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Scopriamo la malattia di Lyme: patologia infettiva trasmessa all’uomo da una zecca. Meno nota e, per certi versi, meno grave della malaria, presenta sintomi quali eritema e dolori alle ossa, che possono aggravarsi man mano che la patologia evolve. Ma come si effettua la diagnosi di questa sindrome? Qua’è la terapia per sconfiggerla? E cosa fare per evitare il contagio?
La malattia di Lyme è una malattia infettiva trasmessa dalle zecche; prende il nome dalla cittadina americana in cui i sintomi sono stati individuati per la prima volta, negli anni settanta; solo negli anni ottanta però si è giunti alla scoperta del batterio responsabile di questa patologia.
La malattia è causata dal batterio Borrelia burgdorferi, che infesta le zecche che, a loro volta lo trasmettono ad animali ed uomini.
In generale possibile fare una classificazione in tre diversi stadi in base all'evoluzione della sintomatologia, tenendo però presente che non necessariamente i sintomi si presentano nel momento in cui si contrae la malattia. Vediamo da vicino l’evoluzione della malattia:
Si tratta di una malattia dai sintomi molto vari, sia per tipologia che per intensità, tanto che spesso può manifestarsi in forme totalmente diverse in soggetti diversi.
Il sintomo principale della prima fase è la comparsa dell’eritema migrante, ossia un’infiammazione cutanea che si presenta con un arrossamento localizzato con la caratteristica forma “a bersaglio”, cioè di forma circolare, con un puntino al centro e un rossore diffuso, che può raggiungere dimensioni anche piuttosto vistose, con eritemi dal diametro di oltre 5 cm. In concomitanza alla comparsa dell’eritema si possono presentare altri sintomi, la gran parte dei quali somigliano molto ai sintomi di una banale influenza:
Le espressioni caratteristiche della fase disseminata sono generalmente manifestate da sintomi gravi e sono:
I sintomi della terza fase sono seri e molti sono sintomi neurologici:
La malattia di Lyme è causata dall’infezione di un batterio appartenente all'ordine delle spirochete e denominato Borrelia burgdorferi, dal nome dello scopritore. Questo microrganismo è stato isolato per la prima volta da una zecca ed è proprio attraverso questo animale che si ha la diffusione e il contagio della malattia. Il serbatoio di questo batterio è rappresentato dagli animali selvatici, ma la zecca, attaccando tutti gli organismi a sangue caldo, può diffonderlo anche ad animali domestici e all'uomo.
Approfondisci quali altre patologie può trasmettere la puntura di zecca.
In Italia la zecca responsabile della diffusione della Borrelia è l’Ixodes ricinus ma non si può escludere che altre specie di zecche possano avere le stesse caratteristiche.
Si è stimato che in Europa circa il 20% delle zecche risulta essere infetto e in alcune aree questa percentuale può arrivare anche al 70%. In Italia, le zone endemiche in cui la malattia di Lyme risulta più diffusa sono le regioni del centro-nord (Liguria, Veneto, Emilia, Friuli) anche se, secondo i pareri del Ministero della Salute, questi dati sono fortemente sottostimati.
Ecco come avviene il contagio: le zecche, diffuse soprattutto in terreni aperti e incolti o su animali selvatici, si attaccano alla pelle degli esseri umani, grazie ad una sostanza anestetizzante emessa dalle zecche stesse, tale morso non viene assolutamente avvertito. Le zecche rimangono adese alla pelle e solo dopo circa 36-48 ore iniziano a inoculare il batterio a livello cutaneo; normalmente dopo un certo periodo la zecca casca da sola. Per questo motivo, le persone a maggiore rischio di contagio sono i lavoratori della Forestale o comunque persone che svolgono il proprio lavoro a diretto contatto con terreni incolti, escursionisti o coloro che lavorano con gli animali.
La malattia di Lyme non si trasmette da un soggetto ad un altro tramite contatto, né tantomeno tramite scambio di sangue o saliva, non è dunque contagiosa da uomo a uomo; perché il contagio possa avvenire il batterio deve necessariamente essere trasportato dalla zecca.
Teoricamente, è possibile che il batterio possa attraversare la barriera placentare, con un passaggio al sangue del feto nelle donne in gravidanza, ma non esistono evidenze scientifiche che dimostrino questa tipologia di contagio; allo stesso modo non è dimostrato il contagio tra madre e bambino durante l’allattamento.
Il tema della diagnosi della malattia di Lyme è molto controverso, in quanto diversi esperti hanno avanzato ipotesi differenti e non si è ancora stabilita una procedura valida e accettata universalmente.
Al momento non esiste un’analisi che accerti in modo univoco la presenza o l’assenza della malattia, a causa della grande varietà di sintomi e della difficoltà di accertare la puntura della zecca. Sicuramente, la presenza dell’eritema migrante è la caratteristica più immediata sulla base della quale è possibile diagnosticare la malattia di Lyme; spesso però l’eritema può essere localizzato in parti del corpo poco visibili (per esempio sul cuoio capelluto) oppure l’eritema può essere del tutto assente, in questo caso è molto complicato giungere ad una diagnosi certa poiché gli altri sintomi sono comuni a moltissime altre patologie.
In generale è bene tenere presente due aspetti:
È evidente che una diagnosi corretta condiziona il decorso della malattia.
Se la malattia di Lyme viene scoperta precocemente ci sono ottime possibilità di guarigione completa ma se lo stadio è già avanzato si rischia di avere delle conseguenze anche permanenti.
In primo luogo, mai cercare di rimuovere avventatamente la zecca in quanto questa azione potrebbe peggiorare la situazione. Quindi, mantenere la calma è d’ordine! Il metodo migliore per rimuovere la zecca è quello di usare una pinzetta e cercare di tirare verso l’alto in modo che la rimozione avvenga con il minore trauma possibile (mai usare le mani). Se le misure preventive non sono bastate a tenere lontano le zecche dalla nostra pelle, è possibile attuare delle semplici mosse per evitare il contagio o comunque tenere sotto controllo la situazione.
La profilassi consigliata in caso di malattia di Lyme è normalmente quella antibiotica, con somministrazione regolare di amoxicillina o altri antibiotici ad azione simile (penicillina o eritromicina). Non bisogna però abusare con l’antibioticoterapia, che va eseguita sotto stretto controllo medico e solamente quando si è certi dell’effettiva presenza della malattia.
Infatti, la variabilità dei sintomi può molto spesso ingannare: assumere antibiotici quando non si è certi della patologia può peggiorare le condizioni di salute!
Inoltre, è sconsigliato evitare di iniziare la profilassi antibiotica dopo un morso di zecca, se non si è certi dell’avvenuto contagio, in quanto la presenza dell’antibiotico potrebbe mascherare sintomi importanti.
Per quanto riguarda la posologia, questa può variare moltissimo in base allo stadio della patologia e alle caratteristiche fisiologiche della persona che l’ha contratta, è necessario dunque attenersi strettamente alle dosi indicate dal medico.
Il vaccino contro la malattia di Lyme è stato sperimentato e sono già stati condotti vari studi scientifici che ne provano l’efficacia sugli adulti mentre sono in corso gli studi riguardanti l’efficacia sui bambini.
Questo vaccino agisce con un duplice meccanismo:
Sembra che l’efficacia arrivi all’80% e che la protezione duri a lungo, soprattutto in casi di richiamo. Si tratta di un vaccino ben tollerato, con pochi e lievi effetti collaterali, tra cui il più diffuso è il dolore a livello cutaneo (nel punto dove viene fatto il vaccino); al momento è consigliato soprattutto a persone che vivono in zone dove la malattia è molto diffusa o che sono a rischio a causa della professione. In altri casi si preferisce attuare le misure di prevenzione.
Come già accennato, se la malattia di Lyme non viene identificata e curata possono sopraggiungere disturbi a carico di vari organi, decisamente più gravi e talvolta permanenti.
Vediamo quali sono le conseguenze e quali apparati coinvolgono:
Dato il meccanismo di contagio, si possono prendere alcune precauzioni per evitare il morso della zecca e dunque il contagio della malattia. Vediamo quali sono gli accorgimenti da avere:
È utile ricordare che la contrazione della patologia e la successiva cura non protegge da ulteriori contagi, cioè una persona che chi ha già avuto la patologia di Lyme può contrarla nuovamente dopo anni, per questo motivo non deve calare il livello di attenzione.
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