Farmaci generici: cosa sono? Efficacia e principi attivi dei medicinali equivalenti

Ultimo aggiornamento:

Dottoressa Jessica Zanza (Farmacia) Consulente Scientifico:
Dottoressa Jessica Zanza
(Specialista in farmacia)

Cosa sono i farmaci generici? I medicinali equivalenti funzionano quanto i rispettivi “di marca”? Nell'articolo, faremo una disamina delle caratteristiche e dei principi attivi contenuti nei farmaci generici, focalizzando l’attenzione sulla loro sicurezza ed efficacia, per capire se davvero è possibile risparmiare senza rinunciare alla qualità anche in campo farmaceutico!

Cosa sono i farmaci generici?

Secondo l’art. 10 del D.lgs 219/2006, si definisce equivalente o generico:

“un medicinale con la stessa composizione - in termini di principio attivo e dosaggio - e la stessa forma farmaceutica del medicinale di riferimento, nonché dagli effetti sovrapponibili a quelli di quest’ultimo, dimostrati da appositi studi di bioequivalenza”.

Con la L. 149/2005, la dicitura medicinale equivalente ha sostituito quella di medicinale generico, introdotta per la prima volta in Italia dalla L. 549/1995: benché generici ed equivalenti siano la stessa cosa, infatti, la vecchia dicitura era traviante, dando l’impressione ai pazienti di aver a che fare con prodotti senza un’indicazione specifica o di bassa qualità. Invece, da quando è in uso la nuova definizione non è più così!

Requisiti richiesti dalla normativa.

Ma quali sono le caratteristiche disposte dalla normativa attuale per tali farmaci?

I farmaci generici devono avere gli stessi principi attivi e dosaggi del medicinale di riferimento (il così detto “brand” o “originale”), devono essere cioè bioequivalenti; inoltre la versione generica deve differire da quella originale in dimensione, colore e forma. La società che decide di sviluppare una versione generica di un farmaco deve poi richiedere l'approvazione da parte del Ministero della salute.

Un'azienda può produrre e commercializzare una versione generica di un farmaco dopo la scadenza del brevetto che copre la sintesi, l'utilizzo e persino il metodo di rilascio e distribuzione nel sangue.

Il brevetto garantisce alla società diritti esclusivi per 20 anni, che possono anche essere prorogati.

Equivalenza farmaceutica o Bioequivalenza.

Per essere registrati i farmaci generici devono avere, secondo il Ministero della Salute, efficacia sovrapponibile a quella dell’originale.

La società che intende immettere sul mercato un farmaco generico deve condurre studi atti a determinare che i due farmaci abbiano la stessa efficacia.

I farmaci bioequivalenti devono pertanto:

Bioequivalenza dei generici: come si valuta?

La bioequivalenza non viene valutata attraverso studi clinici, conformemente al D.lgs 219/2006, bensì attraverso studi di biodisponibilità, la cui finalità è che la concentrazione plasmatica del farmaco, in seguito a somministrazione, sia in equilibrio con quella raggiunta nel tessuto bersaglio e, quindi, possa essere predittiva degli effetti terapeutici. Gli studi vengono standardizzati, in modo da attribuire qualsiasi differenza al medicinale e non ad altri fattori. In particolare:

Vediamo nel dettaglio come si svolge uno studio tipo:

  • I pazienti vengono divisi in due gruppi, in modo casuale, uno trattato con una dose del brand (gruppo A), l’altro con una dose del medicinale testato (gruppo B).
  • Si effettuano dei prelievi ematici seriali (a intervalli regolari di tempo, per un periodo non inferiore alle 24 ore) e si misurano le concentrazioni ematiche del farmaco.
  • A questo punto, si aspetta che quest’ultimo venga eliminato dall'organismo (wash-out), per un periodo che dipende dalla sua emivita (il tempo richiesto per ridurre del 50% la concentrazione plasmatica).
  • Dopodiché, si invertono i trattamenti - al gruppo A viene somministrato il test, al gruppo B il brand - e si ripete la procedura (prelievi e misurazione delle concentrazioni ematiche).
  • Quindi si costruisce un grafico, la curva delle concentrazioni plasmatiche in funzione del tempo.

Dal grafico così ottenuto, si estrapolano due parametri medi:

  • il picco di concentrazione plasmatica (CMAX), ovvero la concentrazione massima di farmaco nel sangue;
  • l’area sotto la curva (AUC), che rappresenta una misura della quantità totale di farmaco che giunge inalterato nel circolo sistemico.
  • CMAX e AUC, quindi, vengono sottoposti ad analisi statistica, più precisamente all'analisi della varianza (ANOVA), in modo da ottenere l’intervallo di confidenza:
se quest’intervallo rientra tra l’80 e il 125%, i medicinali sono bioequivalenti

Prezzo inferiore.

In particolare, questi medicinali dovrebbero costare almeno il 20% in meno del brand. Poiché contengono principi attivi già noti, essi non devono ammortizzare i costi della ricerca e quindi la produzione degli equivalenti è meno costosa rispetto a quella degli originali.

La Denominazione Comune Internazionale (DCI)

I farmaci generici devono avere sulla confezione il nome del principio attivo - accompagnato dal titolare dell’Autorizzazione all'immissione in Commercio (AIC) - l’azienda produttrice - e la dicitura “medicinale equivalente”. In alternativa, la legge dispone che il produttore possa scegliere se sostituire la DCI con un nome di fantasia.

Approfondiamo l’iter che porta all'approvazione dei generici da parte delle autorità competenti.

Approvazione e distribuzione degli equivalenti.

Come abbiamo accennato, le aziende che intendono produrre e distribuire i cosiddetti generici, devono ottenere l’approvazione da parte delle autorità competenti: l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) o l’EMA (European Medicines Agency).

In questi casi, la legislazione prevede che la procedura per ottenere l’AIC (autorizzazione immissione in commercio) sia semplificata, poiché il principio attivo in questione è già noto. L’azienda, quindi, dovrà presentare alla Commissione Tecnico Scientifica dell’AIFA (se il medicinale è destinato solo al mercato italiano) o alla Committee for Medicinal Products for Human Use dell’EMA (se il medicinale è destinato alla distribuzione nei paesi membri dell’UE) un dossier, contenente i dati relativi a:

I requisiti richiesti ai fini dell’approvazione, quindi sono:

Da quanto hai potuto leggere, risulta evidente che la normativa consente di accorciare i tempi e i costi per l’immissione sul mercato dell’equivalente, grazie all'inserimento di alcuni dati - contenuti nel dossier del brand - relativi alla sua sicurezza ed efficacia; tuttavia, ciò è possibile solo nel caso in cui il produttore fornisca le prove della bioequivalenza.

Quali sono i più comuni?

Per via della scadenza brevettuale di molti brand, negli ultimi anni si è assistito ad un aumento progressivo degli equivalenti.

In particolare, i principi attivi contenuti in questi medicinali appartengono alle fasce:

Di seguito riportiamo alcuni dei tantissimi equivalenti reperibili in farmacia, accompagnati dai rispettivi originali. Per la precisione, tra i medicinali elencati, solo gli antinfiammatori sono disponibili senza ricetta; tutti gli altri sono rimborsati dal SSN (sebbene, per alcuni, sia necessaria l’apposita nota), eccezion fatta per gli anticoncezionali e il mucolitico (per i quali è richiesta la ricetta ripetibile). Eccone alcuni:

Anticolesterolemici:

Antipertensivi:

Antiaritmici:

Antiasmatici:

Antidepressivi:

Ansiolitico-sedativi:

Antinfiammatori non steroidei (FANS):

Gastroprotettori:

Anticoncezionali:

Antibiotici:

Mucolitici:

Antistaminici:

Cortisonici:

Ipoglicemizzanti:

Vitamine:

Efficacia dei generici: hanno gli stessi effetti terapeutici?

Generalmente un farmaco generico bioequivalente può essere sostituito a quello originale.

Eppure il fatto che un medicinale sia identico in principio attivo, dosaggio e forma farmaceutica, non implica che esso possegga effetti terapeutici sovrapponibili a quelli del brand!

La natura degli eccipienti e il processo di produzione, infatti, possono influire significativamente sul rilascio del principio attivo dalla forma farmaceutica e, quindi, sulla biodisponibilità, ovvero la quantità e la velocità con cui il principio attivo giunge nella circolazione sistemica e, da qui, al tessuto bersaglio. In particolare, due medicinali si definiscono bioequivalenti quando vi è il 90% delle probabilità che la differenza tra le biodisponibilità, del brand e dell’equivalente, ricada nell'intervallo 80-125% (intervallo di accettabilità). Tali differenze sono solitamente contenute entro il 10% e, più spesso, entro il 3%.

Da ciò ne consegue che:

Per quanto riguarda farmaci come immunosoppressori, antiepilettici (tranne le benzodiazepine), antiaritmici, antidepressivi triciclici, aminofillina/teofillina e warfarin, che sono a basso indice terapeutico, l’intervallo di accettabilità è ridotto al 90-111%. In questo caso, infatti, poiché la dose terapeutica è estremamente vicina a quella tossica, anche piccole variazioni di biodisponibilità possono comportare differenze sensibili in sicurezza ed efficacia.

I generici sono tutti uguali?

Ma allora è corretto affermare, come alcuni sostengono, che i generici sono tutti uguali? Assolutamente no! La Food and Drug Administration (FDA), proprio per evitare facili confusioni in tal senso, distingue generici di:

Questi ultimi sono dei vecchi medicinali, approvati dalla stessa FDA in base alle proprietà chimiche, ai controlli durante la fase di produzione e ai test di dissoluzione in vitro; in ogni caso, si stima che tali farmaci di classe B rappresentino solo il 3% del totale.

Ricordiamo inoltre che gli studi di biodisponibilità non sono richiesti in caso di:

Farmaci per uso topico, in quanto il metodo non è utile per valutare la cessione del farmaco a livello locale. Secondo le linee guida dell’OMS, in tal caso si può ricorrere a:

Formulazioni che non influenzano il rilascio del farmaco e il suo assorbimento, rendendo praticamente inutile la determinazione della biodisponibilità. Tra questi:

I medicinali equivalenti sono sicuri quanto il brand? Hanno controindicazioni?

Benché gli equivalenti siano sottoposti a controlli rigorosi, persino dopo l’immissione in commercio, non è possibile prevedere al 100% gli effetti che questi possono avere sui singoli individui (ma questo vale un po’ per tutti i medicinali): ricordiamo, infatti, che gli studi di biodisponibilità forniscono informazioni sulla bioequivalenza media, riferita alla popolazione generale.

Di conseguenza, può capitare che in alcuni pazienti l’equivalente non riesca a controllare la patologia o faccia insorgere effetti avversi, non necessariamente dovuti al principio attivo.

Il problema si pone principalmente per i pazienti affetti da patologie croniche o in cura con farmaci a basso indice terapeutico, nei quali la sostituzione potrebbe influire significativamente sulla biodisponibilità del farmaco stesso.

I pazienti che intendano sostituire il brand col generico, quindi, dovrebbero parlarne col medico di base o con lo specialista e, in caso di assenso, essere monitorati attentamente in modo da valutare la risposta al medicinale.

Quando la sostituzione con un generico non è appropriata?

Qualora il medico reputi inopportuna la sostituzione del brand con l’equivalente, dovrà apporre la clausola “non sostituibile” in ricetta, accompagnata da una sintetica motivazione(Art. 15, comma 11-bis, D.L. n° 95 del 06/07/2012).

La sostituzione con un generico non viene ritenuta appropriata:

Negli Stati Uniti i farmaci intercambiabili vengono, ogni anno, riportati in un libro dalla FDA (libro noto col nome di libro arancione) disponibile a tutti.

Domande frequenti.

Nel prossimo approfondimento tratteremo alcune questioni di grande interesse, e la risposta a quelli che sono gli interrogativi più comuni sui farmaci generici.

I generici si pagano?

I farmaci generici vengono suddivisi in 2 fasce come quelli originali:

La differenza è data dal tipo di farmaco e dalla situazione economica del paziente.

Come funziona il rimborso di questi medicinali da parte del Servizio Sanitario Nazionale!

Secondo l’Art. 7 del D.lgs 347/2001 i medicinali aventi uguale composizione in principi attivi, nonché forma farmaceutica, via di somministrazione, modalità di rilascio, numero di unità posologiche e dosi unitarie uguali, sono rimborsati al farmacista dal SSN fino alla concorrenza del prezzo più basso del corrispondente prodotto disponibile.

Il farmacista, in assenza della clausola di non sostituibilità, dopo aver informato l’assistito, consegna allo stesso il farmaco avente il prezzo più basso.

Esempio.

Per capire quanto di sopra riportato, si considerino tre medicinali a base di esomeprazolo (“20 mg compresse gastroresistenti”, quattordici compresse in blister):

Come puoi vedere, tra questi il più economico è l’Esomeprazolo Teva, di conseguenza - secondo quanto disposto dalla normativa - il SSN rimborsa una quota massima pari a €5,90.

Dal momento che il farmacista è tenuto a dispensare il medicinale con prezzo più basso, qualora il paziente rifiuti la sostituzione, quest’ultimo deve corrispondere una quota pari alla differenza tra il prezzo al pubblico e il prezzo massimo rimborsato (Art.11 del D.L. 78/2010).

Tornando al nostro esempio, se l’assistito dovesse rifiutare l’Esomeprazolo Teva (per il quale non dovrebbe corrispondere alcuna cifra), dovrà pagare:

Come scegliere il generico?

In seguito all'introduzione del decreto n° 347/2001 sulla rimborsabilità degli equivalenti, l’AIFA ha introdotto la cosiddetta lista di trasparenza, ossia la lista degli equivalenti disponibili nel circuito distributivo italiano. Per ogni categoria di farmaci, viene riportato:

Tuttavia, è utile sapere che le liste di trasparenza dell’AIFA sono solo indicative, in quanto la scelta degli equivalenti da introdurre nel ciclo distributivo spetta alle regioni e alle province autonome.

Perché i generici costano meno?

I farmaci equivalenti hanno un prezzo minore rispetto ai farmaci di marca per varie ragioni:

Chi sceglie tra generico e farmaco di marca?

La scelta tra il farmaco di marca e l'equivalente coinvolge medico, farmacista e paziente.

Gli effetti collaterali dei farmaci generici sono uguali a quelli dei farmaci di marca?

E' una falsa credenza, molto diffusa, che i generici hanno più effetti collaterali dei farmaci di marca.

Tale preconcetto è dovuto ai loro prezzi competitivi che spesso viene associato a scarsa qualità .

In realtà gli equivalenti contengono gli stessi principi attivi dei farmaci di marca e quindi anche gli stessi effetti collaterali specifici per quel principio attivo.

Articoli correlati

Antidepressivi: tipi, benefici ed effetti collaterali dei farmaci per la depressione Pillola del giorno dopo: efficacia, effetti collaterali, costo e controindicazioni Pillola anticoncezionale: come funziona? Efficacia, effetti collaterali e controindicazioni Terapia ormonale sostitutiva: rischi, benefici, controindicazioni ed effetti collaterali Betabloccanti: cosa sono? A cosa servono? Indicazioni e controindicazioni Farmaci in gravidanza: quelli permessi e quelli da evitare