. Uno studio ha però evidenziato che vi potrebbero essere altri farmaci che causano ipoglicemia sia in pazienti diabetici che non come i beta bloccanti, gli ACE inibitori, i chinoloni, la chinina e la pentamidina. I meccanismi non sono stati del tutto chiariti e i risultati ottenuti hanno evidenziato una bassa percentuale di pazienti in cui si verificavano episodi di ipoglicemia. Inoltre sembra accertato che alcuni farmaci antidepressivi come la fluoxetina, possono portare a crisi ipoglicemiche poiché modificano il metabolismo del glucosio ma non si sa bene con quale meccanismo.
Alcoliche: sebbene i meccanismi effettivi dell’azione dell’alcol sul metabolismo del glucosio siano ancora da chiarire, l’assunzione di alcol a digiuno determina la comparsa di ipoglicemia poiché va a inibire il meccanismo di compensazione noto come gluconeogenesi. L’organismo sotto effetto di alcol non è quindi in grado di ricavare glucosio endogeno poiché l’alcol determina l’indisponibilità dei substrati necessari al processo gluconeogenetico. Inoltre in soggetti diabetici l’alcol può aumentare l’effetto delle terapie ipoglicemizzanti.
Da interventi chirurgici: un intervento chirurgico a carico dell’apparato gastrointestinale può modificare la velocità di assorbimento del glucosio. Se l’assorbimento avviene in maniera molto rapida può comparire ipoglicemia poiché il glucosio passa rapidamente nel sangue, viene altrettanto rapidamente assorbito dalle cellule e il tasso di glucosio nel sangue si abbassa.
Gravidanza e allattamento: in gravidanza si può verificare, a causa dell’emodiluizione sanguigna, un valore di glicemia a digiuno più basso della norma che predispone la donna ad andare incontro a crisi ipoglicemiche. Allo stesso modo durante l’allattamento si può andare incontro a glicemia bassa perché l’organismo materno ha bisogno di più energia per produrre la giusta quantità di latte ed un sufficiente apporto di glucosio.
Menopausa: i cambiamenti ormonali che avvengono in questo periodo possono provocare alterazioni nel metabolismo del glucosio provocando iper o ipoglicemia.
Le cause patologiche di ipoglicemia sono di varia natura ma quelle più conosciute riguardano i pazienti diabetici. Possiamo però avere diverse patologie che determinano come effetto secondario la comparsa di crisi ipoglicemiche.
Tumorali: i tumori che provocano ipoglicemia riguardano le cellule beta del pancreas, quelle cellule che producono insulina. La relazione tra bassa glicemia e insulina risiede nel fatto che l’insulina è un ormone ipoglicemizzante per cui più l’insulina sarà alta più bassa sarà la glicemia. E’ proprio quello che succede in queste malattie tumorali chiamate insulinomi, in cui le cellule beta producono una quantità eccessiva di insulina determinando iperinsulinemia e la comparsa di crisi ipoglicemiche.
Ereditarie: alcune patologie di origine genetica come la galattosemia o l’intolleranza al fruttosio determinano un tipo di ipoglicemia chiamato ipoglicemia reattiva la quale si verifica prevalentemente due – tre ore dopo i pasti. Le cause sono sconosciute. Altri difetti genetici che determinano la comparsa di ipoglicemia sono quelli a carico degli enzimi della gluconeogenesi come per esempio la glucosio 6 fosfatasi e la piruvato carbossilasi.
Malattie croniche: patologie croniche a carico di fegato e reni possono provocare ipoglicemia secondo meccanismi non ben chiari. Si pensa che per le patologie relative al fegato l’ipoglicemia sia legata all’insufficiente gluconeogenesi, mentre per i reni sia legata alla non corretta eliminazione dei farmaci a causa del rene non funzionante.
Metaboliche: la patologia metabolica che determina ipoglicemia è il diabete di tipo uno. Le crisi ipoglicemiche nel diabetico sono molto frequenti a causa dell’incapacità dell’organismo di metabolizzare correttamente il glucosio. La metabolizzazione del glucosio infatti avviene soltanto se si somministra insulina dall’esterno e se il dosaggio è troppo alto si può rischiare di avere ipoglicemia molto frequentemente. Anche nel diabete di tipo due si può avere ipoglicemia causata dall’alterata risposta all’insulina che si ha a causa del sovrappeso. Questa alterazione prevede infatti che vengano somministrati degli ipoglicemizzanti orali e non sempre si riesce a stabilire subito il dosaggio necessario e corretto per cui il soggetto può andare incontro a crisi ipoglicemiche.
La Glicemia è collegata al diabete: si ha diabete quando la glicemia supera determinati valori.
Ormonali: carenze ormonali come per esempio di glucagone, di ormoni della tiroide, di catecolamine o di ormone della crescita possono portare a ipoglicemia. Questi ormoni hanno tutti un ruolo iperglicemizzante per cui la loro assenza o la loro diminuzione nell’organismo porta ad una riduzione della glicemia. Le cause della riduzione di tali ormoni sono varie e possono comprendere patologie surrenali, tiroidee o difetti nella secrezione ormonale.
La sintomatologia è a carico principalmente del cervello. Questo è infatti l’organo che più di tutti consuma glucosio e ha bisogno di un costante apporto di questa sostanza per poter espletare le sue funzioni vitali. Una carenza glicemica può avere anche altri sintomi, ma è importante conoscere anche le sue conseguenze.
I sintomi possono essere anche a carico del sistema nervoso e dovuti a modificazioni ormonali che fanno parte dei meccanismi di compensazione che si attivano durante una crisi ipoglicemica. Durante una crisi ipoglicemica possiamo avere:
Sintomi a carico del sistema nervoso: la carenza di zucchero al cervello provoca astenia, debolezza, stanchezza, mal di testa, problemi alla vista con episodi di sdoppiamento o di sfocamento dell’immagine, disorientamento, crisi di pianto, amnesia, confusione, sonnolenza, convulsioni e difficoltà nel muoversi o nel parlare.
Sintomi da rilascio di adrenalina: il rilascio di adrenalina provocato dall’abbassamento della glicemia provoca effetti quali ansia, dilatazione delle pupille, tremori, tachicardia, sudorazione fredda, nervosismo, tensione generale e palpitazioni.
Sintomi da rilascio di glucagone: il rilascio di glucagone al fine di stimolare i processi compensatori come la gluconeogenesi e la glicogenolisi per la produzione endogena di glucosio provoca eccessivo senso di fame, nausea, vomito e dolore allo stomaco.
I sintomi sono legati sia alla velocità con cui si abbassa il glucosio nel sangue sia all’età di un soggetto.
Nei bambini infatti l’abbassamento della glicemia porta ad instaurarsi lo stato di chetosi con formazione di acetone e vomito, mentre nei neonati si può avere cianosi, malessere generale, irritabilità, ipotermia, sonnolenza e inappetenza.
Nelle persone anziane una crisi ipoglicemica può essere invece confusa con un ictus oppure può passare inosservata a causa di una minore sensibilità alla sintomatologia causata dal fatto che si verificano più i sintomi legati al sistema nervoso rispetto a quelli provocati dall’adrenalina.
In ogni caso i sintomi variano da persona a persona e sono aspecifici.
La conseguenza più grave dell’ipoglicemia in tutte le fasce d’età è il coma ipoglicemico. Tale condizione si verifica quando l’apporto di glucosio al cervello è ridotto per un lungo periodo di tempo, quindi si verifica quando l’ipoglicemia è protratta nel tempo. È una condizione molto grave poiché se non curata immediatamente può portare alla morte. Quando invece un soggetto va incontro molto spesso a crisi ipoglicemiche si può verificare una conseguenza “indiretta” cioè la pericolosità al volante. Se un soggetto sta guidando ed ha un calo improvviso della glicemia, che può causare perdita di conoscenza, si possono verificare ben intuibili conseguenze estremamente pericolose sia per se stesso che per le altre persone.
La terapia per l’ipoglicemia dipende dalla causa che l’ha scatenata. Per le cause patologiche si può trattare il sintomo attraverso l’assunzione di farmaci iperglicemizzanti ma va comunque individuata la causa che ha scatenato il problema per risolverlo in maniera definitiva.
Ma cosa fare se le cause non sono patologiche? Basta seguire alcune semplici regole comportamentali che riguardano pervalentemente l'alimentazione, in sintesi vediamo cosa e quando mangiare per tenere aotto controlo la glicemia:
Non saltare mai i pasti e soprattutto fare sempre colazione al mattino per rifornire l’organismo di glucosio dopo una notte di digiuno. Per la colazione si consiglia sempre di mangiare una buona quantità di carboidrati.
Mezz’ora – un’ora prima di fare attività sportiva mangiare dei cibi contenenti zuccheri facilmente assimilabili come per esempio una banana o una mela. Non fare attività fisica subito dopo mangiato.
Per coloro che soffrono di ripetute crisi ipoglicemiche si consiglia di tenere in borsa delle caramelle, dei cioccolatini o delle bustine di zucchero.
Seguire un’alimentazione equilibrata ed evitare il consumo di alcol.
Fare almeno tre pasti principali al giorno e due spuntini, uno a metà mattina e uno a metà pomeriggio.
Per coloro che soffrono di diabete calibrare bene la terapia insulinica.
Nei neonati si possono manifestare fenomeni di ipoglicemia transitori o persistenti che hanno diverse origini.
Ipoglicemia transitoria: si verifica subito dopo il parto ed è una condizione determinata da parto prematuro, ritardi di crescita intrauterina, ormoni ipoglicemizzanti derivanti dalla madre, infezioni che determinano l’aumento della richiesta energetica dell’organismo, digiuno per lungo periodo o malnutrizione, ipossia, ipotermia, malassorbimento dei nutrienti dovuto a diarrea. I sintomi sono irritabilità, pianto, tremori, ipotonia, spasmi muscolari fino al coma. Queste forme sono passeggere e hanno una prognosi favorevole, la terapia è mirata allo stabilizzare i livelli di glicemia e viene stabilita dal medico in base ai casi.
Ipoglicemia persistente: è dovuta a difetti di produzione ormonale come un eccesso di insulina, una ridotta produzione di ormone della crescita, difetti del metabolismo. E’ una forma di ipoglicemia che non risponde bene alle terapie e i sintomi sono uguali a quelli riscontrati nella forma transitoria.
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