Usi terapeutici della tossina botulinica
La tossina botulinica può essere utile anche in campo medico. Nell’articolo, cercheremo di fornire una visione d’insieme riguardo le proprietà terapeutiche e le indicazioni di questo farmaco, nonché le controindicazioni associate al suo impiego.
Quali sono gli usi terapeutici del botulino?
In medicina il botulino è da molti anni utilizzato in svariate terapie grazie alla capacità della tossina di bloccare la liberazione del neurotrasmettitore acetilcolina responsabile della trasmissione nervosa per la contrazione dei muscoli, la secrezione ghiandolare e la percezione del dolore.
Cos’è la tossina botulinica? La tossina botulinica è una tossina prodotta dal batterio Clostridium botulinum.Esistono ben sette tipi di neurotossine (A-G) ma solo i sierotipi A e B vengono impiegati in ambito terapeutico. In Europa sono autorizzate:
Il Botox è la formulazione più utilizzata in quanto più simile al clostridium naturale e con maggiore efficacia e sicurezza rispetto alle altre tossine. Puoi approfondire i rischi del botulino. |
Il Botox viene quindi impiegato nel trattamento di svariate condizioni, soprattutto neurologiche, caratterizzate da anomalie nella trasmissione neuromuscolare (distonie, spasticità, disfunzioni della vescica, etc.), neuroghiandolare (iperidrosi primaria e scialorrea) e neurovascolare (emicrania).
I benefici della tossina in caso d’iperidrosi primaria.
Il botulino può essere utilizzato per contrastare la sudorazione eccessiva, principalmente a livello ascellare, dovuta a cause sconosciute (iperidrosi primaria).
L’iperidrosi primaria è un disturbo vegetativo, che si manifesta nell’infanzia e colpisce lo 0,6-1% della popolazione. Ai fini della diagnosi, è necessario che la sudorazione eccessiva si protragga almeno da sei mesi e sia associata ad almeno due dei seguenti sintomi:
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La tossina è in grado di ridurre la sudorazione, poiché blocca il rilascio di acetilcolina a livello della giunzione neuroghiandolare.
Ma cosa dice, la letteratura, a riguardo? Ebbene, l’efficacia del botulino è stata pienamente accertata per l’iperidrosi ascellare (raccomandazione di livello A) ma non completamente per le altre forme, benché non manchino gli studi a riguardo. Ad esempio:
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In Italia, l’uso della tossina è approvato esclusivamente per l’iperidrosi primaria ascellare grave, resistente ai trattamenti topici. La seduta inizia con la prova dell’amido, necessaria per individuare la posizione delle ghiandole sudoripare; dopodiché, vengono effettuate 12-15 iniezioni intradermiche (50U per ascella), distanziate tra loro di circa un centimetro; anche in questo caso, è possibile applicare una pomata anestetica in pazienti sensibili al dolore.
Gli effetti sono visibili già dopo due giorni e possono durare fino a sei-sette mesi; l’intervallo minimo, tra un ciclo e l’altro, è di sedici settimane.
Botox ed emicrania.
Nell’ottobre del 2010, l’FDA ha approvato il Botox per la prevenzione dell’emicrania cronica, un disturbo neurovascolare invalidante, che colpisce lo 0,9-2,2% della popolazione adulta. Più precisamente, si parla di emicrania cronica in presenza di mal di testa, che si manifesta per almeno quindici giorni al mese e per più di tre mesi, sotto forma di emicrania per almeno otto giorni al mese.
Approfondisci le caratteristiche dell'emicrania cronica.
Secondo l’ipotesi più accreditata, il botulino preverrebbe gli attacchi di emicrania e, quindi, il cronicizzare di questa patologia, bloccando il rilascio di acetilcolina a livello dei muscoli di testa e collo (la cui contrazione potrebbe scatenare l’attacco) e peptidi vasoattivi (CGRP, neurokinina A e sostanza P, ad azione infiammatoria), da parte del nervo trigemino (Szok et al., 2015).
L’attivazione di questo nervo, infatti, provoca il rilascio dei peptidi suddetti:
- nei vasi che irrorano le meningi, a livello delle quali si avvia un processo infiammatorio, responsabile della natura pulsante del dolore e del suo peggioramento in seguito all’attività fisica;
- nel Nucleo Trigemino Cervicale (NTC), un gruppo di neuroni coinvolti nella trasmissione degli impulsi nocicettivi e responsabili, pertanto, dell’allodinia (dolore provocato da uno stimolo normalmente innocuo) e della tensione muscolare durante l’attacco di emicrania.
L’efficacia del Botox®, nella prevenzione dell’emicrania cronica è emersa da un importante studio clinico, noto come PREEMPT (Phase III Research Evaluating Migraine Prophilaxis Therapy), condotto da Dodick et al. (2010). Lo studio, coinvolgente 1384 adulti, è stato diviso in due parti: la prima, della durata di ventiquattro settimane, è stata condotta in doppio cieco; la seconda, della durata di trentadue settimane, è stata condotta in aperto, ovvero sia il medico che i pazienti erano a conoscenza del farmaco testato. I pazienti sono stati randomizzati in due gruppi: 686 trattati col Botox® (155-195U) e 696 col placebo, ogni dodici settimane. Dallo studio è emerso che:
I risultati ottenuti da Dodick e colleghi sono stati confermati da tudi iù recenti, alcuni dei quali hanno preso come modello di riferimento proprio il PREEMPT (Boudreau et al., 2015; Russo et al., 2016). |
Secondo le linee guida dell’FDA, la dose massima utilizzata oscilla tra 155U e 195U per ciclo, da iniettare nei muscoli del collo e della testa (per un totale di 31 iniezioni a seduta), in modo da raggiungere le branche dei nervi trigemino ed occipitale, nonché le fibre sensoriali del midollo cervicale. Si effettua un ciclo ogni dodici settimane.
Effetti del botulino sulle disfunzioni urogenitali.
La tossina botulinica è altresì utilizzata per il trattamento dell’incontinenza urinaria, associata a diverse condizioni, quali:
- La sindrome della vescica iperattiva (Overactive Bladder, OAB), caratterizzata da urgenza urinaria, aumento della frequenza e della minzione notturna, spesso e volentieri associate ad incontinenza. Il rischio di sviluppare questa sindrome aumenta con l’età e in presenza di patologie, quali diabete e lesioni del sistema nervoso centrale (Parkinson, demenza e ictus).
- L’iperattività neurogena del detrusore (Neurogenic Detrusor Overactivity, NDO), una condizione la cui insorgenza è associata a sclerosi multipla o a lesioni del midollo spinale, ed è anch’essa causa d’incontinenza urinaria.
- La neovescica ortotopica, ossia la ricostruzione della vescica a partire da un tratto dell’intestino, solitamente l’ileo, che viene modificato in modo da ottenere un serbatoio sferico, che non si contragga prima che vengano raggiunti i 200-300mL di urina, privo dei movimenti peristaltici (la contrazione tipica della muscolatura intestinale). L’intervento viene effettuato in seguito a cistectomia radiale (l’asportazione della vescica, dei linfonodi regionali, della prostata e delle vescicole seminali oppure dell’utero e della parte anteriore della vagina), a causa di tumori, tubercolosi vescicale, cistite provocata dalla terapia antitumorale, fistole vescicali complesse ed emorragia inarrestabile della vescica. Anch’essa può provocare la comparsa di incontinenza urinaria.
In questi casi, la tossina botulinica è in grado di rilassare la muscolatura liscia della vescica, bloccando il rilascio di acetilcolina. Ma c’è dell’altro!
Dai dati presenti in letteratura, emerge che il botulino non solo è efficace nel mantenere sotto controllo i sintomi, ma rappresenta un barlume di speranza nei pazienti in cui la terapia anticolinergica, ovvero quella di prima scelta, è risultata inefficace o ha portato alla comparsa di gravi effetti avversi (Liao et al., 2016). Analizziamo alcuni casi.
In particolare, in uno studio clinico, della durata di quattro anni, Rovner et al. (2016) hanno valutato gli effetti a lungo termine del Botox®, in 227 pazienti affetti da NDO. Questi ultimi hanno ricevuto 1,4-1,5 trattamenti di botulino all’anno (per un totale di 200-300U) e sono stati sottoposti a visite annuali. Dai risultati è emerso che:
Invece, in uno studio multicentrico (Nitti et al., 2016), della durata di 3,5 anni, è stata valutata l’efficacia a lungo termine del Botox®, in pazienti affetti da OAB. Così è stato dimostrato che la somministrazione di 100U di tossina:
Come terzo esempio citiamo Hsiao et al. (2016), i quali hanno somministrato il Botox® a 89 pazienti con OAB, refrattari al trattamento con anticolinergici. I pazienti sono stati monitorati per tre mesi, in seguito al trattamento, e dai dati raccolti è emerso che:
Ancora, Hoag et al. (2016) hanno riportato gli effetti del botulino in quattro uomini, sottoposti a cistectomia radiale e ricostruzione della vescica, e soggetti ad incontinenza urinaria dovuta all’urgenza della minzione. In seguito al trattamento, ciascuno di essi ha espresso un punteggio riguardo i miglioramenti apportati, il PGI-I Score (Patient Global Impression of Improvement):
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In Italia, il Ministero della Salute ha approvato l’uso intravescicale del botulino solo per le disfunzioni neurogene; in tutti gli altri casi, benché ne sia stata dimostrata l’efficacia clinica, l’uso è off-label, quindi avviene sotto la diretta responsabilità del medico e dietro consenso informato del paziente.
La seduta, condotta in anestesia locale o sedazione, prevede l’iniezione intravescicale di 100U (per l’OAB) o 200U di Botox® (per NDO e neovescica ortotopica iperattiva); qualora il paziente non riuscisse ad urinare spontaneamente, nella mezz’ora successiva al trattamento, si dovrà ricorrere alla cateterizzazione (24-48 ore).
Gli effetti del botulino compaiono dopo circa due settimane e variano da 5-6 mesi per l’OAB, a 8-10 mesi negli altri casi. Un nuovo ciclo d’iniezioni può essere effettuato appena svaniti gli effetti, purché siano trascorsi almeno tre mesi dal trattamento precedente.
Il Botox® aiuta contro l’ipertrofia prostatica benigna? L’ipertrofia prostatica benigna (IPB) è un ingrossamento della prostata dovuto alla proliferazione smodata delle sue cellule, più precisamente quelle della zona di transizione (la parte centrale a contatto con l’uretra), sotto lo stimolo degli androgeni. L’aumento del volume prostatico causa la compressione dell’uretra, con conseguenti difficoltà urinarie (sintomi ostruttivi) e aumentata contrattilità della vescica (sintomi irritativi).L’impiego della tossina, nel trattamento di questa condizione, si basa sul fatto che l’acetilcolina è implicata nell’accrescimento della prostata; la soppressione del suo rilascio, quindi, provocherebbe una riduzione del volume prostatico e dei sintomi associati.I primi a studiare le potenzialità cliniche del Botox® nella terapia dell’IPB sono stati Maria et al. (2003): in questo studio, 30 pazienti sono stati trattati col placebo o con 200U di botulino. Dopo due mesi, 13 pazienti trattati con la tossina e 3 col placebo, hanno avuto un miglioramento della sintomatologia e una riduzione, pari al 51%, dell’antigene prostatico (un marker di tumore alla prostata). Dai dati ottenuti, quindi, il botulino risultava efficace. Studi successivi, purtroppo, hanno confutato questi risultati, dal momento che non sono state riscontrate differenze significative tra gli effetti della tossina e quelli del placebo, il quale - per motivi ancora sconosciuti - era molto forte nei pazienti coinvolti (Marberger et al., 2013; McVary et al., 2014; Shim et al., 2015; Hsu et al., 2016).Per tale motivo, il Botox® è considerato inefficace nell’ipertrofia prostatica benigna!Dopo questa precisazione, riprendiamo il percorso che ci porta a conoscere i tanti usi della tossina botulinica! |
Botulino e disturbi neuromuscolari.
La tossina botulinica, grazie alla capacità di bloccare il rilascio di acetilcolina e, quindi, la contrazione dei muscoli bersaglio, rappresenta un valido rimedio in caso di disturbi neuromuscolari come:
- Distonie, condizioni caratterizzate da spasmi muscolari improvvisi e protratti nel tempo, che costringono il paziente ad assumere posture innaturali; tra queste, annoveriamo:
- il blefarospasmo, la chiusura involontaria e persistente delle palpebre, dovuta principalmente ad anomalie dei muscoli orbicolari dell’occhio, sebbene possano essere coinvolti anche i muscoli frontali;
- la distonia cervicale, movimenti involontari della testa e del collo dovuti alla contrazione spasmodica dei muscoli cervicali, che comprende torcicollo (la rotazione laterale del capo), laterocollo (la pendenza laterale del capo), anterocollo (flessione di collo e testa), retrocollo (estensione di collo e testa) o una combinazione di questi movimenti;
- distonie associate allo spasmo emifacciale, ovvero la contrazione involontaria e intermittente dei muscoli facciali in una metà del volto, dovuta ad una compressione del nervo facciale.
- Spasticità, un aumento abnorme del tono muscolare che progredisce con la velocità del movimento, insorgente come conseguenza di una lesione a carico del sistema nervoso centrale (ad esempio l’ictus, la sclerosi multipla e la paralisi cerebrale infantile). In particolare, il botulino può essere d’aiuto in caso di:
- spasticità post-ictus, che si manifesta a livello degli arti superiori ed inferiori, ad una settimana circa dall’ictus;
- spasticità associata al piede equino, una deformità dell’arto inferiore che si manifesta nei bambini colpiti da paralisi cerebrale.
Le evidenze a supporto dell’efficacia del botulino, nei disturbi sopracitati, sono numerose: diversi studi clinici, infatti, mostrano come la tossina sia in grado di ridurre gli spasmi e l’ipertono muscolare, migliorando la qualità della vita del paziente.
Vediamo in dettaglio alcuni studi al riguardo: In uno studio clinico della durata di quattro anni (Choe and Kim, 2016), 26 pazienti colpiti da spasmo emifacciale sono stati trattati con una dose media totale di botulino pari a 28,6U, inoculato in 22,6 siti muscolari. In buona parte dei pazienti, si è osservata la remissione dei sintomi entro la prima settimana e gli effetti sono durati all’incirca sette mesi. Charles et al. (2012) hanno organizzato uno studio clinico, della durata di venti settimane, diviso in due parti: la prima condotta in aperto (per selezionare i pazienti idonei), la seconda in doppio cieco. In quest’ultima, della durata di dieci settimane, 170 pazienti con distonia cervicale sono stati randomizzati in due gruppi: il primo trattato col placebo (82) e il secondo col Botox® (88). Nei pazienti trattati con la tossina, è stato riscontrato un miglioramento significativo dei punteggi calcolati, ovvero:
In sintesi, i botulino è risultato efficace e sicuro, benché in alcuni pazienti abbia provocato la comparsa di rinite e difficoltà di deglutizione.
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Ma, in Italia, qual è la posizione della legge al riguardo?
La normativa italiana approva l’uso del botulino nelle seguenti condizioni:
- Blefarospasmo e spasmo emifacciale, per i quali la dose iniziale massima non dovrebbe superare le 25U per zona e le 100U in tre mesi. Per il blefarospasmo, le iniezioni vengono effettuate nel muscolo orbicolare dell’occhio e, talvolta, nell’arcata superiore sopracciliare e nei muscoli frontali, qualora gli spasmi in queste zone interferiscano con l’attività dell’orbicolare stessa; nello spasmo emifacciale, invece, le iniezioni possono estendersi anche ad altri muscoli facciali. Gli effetti compaiono dopo tre giorni, raggiungono il picco dopo una o due settimane e si esauriscono, mediamente, in tre mesi.
- Distonia cervicale, più precisamente il torcicollo spasmodico, per cui la dose massima per seduta non dovrebbe superare le 300U (200U nella prima). La tossina può essere iniettata in vari muscoli del collo e della testa. Gli effetti iniziano a comparire dopo due settimane, raggiungono l’apice dopo sei settimane e durano, mediamente, tre mesi.
- Piede equino dovuto a paralisi cerebrale, in bambini di età superiore ai due anni. La tossina viene inoculata nel gastrocnemio (un muscolo della gamba), ad una dose massima pari a 200U per seduta. Generalmente, si effettua un trattamento ogni tre mesi.
- Spasticità post-ictus dell’arto superiore, per cui la dose massima utilizzata è di 200-400U di tossina per ciclo di trattamento, da suddividere tra i muscoli interessati (polso e mano). Gli effetti raggiungono il picco dopo circa sei settimane e permangono, mediamente, per tre mesi.
Quali sono le potenzialità della tossina botulinica nel trattamento della scialorrea?
La scialorrea è l’eccessiva secrezione di saliva che si riscontra in diverse patologie neurologiche, quali:
- paralisi cerebrale infantile;
- morbo di Parkinson;
- sclerosi laterale amiotrofica (SLA).
Sai che la tossina botulinica può rivelarsi utile per questo problema? Infatti, poiché la salivazione è sotto diretto controllo dell’acetilcolina, il botulino - bloccandone il rilascio - ridurrebbe l’attività delle ghiandole salivari.
Anche in questo caso, gli effetti sono stati discussi in letteratura. In particolare:
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Vogliamo precisare che, al momento, la normativa italiana non prevede l’impiego del botulino nella scialorrea, pertanto, l’uso è off-label nel nostro Paese!
Reazioni avverse e controindicazioni del botulino.
Come abbiamo visto, il botulino può essere veramente utile in svariate patologie, in quanto - oltre a tenerne sotto controllo i sintomi - migliora la qualità della vita di coloro che si sottopongono al trattamento. Tutti pro e nessun contro, allora? Purtroppo no.
Analogamente ad altri farmaci, l’uso della tossina - per quanto vengano rispettate le precauzioni richieste dal caso (dosi massime, siti e modalità d’iniezione) - non è certo privo di effetti indesiderati, alcuni dei quali molto gravi.
Le reazioni avverse possono manifestarsi sia a causa della modalità di somministrazione (dolore durante l’iniezione, arrossamento, emorragie ed ematomi), sia a causa della diffusione del farmaco nei muscoli vicini e, per tali motivi, strettamente dipendenti dall’indicazione considerata. In genere, tali effetti si manifestano a distanza di pochi giorni e sono temporanei.
Quali sono, quindi, i rischi associati all’uso della tossina? Diamo uno sguardo alla tabella!
Reazioni avverse associate alle iniezioni nel volto (blefarospasmo, spasmo emifacciale). |
Comuni e molto comuni:
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Reazioni avverse associate alle iniezioni nella testa e nel collo (distonia cervicale). |
Comuni e molto comuni:
Non comuni e rare:
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Reazioni avverse associate alle iniezioni nell’arto superiore (spasticità post-ictus). |
Comuni e molto comuni:
Non comuni e rare:
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Reazioni avverse associate alle iniezioni negli arti inferiori (spasticità da piede equino). |
Comuni e molto comuni:
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Reazioni avverse associate alla profilassi dell’emicrania cronica. |
Comuni e molto comuni:
Non comuni e rare:
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Reazioni avverse associate al trattamento delle disfunzioni della vescica. |
Comuni e molto comuni:
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Reazioni avverse associate al trattamento dell’iperidrosi ascellare. |
Comuni e molto comuni:
Non comuni e rari:
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Reazioni non correlate all’indicazione trattata. |
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In sostanza, come possiamo ridurre al minimo i rischi associati al trattamento?
Può sembrare scontato, ma è di fondamentale importanza che lo specialista escluda subito la presenza di controindicazioni.
Vediamo quali sono:
allergie note ad una qualsiasi delle tossine botuliniche o agli eccipienti, come l’albumina,
patologie neuromuscolari di una certa entità, quali la miastenia grave e la sindrome di Eaton-Lambert, poiché la tossina - paralizzando la muscolatura - ne provocherebbe un peggioramento. In ogni caso, il paziente dovrà comunicare se, in passato, ha sofferto di debolezza e perdita di tono muscolare: in tal caso, sarà il medico a stabilire l’idoneità alla terapia,
infiammazioni muscolari o cutanee in atto, che potrebbero aggravarsi,
donne in gravidanza o nel periodo dell’allattamento, per mancanza di studi attestanti la sicurezza della tossina,
se il paziente ha subito degli interventi nell’area da trattare, se soffre di glaucoma o di patologie neurologiche (ad esempio, SLA e neuropatia motoria) o ha avuto problemi di deglutizione, è tenuto ad informare il medico, che deciderà se procedere o meno con le iniezioni,
assunzione di alcuni farmaci, quali aminoglicosidi, polimixina, lincosamidi, magnesio solfato e anticolinesterasi, poiché possono interferire con l’azione terapeutica del botulino.