Arteriopatia obliterante: cos’è? Sintomi, stadi, cause e terapia
L'arteriopatia obliterante periferica è una malattia che colpisce gli arti inferiori causata dal restringimento del calibro del vaso con conseguente riduzione del flusso sanguigno. La malattia presenta quattro stadi, il primo è quasi asintomatico mentre l'ultimo è il più grave tanto da richiedere, in alcuni casi, l'amputazione dell'arto. La terapia può essere di tipo medico, o di tipo chirurgico mediante angioplastica o bypass.
Cos’è l’arteriopatia obliterante?
L'arteriopatia obliterante è una patologia che colpisce i vasi sanguigni periferici che si trovano a livello degli arti inferiori. La patologia determina una progressiva occlusione dei vasi sanguigni, a causa della formazione di placche aterosclerotiche, con conseguente ostacolo al normale flusso sanguigno.
È comune nei soggetti anziani di età superiore ai 60 anni ed è più frequente negli uomini, sebbene dopo i 70 anni sia maschi che femmine hanno la stessa probabilità di ammalarsi.
È una patologia con una mortalità elevata, si stima che circa il 30% dei soggetti colpiti muoia dopo 5 anni dalla diagnosi ed il 50% muoia a 10 anni dalla diagnosi, a causa di infarto cardiaco o ictus. Inoltre la patologia, quando non fatale, può essere estremamente invalidante, con un 5% di soggetti colpiti che vanno incontro ad ischemia degli arti inferiori ed un 20% in cui la claudicatio, cioè lo zoppicare, peggiora tanto da non consentire più una vita quotidiana normale.
Classificazione e sintomi della patologia.
L'arteriopatia obliterante periferica (o distale) è una patologia cronica, ostruttiva e sistemica, in quanto le placche aterosclerotiche che si formano a livello degli arti inferiori (a livello delle arterie iliache, femorali e poplitee) sono espressione di un generale stato di malessere dei vasi sanguigni e pertanto la patologia può essere considerata come polidistrettuale.
Puoi approfondire le cause dell'aterosclerosi.
La malattia può essere classificata in base alla gravità in quattro stadi:
- Stadio I: è lo stadio più lieve della patologia che è solitamente asintomatico. In questo caso, sebbene vi siano delle arterie ostruite o parzialmente ostruite, vi sono altrettanti piccoli vasi che compensano l'ostruzione dell'arteria principale e pertanto il flusso sanguigno non è del tutto ostacolato. Possono manifestarsi sintomi lievi quali formicolio e parestesie (perdita di sensibilità) quando si sta troppo in piedi, oppure sensazione di freddo.
- Stadio II: si manifesta uno dei sintomi caratteristici, la claudicatio intermitens, cioè camminare zoppicando in maniera però discontinua. Il sintomo si manifesta in forma lieve o moderata, e si associa a riduzione del flusso sanguigno durante uno sforzo fisico, e dolore di tipo crampiforme che scompare non appena il paziente si mette a riposo. Lo stadio II si suddivide in:
- stadio IIA quando il paziente riesce a percorrere oltre 200 m prima che compaiano i sintomi,
- stadio IIB quando il paziente non riesce a percorrere più di 150 m prima che compaiano i sintomi.
- Stadio III: compare il dolore crampiforme anche a riposo e durante la notte, segno che la compromissione del flusso sanguigno diventa importante e che i tessuti ricevono poco ossigeno. Si possono associare altri sintomi quali formicolio, arrossamento, colore bluastro, edema e bruciore.
- Stadio IV: è lo stadio più grave della patologia in cui si arriva alla completa ostruzione delle arterie, con interruzione del flusso sanguigno e morte dei tessuti (necrosi). La morte dei tessuti determina la comparsa di gangrena, con ulcere cutanee di profondità variabile. Talvolta l'unico modo per salvare la vita al paziente è amputare l'arto colpito.
Cause dell’arteriopatia obliterante.
Sebbene l'arteriopatia obliterante sia una patologia che ha come causa principale l'invecchiamento dei vasi sanguigni, vi sono alcune patologie ed alcuni fattori di rischio che predispongono il soggetto a soffrirne.
Fattori di rischio.
Il primo fattore di rischio per l'arteriopatia obliterante è dato dal fisiologico processo di invecchiamento dei tessuti e degli organi. Accanto a questo vi possono essere altri fattori predisponenti quali:
- Diabete: la patologia diabetica determina alti livelli di glicemia, e quindi di zucchero nel sangue. Questo a lungo andare provoca danni alla microcircolazione sanguigna, che si riflettono poi man mano anche a livello delle grandi arterie.
- Fumo di sigaretta: il fumo provoca un generico stato di irritazione ed infiammazione ai tessuti ed agli organi, accelerando il processo di invecchiamento cutaneo. Questo vale anche per i vasi sanguigni.
- Ipertensione: la pressione alta, se non trattata adeguatamente, provoca dei danni alle strutture vascolari a causa della forte pressione che il flusso sanguigno esercita sulle pareti dei vasi.
- Dislipidemie: chi soffre di colesterolo alto o trigliceridi alti è a rischio di ammalarsi di arteriopatia obliterante in quanto i grassi in eccesso nel sangue tendono a depositarsi a livello delle arterie, danneggiandole.
- Vasculiti autoimmuni: tali patologie, come ad esempio il morbo di Buerger, determinano la formazione di autoanticorpi che attaccano i vasi sanguigni danneggiandoli. La formazione di cicatrici, a seguito di continui danni, restringe il lume delle arterie predisponendo all'arteriopatia obliterante.
Diagnosi di questa patologia dei vasi sanguigni.
La diagnosi di arteriopatia obliterante periferica prevede come primo step un'accurata anamnesi del paziente ed un esame obiettivo, dove il primo sintomo che deve mettere in allarme è l'assenza del polso periferico (cioè non si sente il battito cardiaco se si poggiano due dita sull'arteria).
Posto il sospetto di patologia il medico potrà consigliare le seguenti indagini:
- Indice pressorio ABI caviglia/braccio, un valore che serve a valutare quantitativamente il flusso sanguigno e che risulta normale quando superiore a 0,9. Viene eseguita mediante misurazione della pressione sistolica a livello della caviglia ed a livello delle braccia.
- Rilevamento della tensione dell'ossigeno, tpcO2, che indica quanto ossigeno arriva ai tessuti al paziente e che serve a valutare il grado di ischemia. I valori normali sono superiori a 60 mmHg. L'esame, chiamato anche ossimetria transcutanea, viene eseguito posizionando sulla cute del paziente un elettrodo di rilevamento collegato ad uno specifico macchinario.
- Ecocolordoppler, che fa vedere visivamente la pervietà o l'ostruzione dei vasi sanguigni. Si esegue con uno strumento simile a quello dell'ecografia.
- Angiografia, una tecnica invasiva mediante cui si osservano direttamente le arterie del paziente introducendo al loro interno una sonda dopo aver iniettato un mezzo di contrasto.
- Angio - tac: si esegue iniettando al paziente un mezzo di contrasto e sottoponendolo poi ad una tac al fine di evidenziare i vasi e l'eventuale presenza di ostruzione.
Terapia per l’arteriopatia obliterante.
La terapia medica è indicata per gli stadi I e II dell'arteriopatia obliterante e prevede un primo approccio di tipo farmacologico utilizzando farmaci quali:
- Beta - bloccanti, per il controllo della pressione arteriosa in tutti quei soggetti che soffrano di ipertensione. La tipologia di farmaco va scelta dal medico in base ai casi.
- Vasodilatatori, per migliorare l'afflusso di sangue all'interno dei vasi sanguigni e di conseguenza l'apporto di ossigeno ai tessuti. Il tipo di farmaco più adatto è rappresentato dalle prostaglandine come ad esempio l'alfaciclodestrina o l'iloprost. Questi farmaci sono molto potenti e si somministrano per via endovenosa pertanto vanno somministrati solo in ospedale sotto stretto controllo medico.
- Antiaggreganti, ovvero farmaci che impediscono la formazione di coaguli e trombi impedendo l'aggregazione delle piastrine. Il farmaco di prima scelta in questo caso è l'acido acetilsalicilico, meglio conosciuto come aspirina, oppure in caso di pazienti intolleranti a questo principio attivo si utilizza il tienopiridine.
Il primo consiglio per la prevenzione dell'arteriopatia obliterante è quello di evitare il più possibile il fumo, di praticare attività fisica e di seguire una dieta sana, povera di grassi, ricca di fibre, frutta e verdura per evitare diabete di tipo II e aumento di colesterolo e trigliceridi. |
Accanto alla terapia farmacologica è possibile intervenire anche mediante una riabilitazione motoria con esercizi mirati alla riduzione del sintomo principale, cioè lo zoppicamento. Gli esercizi vanno eseguiti da personale specializzato e vanno personalizzati in base al paziente ed al grado di malattia.
Terapia chirurgica per gli stadi avanzati della patologia.
Per gli stadi III e IV si rende necessario l'approccio chirurgico al fine di evitare la gangrena e l'amputazione dell'arto.
Il trattamento chirurgico può essere di tre tipologie:
- Angioplastica: è un trattamento di tipo endoscopico in cui attraverso una sonda inserita all'interno del vaso sanguigno ostruito si va a dilatare il vaso del paziente mediante l'utilizzo di una sorta di palloncino che viene gonfiato all'interno del vaso. Una volta creato lo spazio si inserisce uno stent che servirà ad evitare che il vaso si chiuda di nuovo.
Puoi approfondire come si esegue l'angioplastica.
- Bypass: in questo caso si va a creare un passaggio al sangue attraverso un altro canale (un altro vaso sanguigno del paziente oppure una protesi) bypassando il punto in cui c'è l'ostruzione. Si utilizza per lo più in caso di ostruzioni di lunghi tratti di vaso.
- Tromboendoarterectomia: si tratta di un intervento attraverso il quale si vanno a rimuovere le placche ateromatose all'interno dei vasi sanguigni. Si utilizza per lo più in caso di piccole ostruzioni.