Sindrome di Marfan: sintomi, diagnosi, complicanze ed aspettative di vita

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Come si manifesta la sindrome di Marfan? Approfondiamo i sintomi e le possibili complicanze che possono insorgere a carico dei vari organi a causa di questa malattia genetica. Vediamo come viene effettuata la diagnosi e quali sono ad oggi le terapie più efficaci e le aspettative di vita.

    Indice Articolo:
    • Caratteristiche
    • Sintomi
    • Diagnosi
    • Cura
    • Complicanze ed aspettative di vita

Che cosa è la Sindrome di Marfan?

La sindrome di Marfan o MS (acronimo della terminologia anglosassone Marfane Sindrome) è l’insieme dei sintomi e segni che configurano il quadro clinico di una grave malattia genetica ereditaria che interessa il tessuto connettivo. Più precisamente la sindrome di Marfan è la conseguenza della mutazione del gene FBN1, posizionato sul cromosoma 15, che codifica per la Fibrillina 1, una glicoproteina (proteina che contiene un polimero di zuccheri semplici o oligosaccaride) essenziale per le fibre elastiche del tessuto connettivo che costituisce l’impalcatura del corpo e dei principali organi.

Pertanto la sindrome di Marfan può compromettere la funzionalità di numerosi ed importanti organi e tessuti: cuore, polmoni, scheletro,occhi, etc.

La malattia si trasmette come un carattere autosomico dominante. Questo significa che i geni mutati che ne sono alla base sono posizionati su di un cromosoma non sessuale e quindi un autosoma, e che è sufficiente la mutazione di una sola delle due copie del gene, naturalmente presente nel patrimonio di ciascun individuo, a determinarne l’insieme delle caratteristiche cliniche osservabili.

La maggior parte degli ammalati eredita il gene mutato da uno genitori.

Un bambino su 4 invece non lo eredita né dal padre, né dalla madre, ma sviluppa la mutazione occasionalmente. Sembra che queste mutazioni occasionali abbiano incidenza più elevata nei figli di genitori anziani.

Approfondimento sul tessuto connettivo.

Il tessuto connettivo ha la funzione di sostenere, collegare e nutrire i tessuti corporei che costituiscono i vari organi. Esso dal punto di vista della istologia (scienza che studia la composizione dei tessuti) può presentarsi in diverse tipologie in funzione delle caratteristiche del tessuto e/o organo che andranno a costituire, ma comunque sempre caratterizzato da cellule separate tra loro e perciò non addossate le une sulle altre ma disperse in una sostanza intercellulare nota come matrice extracellulare.

La matrice extracellulare è costituita da proteine che formano la parte fibrosa e da una soluzione acquosa di proteine.

La parte fibrosa può essere costituita da tre differenti tipi di fibre: di collagene, reticolari ed elastiche. Le fibre reticolari e di collagene hanno medesima composizione chimica ma diversa organizzazione strutturale. Le fibre elastiche sono costituite da due distinte catene proteiche la fibrillina e l’elastina.

I principali tipi di tessuto connettivo sono:

  • Tessuto connettivo propriamente detto. E’ anche il più diffuso nel corpo, ed avvolge, sostiene e protegge tutti gli organi ed è anche la base del tessuto epiteliale.
  • Tessuto adiposo. Funge da coibente rallentando la dispersione del calore corporeo ed è una riserva di energia.
  • Tessuto cartilagineo.
  • Tessuto osseo. Ha la matrice extracellulare calcificata cosa che gli conferisce particolare consistenza consentendogli di svolgere la funzione di sostegno del corpo.
  • Tessuto sanguigno.
  • Tessuto linfatico.

Patogenesi: il meccanismo con cui si sviluppa la malattia.

Abbiamo detto che la Sindrome di Marfan è conseguenza della mutazione del gene FBN1 che codifica per la proteina Fibrillina 1. Questa è necessaria per la composizione delle fibre elastiche che compongono la struttura del tessuto connettivo ma anche per contenere alcuni fattori di crescita, come il TGFβ, che deteriorano le fibre di elastina presenti in tutti i tessuti connettivi ed in particolare i quelli: dell’aorta, dei legamenti e delle fibre ciliari che sostengono il cristallino.

La mutazione de FBN1 determina la riduzione del fisiologico livello di fibrillina1 e conseguentemente mancato sequestro del TGFβ e quindi deterioramento delle fibre di elastina e l’insorgere della sindrome.

Sintomi: sono vari e dipendono dagli organi colpiti dalla sindrome.

Dato il gran numero di organi che possono essere interessati dalla patologia la sintomatologia può essere molto corposa (possono essere presenti più di 30 differenti sintomi e segni).

Inoltre essa è estremamente variabile passando da un soggetto ad un altro anche se costoro sono membri di una medesima famiglia.

In alcuni individui è talmente lieve da passare quasi del tutto inosservata in altri invece è talmente severa da mettere a repentaglio la vita del soggetto.

Spesso poi la sintomatologia è tale da risultare sovrapponibile a quella di varie patologie.

Per questi motivi non sempre la diagnosi può essere effettuata sulla base dell analisi clinica ed in tali casi sarà necessario ricorrere al test del DNA.

I possibili sintomi della Sindrome di Marfan sono raggruppati nel seguito e suddivisi in funzione degli organi interessati.

Scheletro.

  • altezza superiore alla norma accompagnata a magrezza eccessiva.
  • Scoliosi. Curvatura anomala della colonna vertebrale.
  • Spalle curve.
  • Petto scavato o carenato per curvature anomale dello sterno che può risultare scavato o protruso.
  • Arti superiori ed inferiori lunghi e sottili (dolicostenomelia) con dita estremamente lunghe e snodate tanto da assomigliare alle zampe di un ragno (aracnodattilia).
  • Piedi piatti.
  • Acetabolo molto profondo (cavità dell’anca in cui si articola la testa del femore)che limita i movimenti della testa del femore.
  • Palato alto ed ad ogiva, malocclusione di mascella e mandibola. Da cui scaturisce difficoltà di fonazione e quindi di articolazione della parola.
  • Artrosi che si sviluppa in maniera anomalamente precoce.

Sistema cardiovascolare.

  • Prolasso della valvola mitrale con astenia, palpitazioni ed aritmie.
  • Prolasso della valvola aortica con insufficienza aortica e riflusso di sangue nel ventricolo sinistro in fase diastolica.
  • Aorta ascendente ed aorta addominale dilatata con formazione di aneurisma e pericolo di dissezione.

Polmoni.

  • Pneumotorace spontaneo. Accumulo di area nella cavità pleurica. In condizioni normali la pressione sulla superficie esterna dei polmoni è minore di quella atmosferica e questo fa sì che polmone che è di tessuto elastico rimanga gonfio. In presenza di aria nella cavità pleurica si annulla il gradiente pressorio ed il polmone collassa compromettendo la funzione respiratoria.
  • Malattia ostruttiva polmonare idiopatica. Malattia che blocca il flusso di aria a polmoni e rende difficoltosa la respirazione.
  • Apnea del sonno.

Sistema nervoso centrale.

  • Ectasia durale. Rigonfiamento della sacca che ricopre e protegge il midollo spinale segnatamente nella regione lombo sacrale: la durale. Provoca: mal di schiena, cefalea, intorpidimento e debolezza degli arti, mancato controllo degli sfinteri e quindi incontinenza urinaria e fecale.
  • Degenerazione dei dischi intervertebrali.
  • Disautonomia. Malattia che compromette le normali funzioni del sistema nervoso autonomo e quindi il controllo di frequenza cardiaca, pressione sanguigna e peristalsi (contrazione coordinata della muscolatura liscia degli organi a forma di tubo come l’intestino).

Occhi.

  • Problemi rifrattivi come miopia ed astigmatismo.
  • Ectopia lentis. Spostamento del cristallino della sua normale collazione.
  • Distacco della retina. Con sollevamento del tessuto nervoso che funge da ricettore dal tessuto epitelia che ne assicura il nutrimento.

Come si effettua la diagnosi: storia familiare ed indicatori del morbo.

Anche se esistono più di 200 diverse mutazioni del gene FBN1 le indagini molecolari consentono di individuare in oltre il 95% dei casi il difetto genetico. Ma dette analisi possono essere lunghe e comunque costose per cui si tenta sempre di effettuare una diagnosi basata sulla clinica.

Dato il gran numero di sintomi e la sovrapposizine di questi con molte patologie si è tentato, per facilitare il compito ai medici, di fornire un criterio unificato di diagnosi. Detto criterio è quello degli indicatori della sindrome stabilito a Ghent.

Esso prevede l’osservazione di 7 apparati corporei e precisamente: scheletrico, cardiovascolare, polmonare, oculare, nervoso, genetico, tegumentale.

Nell’ambito di tali apparati in funzione della gravità sono stati individuati dei segni maggiori e minori.

La diagnosi di Sindrome di Marfan viene effettuata quando il paziente presenta almeno due segni maggiori che riguardano due diversi apparati ed almeno un segno minore in un terzo apparato differente dai primi due.

Questo in assenza di una storia familiare della malattia. In presenza invece di storia familiare per diagnosticare la malattia bastano solo la presenza di un segno maggiore ed uno minore.

Trattamento della sindrome di Marfan: farmaci ed interventi correttivi.

Non esiste nessuna cura definitiva della malattia per cui il trattamento è teso ad impedire e tenere sotto controllo le possibili complicanze.

Farmaci.

Servono essenzialmente a mantenere sotto controllo la pressione sanguigna a prevenire un eccessivo ingrandimento della aorta onde prevenirne la resezione. Negli ultimi anni sono state utilizzate terapie che agiscono sul TGFβ inibendolo. Dette terapie sembrano effettivamente contenere la dilatazione del bulbo dell’aorta.

Chirurgia.

Si utilizzano anche svariati trattamenti chirurgici per correggere alcuni difetti tipici della malattia come: riduzione della scoliosi, riparazione dell’aorta, interventi correttivi agli occhi.

Complicanze e rischi della malattia.

Poichè gli organi che possono essere interessati dalla sintomatologia della malattia sono numerosi altrettanto numerose possono risultare le complicanze. Più dettagliatamente:

  • Aneurisma e possibile dissezione dell’aorta sia quella ascendente che quella addominale. La dissezione aortica è particolarmente temibile in gravidanza. In questa condizione il cuore della gestante è sottoposto ad un sforzo eccessivo che può risultare fatale per l’integrità dell’aorta compromessa.

Approfondisci sintomi e rischi dell'aneurisma aortico.

  • Compromissione della valvola mitrale e/o aortica. In conseguenza di ciò il cuore è costretto ad un superlavoro che fatalmente conduce alla insufficienza cardiaca.
  • Distacco della retina.
  • Lussazione del cristallino e sua dislocazione.
  • Insorgenza precoce di cataratta e glaucoma.

Puoi approfondire cosa è la cataratta e come si esegue l'intervento.

  • Deformazioni scheletriche a carico di sterno, colonna vertebrale, piedi.

Quali sono le aspettative di vita per chi soffre della sindrome di Marfan?

Negli anni trascorsi gli ammalati di Sindrome di Marfan raramente superavano i 40 anni. Attualmente con i progressi delle tecniche chirurgiche i pazienti riescono tranquillamente a raggiungere i 70 anni e spesso anche superali. Naturalmente occorre un continuo monitoraggio delle condizioni che consente interventi tempestivi in caso di situazioni critiche. La causa più frequente di morte è dovuta a resezione dell’aorta.

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